PALERMO- In queste ore, genitorialità e violenza tornano prepotenti su tutti i giornali, nel racconto del dramma che si è consumato a Taranto: un padre di 49 anni ha accoltellato il figlio di 14 anni e lanciato dal balcone la figlia di 6, in un raptus a casa della nonna paterna, affidataria dopo la separazione dei genitori. Entrambi sono sopravvissuti, ma la più piccola è in gravi condizioni.
Alla base della violenza ci sarebbe proprio il burrascoso trascorso post separazione, e dalle prime ricostruzioni della vicenda, il padre avrebbe dato in escandescenze dopo una lite telefonica con la ex moglie.
Ma dietro un fatto così grave, quasi sempre esistono dinamiche latenti o per certi versi trascurate. Il dottor Marco Barone, psicologo, psicoterapeuta e terapeuta di coppia a Palermo, fa il punto della situazione: “A livello legislativo siamo avanti, c’è una tutela importante riguardo ai minori in situazioni di grave conflittualità genitoriale. Il problema – continua – è che in certi casi purtroppo può sfuggire il livello di conflittualità tra genitori, che sale, e, spesso e volentieri, sfocia sui figli”.
Cos’è, allora, che distrugge definitivamente il precario equilibrio del conflitto tra genitori separati? “Per esempio – spiega Marco Barone – noi siciliani abbiamo una cultura di diffidenza. Se da un lato oggi la figura dello psicologo è molto più richiesta, anche in Sicilia, dall’altro c’è ancora molta resistenza nel ricorrere ai servizi sociali”. Il motivo? “L’iter che il genitore si aspetta è che gli tolgano i figli. Ma non è più così: prima di arrivare a revocare la potestà si svolge un’indagine estremamente seria, come sarà successo a Taranto. E anche quando si arriva a togliere la potestà – assicura lo psicologo – si tende, da parte di giudici e operatori, a recuperare la genitorialità. La direzione è buona”.
Non si è mai soli, anche nel profondo disagio di non riuscire a fare la mamma o il papà. Questo, a detta di Marco Barone, è il messaggio che ogni professionista coinvolto nel recupero della genitorialità cerca di infondere in madri e padri in crisi. “Se i genitori non sono soli, ma hanno figure specializzate a cui raccontare i problemi, nel novanta per cento dei casi riescono a ripartire”.
E le prove dei successi rimangono impresse anche nelle menti di chi li ha aiutati: “Ricordo il caso di una ragazza, anni fa, qui in Sicilia – racconta l’esperto –. Abbandonata in età preadolescenziale dalla mamma, trascurata dal papà, un’adolescenza trascorsa in casa famiglia. Una volta maggiorenne era andata per la sua strada, per poi avere un figlio. In ospedale ha trovato una donna che si occupava di post parto e allattamento, che le è stata molto vicina perché la vedeva per ciò che era: una ragazza senza madre, senza padre, senza nessuno. Oggi quella ragazza è madre di altri tre figli ed è una bravissima mamma”.
Ogni giorno, la sinergia tra operatori professionali, educatori, psicologi, esperti di allattamento e accudimento, previene situazioni che finiscono per riempire la cronaca nera dei giornali. “Un altro caso? Sempre in Sicilia, una donna uccise il figlio con modalità molto violente – prosegue Barone –. Ma chi era questa donna? Aveva vissuto l’abbandono, i maltrattamenti del padre, un background culturale, sociale, educativo e psicologico pesante. Eppure, dopo un percorso terapeutico fece altri figli e se ne prese cura e bene. Certamente andava sempre seguita, e in merito il giudice è sempre stato deciso”.
Anche la possibilità di raggiungere le figure utili alla “cura” della famiglia può diventare un miraggio. E non sempre per blocchi culturali: spesso le difficoltà sono di natura economica, sia per il genitore che per chi lo assiste. “Spesso le persone – spiega il dottore Barone – ricorrono a un professionista privato. Ma il privato costa, e per un genitore separato non è facile… E qui subentra anche il problema del settore pubblico: consultori o Asp purtroppo hanno carenze di fondi e di personale. Il nostro Stato, per quanto spenda soldi per i servizi sociali, non li spende per potenziare questo. Oggi le famiglie non sono sostenute da nessuno”.
L’ultima considerazione è sulle vere vittime delle ‘tante Taranto’. “C’è una percezione profondamente alterata dei fatti – taglia corto il dottor Barone –. Le prime vittime sono sempre i figli. Detto ciò, che è fondamentale… Ho lavorato per anni in un consultorio familiare, lavorando sulle coppie per prevenire i disagi. Da anni, sulla prevenzione lo Stato non investe. Si lavora solo a posteriori”. Ma infine, l’esperto avverte: “Va fatta una netta distinzione tra la spiegazione dell’evento e la sua giustificazione. Gesti estremi, come quello del padre di Taranto, comportano responsabilità. Fra mille gesti, lui ha scelto quello estremo e ne deve fronteggiare le conseguenze. Spesso – conclude – le trasmissioni tv tendono a ‘spiegare e quindi giustificare’, e non è affatto corretto. Preveniamo e facciamo di tutto per evitare, e, se succede, non esiste giustificazione”.