C’é un network strutturato che protegge il latitante numero 1 della mafia, Matteo Messina Denaro e gestisce le sue comunicazioni con regole ferree. E’ quanto emerge dalla relazione del primo semestre 2010 inviata dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) al Parlamento. La relazione evidenzia la presenza di “un nutrito gruppo di soggetti, alcuni dei quali fino a tempi recenti del tutto sconosciuti agli inquirenti perché abilmente mimetizzati nel tessuto sociale, ma comunque legati al ricercato, non solo perché incaricati di gestirne la latitanza, ma anche perché investiti del delicato compito di porre in essere attività strumentali all’esistenza ed alla vitalità stessa della compagine mafiosa”.
Uomini molti vicini al latitante vengono così impiegati per “veicolare direttive a mezzo di missive”. A differenza di quanto accadeva con Bernardo Provenzano, il network delle comunicazioni di Messina denaro è molto strutturato e “caratterizzato dall’osservanza di due regole ferree: il divieto di lasciare traccia materiale sia dei biglietti che dei movimenti posti in essere per le attività di consegna/prelievo degli stessi, nonché nel ridurre al minimo il numero dei tramiti e le occasioni in cui la ‘posta’ viene veicolata.