Tutto pronto per la direzione del Partito democratico siciliano che si riunirà oggi pomeriggio al San Paolo Palace di Palermo. Una riunione che sa di resa dei conti, con un partito che arriva diviso dopo le tensioni dei giorni scorsi. Ma anche l’occasione per trovare una difficile sintesi e ripartire, magari passando la palla avvelenata in campo altrui. È quanto cercherà di fare il segretario Giuseppe Lupo, oggetto nei giorni scorsi degi strali della corrente Lumia-Cracolici, che nove giorni fa nella stessa sede in cui oggi si riunirà la direzione ha lanciato la sfida al segretario. Al quale toccherà, come sempre, l’infausto compito di cercare di rimettere insieme i cocci.
Dopo la condanna in appello a Marcello Dell’Utri, le voglie di governo delle due anime del partito più propoense a dialogare con Lombardo, si sono un po’ spente. Ma non del tutto. E oggi, Antonello Cracolici, citato dal Giornale di Sicilia, rivolge un ultimatum a Lombardo, chiedendogli un nuovo governo, con tecnici, per gettare le basi di una futura alleanza con l’Mpa. Alleanza che, secondo quanto scritto ieri da Repubblica, potrebbe portare a una candidatura alla presidenza della Regione dell’attuale assessore alla Sanità Massimo Russo. Un’ipotesi che non convince l’ala del “no”, che oggi farà sentire la sua voce in direzione. “Ma come, faremmo tutto sto gran casino per mettere su una coalizione comunque perdente e senza neanche esprimere il candidato governatore? Una follia”, commentava oggi dietro garanzia di anonimato un parlamentare riguardo al “piano Cracolici”. Che non pare coincidere esattamente con i progetti della corrente Innovazioni, che in questi giorni si è teso ad accomunare a quella di Lumia, perdendo un po’ di vista le numerose sfumature che dividono le due anime. Non ultima quella della comune appartenenza di Papania, genovese e compagni, alla corrente “Area democratica” a cui a livello nazionale fa capo Lupo.
Nella direzione di oggi, il segretario tenterà un riavvicinamento con gli ex democristiani della Margherita che furono suoi grandi elettori al congresso. E cercherà in apertura con la sua relazione una via d’uscita all’empasse. Provando a lasciare ad altri, Lombardo in primis e magari l’Udc, l’onere di fare un passo per togliere le divisioni interne del Pd da sotto i riflettori. Perchè certo, i democratici potranno continuare a scannarsi a oltranza, ma tocca a Lombardo tagliare i ponti con Miccichè per abbracciare il Pd. Senza questa condizione non ci sarà un’intesa, come lo stesso Cracolici oggi ha lasciato intendere. E la cosa oggi appare tutt’altro che pacifica. Lombardo è un calcolatore e non vuole salti nel buio. Per divorziare da Gianfranco (e avviare la ricomposizione del vecchio Pdl), il governatore vuole avere certezze di una maggioranza stabile. Il che significa tutto il gruppo Pd (e bisognerebbe convincere due o tre irriducibili) e magari l’Udc, per mettere insieme un fronte anche in chiave antiberlusconiana, che possa anticipare le grandi manovre in corso a Roma per la nascita di un terzo polo centrista possibile alleato dei democratici. Per arrivarci servono passi difficili e tutt’altro che scontati. E non è il Pd a doverli fare. È su questa base, lasciando il cerino acceso in casa d’altri, che oggi il partito può cercare di ritrovare un’unità di intenti.