Cosa nostra, la cellula di Riposto: mafia, pestaggi e droga - Live Sicilia

Cosa nostra, la cellula di Riposto: mafia, pestaggi e droga

Si è aperto il processo scaturito dal blitz Iddu dei carabinieri.
CLAN SANTAPAOLA-ERCOLANO
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CATANIA – Il destino giudiziario li unisce ancora. Agatino Tuccio e il famigerato killer delle carceri Antonino Marano sono accusati di essere “affiliati alla cellula di Cosa nostra di Riposto”. Di essere insomma parte del gruppo mafiosa che avrebbe avuto come capo Benito La Motta (al suo fianco la moglie Grazia Messina e il nipote Antonino Falzone). Il processo è quello scaturito dal blitz Iddu che lo scorso anno ha raso al suolo il clan Brunetto di Riposto. E mentre il rito abbreviato è alle fasi conclusive, domani ci sarà un’altra udienza dedicata alle arringhe delle difese, il troncone ordinario è alle battute iniziali. Sono state affrontate le questioni preliminari con la richieste delle fonti di prova dei pm Marco Bisogni e Santo Di Stefano e degli avvocati degli imputati. Oltre a Marano e Tuccio, stanno affrontando il processo ordinario anche Giancarlo Leonardo Cucè, Agatino Guarrera, Graziano Leotta,, Davide Patanè eSalvatore Patanè.

Marano e Tuccio – come detto –  sono imputati di associazione mafiosa. Di essere parte attiva della cellula di Riposto del clan Santapaola-Ercolano. Ma i due sono anche accusati – insieme al boss La Motta – dell’omicidio di Dario Chiappone, ucciso nel 2016. Tuccio, già condannato in primo grado, sta affrontando l’appello. La Motta ha scelto l’abbreviato. Marano infine dovrà comparire davanti alla Corte d’Assise a settembre. 

Ma torniamo al processo Iddu. Davide e Salvatore Patanè sono imputati per associazione finalizzata al traffico di droga. Il clan Brunetto avrebbe controllato diverse piazze di spaccio in alcune zone di Riposto, come piazza Immacolata, angolo tra via Gramsci e via Circumvalazzione, nei pressi di un bar in via Dandolo, nei pressi del bar in via Cristoforo Colombo e Piazza San Pietro 

Marano e Guerrera sono imputati per il pestaggio, autorizzato da Grazia Messina, moglie di Benedetto La Motta (entrambi in abbreviato insieme a Falzone), nei confronti di Alfio Pappalardo che avrebbe rapinato una pizzeria che sarebbe stata sotto la protezione del clan. Cucè e Leotta, infine, sono accusati di spaccio. 


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