CATANIA – “Si è evidenziato l’interesse delle organizzazioni criminali nelle corse clandestine dei cavalli, a partire dall’organizzazione, scommesse, fino ad arrivare all’impiego di sostanze dopanti per migliorare le prestazioni degli animali”. È solo uno stralcio della relazione “Le zoomafie e le corse clandestine di cavalli. Analisi, contrasto e proposte di intervento per la tutela del benessere animale e della legalità”, presentata dalla commissione bicamerale d’inchiesta, presieduta da Jacopo Morrone, al prefetto di Catania.
“Le operazioni eseguite nel territorio sono tante – scrivono ancora deputati e senatori, riferendosi alle inchieste della magistratura -. La zona di Palagonia è particolarmente interessata al fenomeno. Tanto che si parla addirittura di un ippodromo volante e dove sono stati arrestati componenti della famiglia Santapaola-Ercolano e della famiglia Cappelli-Bonaccorsi e altri esponenti della criminalità organizzata. Giovanni Colombrita, leader del gruppo, nonostante fosse sottoposto a sorveglianza speciale, continuava a gestire. E si muoveva per organizzare le corse clandestine dei cavalli e le scommesse ad esse collegate, con cavalli di sua proprietà. Alcune corse sono state interrotte dai reparti dell’Arma dei Carabinieri”.
“Dai controlli – si legge ancora nella relazione – è stato possibile individuare, nelle zone a più alta densità criminale della città, in particolare a San Cristoforo e Picanello, in contesti blindati, con cinturazione, strutture adibite a stalle dove i cavalli erano tenuti in situazioni di degrado e in condizioni igienico-sanitarie non adeguate”.
I controlli
Gli inquirenti hanno rinvenuto inoltre negli anni “bombe carta e sostanze dopanti“. “Riuscire a colpire queste stalle all’interno di queste aree a rischio rappresenta un forte segnale – proseguono – perché, sebbene non sempre si riesca a risalire ai proprietari, rappresenta comunque un forte segnale di contrasto alla criminalità proprio nelle aree maggiormente blindate”.
Un anno fa, l’allora prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi, secondo la relazione, ha sostenuto che non sono stati trovati “riscontri di centri clandestini per la macellazione equina”. L’allora procuratore aggiunto di Catania Fabio Scavone, dal canto suo, ha aggiunto che “la vendita di carne di cavallo sulle strade è un altro problema che ha a che fare con la filiera della macellazione clandestina e, anche in questo caso, con difficoltà molto elevate e ci si muove su vari piani. Devo dire che la diffusività del fenomeno rende tutto più complesso perché è un fenomeno criminale ma anche sociale”.
I sequestri
Nell’ultimo triennio sono stati sequestrati 43 cavalli. Di cui 8 affidati ai proprietari in custodia giudiziale presso il medesimo sito ove gli animali sono stati rinvenuti durante le attività di controllo. Altri 18 cavalli sono stati sottoposti a fermo amministrativo e affidati agli stessi proprietari.
“È stato per me motivo di orgoglio poter illustrare questo importante filone d’inchiesta – scrive in una nota la deputata ennese Eliana Longi -. Promosso dal gruppo di Fratelli d’Italia e a me particolarmente caro, assieme al presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta, on. Jacopo Morrone, e al senatore Rando”.
Longi (FDI): “Fare rete per spezzare un legame perverso”

“Abbiamo presentato i risultati di quasi due anni di lavoro intenso, durante i quali sono stati raccolti dati significativi, testimonianze, relazioni delle forze dell’ordine. E approfondimenti di esperti del settore”, sottolinea ancora Longi.
“Rafforzare la rete tra istituzioni, forze dell’ordine e cittadini è una delle priorità individuate per spezzare il legame perverso tra mafia e sfruttamento animale. Solo attraverso una sinergia operativa e culturale possiamo restituire dignità agli animali vittime di abuso e colpire duramente chi lucra sulla sofferenza. La lotta alla zoomafia – conclude – è una battaglia di civiltà che dobbiamo combattere con determinazione, trasparenza e responsabilità”.
Morrone: “Corse, qui, fenomeno radicato”
“Perché Catania?”, ha detto il presidente Morrone. “Perché in questa città il fenomeno delle corse clandestine dei cavalli, che si svolgono in strade pubbliche, asfaltate, senza alcun rispetto per gli animali, spaventati e incitati con violenza, è fortemente radicato. E rientra nel circuito criminale territoriale. Attraverso l’organizzazione di queste corse le famiglie mafiose svolgono una funzione di controllo sociale. Con il coinvolgimento di centinaia di persone e di supremazia territoriale con queste plateali manifestazioni di sfrontata illegalità”.

