PALERMO – “Sì, sono molto preoccupato”. Il Procuratore generale d’Appello della Corte dei conti Pino Zingale sta per notificare un ricorso storico. Per la prima volta, un pm contabile decide di impugnare la deliberazione dei “colleghi” della Sezione di controllo della Corte dei conti che hanno giudicato regolare il rendiconto della Regione siciliana. La cosiddetta parifica, insomma. Ma sul bilancio regionale, secondo la Procura, i dubbi sono tanti. E nemmeno troppo lontano è lo spettro del fallimento.
Procuratore, lei ha puntato il dito contro tante criticità del bilancio, chiedendo addirittura di giudicarlo irregolare, per la prima volta nella storia della Sicilia. La situazione è così allarmante?
“Io sono profondamente preoccupato. E tengo a precisare che le mie preoccupazioni si basano su aspetti di ordine puramente tecnico. Anche perché oggettivamente la situazione di oggi è figlia di decenni di gestione della cosa pubblica non perfettamente conforme all’interesse pubblico”.
Cosa in particolare la preoccupa? E perché queste questioni stanno esplodendo solo oggi?
“Riteniamo che ci siano forti dubbi sia sui meccanismi di sterilizzazione sulle anticipazioni di liquidità, sia sulla effettività di alcune coperture. È normale, solo per fare un esempio, che dopo una pulizia dei residui attivi del 2015 che ha portato alla cancellazione di qualcosa come sette miliardi di euro di residui attivi, dopo due anni ne spuntino altri due miliardi? Insomma, o quei crediti non esistono, o non si riescono a incassare. Nell’uno e nell’altro caso, si determinano degli squilibri nel bilancio della Regione, visto che la Regione spende questi due miliardi, convinta di averli davvero”.
Lei parlava di una situazione frutto di un passato “pesante”. Il presidente della Regione, nei giorni scorsi, ha lamentato anche questo: negli anni scorsi non ci sarebbe stata, da parte della Procura, la stessa attenzione ai conti dimostrata in questa occasione. È così?
“Certamente non possiamo addossare all’ultimo governo situazioni che risalgono anche al passato. Ma io non ricordo di aver partecipato alla Parifica degli ultimi dieci anni (sorride, ndr). E posso rispondere solo del lavoro che io sono stato chiamato a svolgere”.
Resta il fatto che per la prima volta la Procura, a fine giugno, ha chiesto di giudicare irregolare il bilancio. E che per la prima volta la stessa Procura ha deciso di impugnare la deliberazione della Sezione di controllo. Crede che i giudici contabili siano stati troppo “benevoli” con la Regione in occasione di questa parifica?
“I giudizi di un giudice non sono mai né buoni, né cattivi. Possono essere, semmai, corretti o non corretti. Ed esistono degli strumenti processuali che consentono di porvi rimedio. Noi come Procura abbiamo avuto la sensazione che la decisione delle Sezioni riunite sia stata molto sofferta. Lo testimoniano le cinque ore di Camera di consiglio. E però ci sono delle cose nel dispositivo che è stato letto in udienza non ci hanno convinto”.
A cosa si riferisce?
“Le faccio un esempio: è stata rigettata la questione di legittimità costituzionale che noi avevamo sollevato sulla norma regionale che rimodula il meccanismo di sterilizzazione delle anticipazioni di liquidità rispetto alla norma nazionale. Allo stesso tempo, però, le Sezioni riunite hanno sollevato una questione di massima rispetto alla normativa nazionale chiedendone una interpretazione. E le interpretazioni possono essere solo due: una lettura ‘salverebbe’ la situazione attuale dei conti, un’altra lettura determinerebbe una situazione di estrema criticità dei conti. Per intenderci: due miliardi e mezzo non potrebbero essere considerati ‘sterilizzati’ e quindi si trasformerebbero in un nuovo mutuo. Nuovo debito. Ecco, sollevare una questione di massima su un fatto del genere e, al contempo, approvare il rendiconto ci è sembrata una soluzione non logica, non coerente”.
Cosa avrebbero dovuto fare, allora, la Sezioni riunite?
“Se sollevi quella questione di massima, a quel punto dovresti attendere la risposta. A seconda di quello che viene fuori sulla interpretazione richiesta, il rendiconto potrebbe essere poi giudicato irregolare”.
E a quel punto? Stiamo parlando dello spettro del default, del fallimento?
“Beh, diciamo che l’anno prossimo ci sarebbero certamente problemi non seri, ma serissimi. Ma c’è di più…”.
Cosa?
“Per tornare al dispositivo della parifica. Si è parlato di vittoria della Regione, ma vorrei ricordare che le Sezioni riunite hanno rilevato la irregolarità del conto patrimoniale e quella del conto economico. Insomma, si può parlare, al massimo, di vittoria a metà. E anche nel conto del bilancio è stata giudicata irregolare la posta per le società partecipate. Ma quello che mi ha fatto comprendere il travaglio delle Sezioni riunite è il passaggio in cui si precisa che la Sezione ha giudicato ‘nei limiti degli accertamenti compiuti’”.
Che significa?
“Spiego: la regolarità o è tale del tutto, o non lo è. Noi abbiamo sollecitato alle Sezioni parecchi accertamenti. Sono stati tutti rigettati. Abbiamo chiesto di verificare per esempio l’effettività delle coperture. E se quei pochi milioni del Fondo per il rischio dei derivati fossero idonei. Davanti alla nostra relazione in udienza, nella quale spiegavamo che ci volevano circa 200 milioni di euro per coprire il rischio dei derivati, la Regione non ha replicato nulla”.
Erano quello uno dei quattro accantonamenti che avevate chiesto. Tra quelli, anche il fondo per le partecipate, i residui e i contenziosi…
“A proposito dei contenziosi: abbiamo detto che c’è un contenzioso che addirittura le Avvocature dello Stato non conoscono, per il quale non sono in grado di dare elementi valutativi. Significa che non glieli ha mai chiesti nessuno questi elementi. La Regione non ha spiegato come e da chi è stata fatta questa valutazione sui rischi. In particolare l’Avvocatura dello Stato di Palermo ci ha segnalato che la Regione è oggetto di un numero elevatissimo, abnorme di procedure esecutive: significa che la Regione non è in grado di pagare perché non ha liquidità”.
Da lì, insomma, la scelta di fare ricorso.
“Credo che tutti questi elementi meritino un approfondimento, anche per dare maggiore serenità alla stessa Regione, e al parlamento regionale nel momento in cui andrà ad approvare il rendiconto generale. Fermo restando il massimo rispetto per le pronunce dei giudici contabili”.
Adesso cosa può accadere?
“Può succedere che l’Ars decida di approvare subito il rendiconto. E questo paralizzerebbe l’azione della Procura generale. Se viene approvato prima della pronuncia sul nostro ricorso, non si può andare avanti. In alternativa, il parlamento potrebbe anche decidere, magari per una questione di maggiore serenità sui conti, di aspettare quella pronuncia e basarsi su quanto ci diranno le Sezioni riunite romane”.
Quali sarebbero i tempi?
“Sarebbero molto veloci: in questi casi le Sezioni si riuniscono anche in estate e vengono immediatamente convocate, subito dopo il deposito del ricorso”.
Insomma, i conti tornerebbero nuovamente in bilico. Altro evento “inedito”. Il governo regionale, del resto, nei giorni scorsi ha lamentato, nella sostanza: “Queste critiche arrivano proprio adesso che abbiamo pulito e risanato il bilancio…”
“L’opera di pulizia dei conti è stata certamente fatta. E di questo bisogna dare atto a questo governo. Qui però è un problema di equilibrio. Il problema è che i conti non solo devono essere puliti, ma anche regolari da un punto di vista tecnico-contabile. Le poste devono essere veritiere. Sicuramente ci sono state operazioni meritorie del governo sul piano del contenimento della spesa pubblica. C’è però anche il tema dell’indebitamento…”
…ecco, questo è un tema sollevato spesso negli ultimi giudizi di parifica. Lo stesso presidente Graffeo, a margine dell’udienza di giugno ha parlato di “problema generazionale” sui conti. Ecco, il debito della Regione, quanto è preoccupante?
“Al momento l’indebitamento è entro i limiti previsti dalla legge. Ma il problema è un altro: se quei due miliardi e mezzo sono stati ‘sterilizzati’ con una operazione non corretta, si trasformerebbero da ‘anticipazione di cassa’ in nuovo mutuo. E a quel punto si sfonderebbe il tetto dell’indebitamento consentito”.
Le conseguenze quali sarebbero?
“Saremmo in presenza di un default”
Da lì il ricorso. Una prima volta, in assoluto. Torno al tema di partenza: cosa è cambiato rispetto al passato? Cosa ha trasformato quello che era stato, negli anni passati, un passaggio poco più che formale come la parifica, in un “caso”?
“Comunque vadano le cose, la parifica di quest’anno ha segnato un punto di svolta. Il giudizio di parifica non è e non deve essere solo un momento di ritualità, una cerimonia. La parifica deve essere un momento di attenta analisi dei conti della Regione. Sicuramente la parifica di quest’anno ha rotto un cliché che durava forse da troppo tempo. Sì, qualcosa è cambiato”.