Coronavirus, i buchi nei controlli| Come funzionano in Sicilia - Live Sicilia

Coronavirus, i buchi nei controlli| Come funzionano in Sicilia

Al lavoro circa duecento persone. Molti i volontari. Il caso limite dei treni

PALERMO – Non resta che affidarsi al buonsenso dei cittadini. Perché il controllo di tutti coloro che giungono in Sicilia in aereo, treno, macchina e nave, al momento non è previsto. Si fa molto per contenere il contagio da Coronavirus, ma forse non sarà mai abbastanza. Un controllo totale è praticamente impossibile, e non è neppure detto che sia necessario. Il dibattito è materia dei sanitari.

Il punto sono le contraddizioni che emergono in questi giorni. Da un lato, ad esempio, si chiudono in Sicilia le scuole di ogni ordine e grado, si annullano manifestazioni pubbliche, e dall’altro qualcuno può salire su un aereo a Milano con la febbre alta e atterrare a Palermo senza che venga controllato. Non per forza deve essere stato colpito da Coronovaris, ma non lo sapremo mai.

Il presidente della Regione Nello Musumeci ha chiesto al governo nazionale di potenziare i controlli sui passeggeri giunti in Sicilia: “Se fosse stato per me avrei messo i carabinieri”. Parole che tradiscono l’insofferenza del governatore. Gli ordini, però, li predono a Roma.

Negli aeroporti siciliani – Palermo, Catania, Trapani e Comiso – i controlli con i termometri vengono eseguiti dal personale del Ministero della Salute, e non delle società di gestione delle aerostazioni, sui passeggeri che sbarcano da voli internazionali o da Roma Fiumicino, hub di scambi internazionali. Una misura per evitare l’ingresso dei cittadini cinesi, considerato finora prioritario.

Stessa cosa non avviene, però, sui voli provenienti, ad esempio, da Milano, Bergamo, Venezia, Treviso e Verona e cioè dalle regioni dove ci sono stati casi accertati di Coronavirus. O meglio avvengono occasionalmente, ma non sono  sistematici. Questo perché si parte dal presupposto che vige il divieto di allontanamento per chi vive nei comuni catalogati come “zona rossa”.

E tutti gli altri che vivono nella stessa regione ma fuori dalla zona rossa? Serve il buon senso e l’autodenuncia qualora si abbiano i sintomi del Coronavirus. Nei casi come quello della cittadina bergamasca in quarantena a Palermo con la sua comitiva sarebbe stato impossibile scoprirlo. Non si può, però, escludere che qualcuno pur avendo i sintomi preferisca non dichiararlo per evitare la procedura della quarantena. Quarantena che nel caso della turista bergamasca ha coinvolto equipaggio, passeggeri e tutti coloro che sono stati a contatto con la donna.

Non resta che affidarsi al buonsenso, specie di coloro che viaggiano in treno. Al momento, infatti, non ci sono controlli nelle stazioni ferroviarie. Controlli che però non dipendono dall’Usmaf del ministero della Salute. Nessun termometro e libero transito. E neppure ai caselli autostradali.

Va decisamente meglio nei porti dove ci sono i termometri del personale degli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, e pure quelli delle singole compagnie di navigazione che hanno sempre un presidio medico a bordo.

A rendere ancora più efficaci i controlli saranno i “termoscanner” che arriveranno nei porti di Catania e Palermo a partire da mercoledì per controllare i passeggeri delle navi da crociera. Strumenti potenti che garantiranno controlli minuziosi senza impiegare molte unità di personale.

A proposito di personale, sono circa duecento le persone addette ai controlli in porti e aeroporti. La stragrande maggioranza è composta da volontari. Devono coprire un turno dalle 6 del mattino alle due e mezza di notte. Adesso il ministero sta programmando di assoldare dei medici con contratti a progetto d’intesa con gli ordini dei medici.

 


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