Costa, Cassarà e Antiochia | Il 6 agosto del ricordo - Live Sicilia

Costa, Cassarà e Antiochia | Il 6 agosto del ricordo

La lapide di via Cavour, a Palermo, che ricorda l'omicidio di Gaetano Costa

Le parole di Maria Falcone, Musumeci e Orlando.

PALERMO – “Si ricorda oggi il sacrificio del procuratore Gaetano Costa e degli agenti di Polizia Ninni Cassarà e Roberto Antiochia. Costa aveva intuito che la mafia si era infiltrata anche all’interno delle istituzioni e lottava per rendere Palermo una città libera. Cassarà e Antiochia sono stati fedeli servitori dello Stato, lavorando anche in un clima ostile. Il loro sacrificio sia da sprone per rinnovare il quotidiano impegno di tutti contro la criminalità organizzata”. Lo afferma, in una nota, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

“Gaetano Costa morì anche per l’isolamento che ne caratterizzò l’esperienza alla Procura di Palermo, in anni bui in cui anche nella Magistratura alcuni preferivano il quieto vivere se non la colpevole connivenza. Anni in cui chi, come Costa e poi Chinnici, voleva indagare la zona grigia dei legami fra mafia, politica e affari, veniva inesorabilmente additato. Costa fu per tutta la vita e ben prima di essere un ottimo Magistrato, un militante per la Giustizia e la Libertà e a 38 anni dalla sua morte, ricordando che nessuno ha pagato per quel crimine, continuare a cercare Giustizia è un atto dovuto, ai suoi cari prima di tutto, ma anche a Palermo e ai tanti martiri della lotta per la liberazione dalla mafia.” Lo ha dichiarato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

“E’ con commozione che ricordo, in questo giorno di lutto, la figura di Ninni Cassarà, grande investigatore assassinato a soli 38 anni dai sicari di Cosa nostra. E con lui ricordo l’agente Roberto Antiochia e anche il collega Natale Mondo che quel terribile 6 agosto di 33 anni fa si salvò dall’agguato, rinviando soltanto l’appuntamento con la morte per mano mafiosa”. Lo dice Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci e presidente della Fondazione Falcone. “Voglio ricordare la capacità, la dedizione, il grande senso del dovere di questi uomini che senza mezzi, non solo quelli sofisticati che oggi offrono le moderne tecnologie, ma anche quelli più banali, come poteva essere un binocolo, portarono avanti le loro difficili e pericolose indagini, spesso provvedendo personalmente ad acquistare ciò che serviva. – aggiunge – E’ giusto che anche i più giovani sappiano che senza le indagini fatte da Cassarà e dai suoi uomini sicuramente la strada che ha portato al maxiprocesso, la prima grande vittoria dello Stato democratico contro la mafia, sarebbe stata molto più lunga e difficile”.


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