Palermo: le cure che mancano, in piazza l'altra Sanità

Palermo: le cure che mancano, in piazza l’altra Sanità

Stamattina il concentramento. Le ragioni della protesta.
APPUNTAMENTO AL MASSIMO
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(Roberto Puglisi) Forse questo è il momento più difficile della Sanità in genere e – di conseguenza – dei contesti meno funzionali. Come si fa a non pensare alla Sanità siciliana? Come si fa a non rivedere quel paziente steso a terra nel corridoio del pronto soccorso di Villa Sofia? Quel disagio imbarazzante, che abbiamo raccontato, durò qualche minuto. Ma anche un solo istante sarebbe stato di troppo.

La protesta dell’altra Sanità

Le settimane scorse sono state incentrate sul braccio di ferro tra assessorato regionale alla Salute e privati convenzionati, per una estenuante trattativa, approdata infine alla fumata bianca; oggi scendono in campo e in piazza quelli dell’altra Sanità. Espressione paradossale, visto che parliamo di chi ha una attenzione particolare per il pubblico e per le cure garantite a tutti. Ma il punto è proprio questo: in un panorama che ha messo l’economia al centro dei suoi ragionamenti, l’auspicio di un sistema realmente disponibile, diffuso ed efficiente, somiglia a una chimera.

La Rete degli ambulatori popolari

Il concentramento è previsto alle dieci davanti al Teatro Massimo. La manifestazione parte da una iniziativa della Rete degli ambulatori popolari che garantisce assistenza a chi non può pagare lo specialista privato, né attendere le liste d’attesa del pubblico o dei convenzionati. La Rete arriva all’appuntamento dopo avere organizzato un dibattito in grado di destare interesse. Il primo passo delle rivendicazioni si è condensato in una lettera inviata al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. Il postulato – un sistema ha ovviamente dei costi, ma il criterio economico non può prevalere, se la ragion d’essere è salvare la vita delle persone e farle stare meglio – ha attirato molte persone e diverse organizzazioni. “Il nostro sogno – dice il dottore Renato Costa, già commissario Covid – è chiudere gli ambulatori popolari”. Perché? “Perché, se ciò accadrà, significherà la presenza di una Sanità davvero gratuita e libera per tutti, un’offerta che non lascerà fuori nessuno”.

C’è pure la Cgil

In piazza ci sarà anche la Cgil che ha descritto il suo approccio in una nota recente: “La sanità a Palermo vive una delle sue peggiori stagioni, questi tre anni di pandemia hanno acuito le mancate risposte ai bisogni di salute già esistenti. Oggi quello alla salute non è più un diritto costituzionalmente garantito ma un diritto finanziariamente condizionato, legato, cioè, alla quota di risorse che ciascuna famiglia è in grado di destinare dal proprio bilancio familiare (…). Ogni giorno tantissimi cittadini, in particolare fragili e a basso reddito, sono costretti a rinunciare alle cure”.

Vediamo anche chi…

Il sistema sanitario è al collasso – ha raccontato il dottore Ernesto Melluso, impegnato nella Rete – e sarà una catastrofe, la medicina del territorio non funziona, i posti letto diminuiscono: in Sicilia ne abbiamo tre su mille abitanti, al di sotto della media europea. La percentuale consigliata dall’Ocse è di sette su mille. Noi vediamo pazienti che prima, qui, non venivano e adesso non sanno dove sbattere la testa. I calcoli sono semplici. A ottobre finiscono i soldi per la sanità pubblica”. “Le persone non possono curarsi – aveva già detto l’ex commissario Costa -. Ci sono malati che restano a casa, peggiorano e muoiono. Non curando, non portando avanti la prevenzione, il sistema deve fronteggiare patologie che diventano gravi e costosissime. La rete degli ambulatori popolari risponde al bisogno di salute di quelli che non accedono al servizio sanitario, soprattutto per ostacoli economici”. Sono i dannati dell’altra Sanità. Che riguarda tutti.


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