Covid-19: adolescenti e miocardite, quali rischi - Live Sicilia

Covid-19: adolescenti e miocardite, quali rischi

Ecco i risultati della ricerca dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù
LO STUDIO
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La recente autorizzazione da parte delle agenzie regolatorie (americana ed europea) sull’uso della vaccinazione contro il Covid-19 per gli adolescenti dai 12 ai 18 anni è una conquista e un miglioramento della strategia di vaccinazione contro la pandemia, perché rappresenta un vantaggio sia per i giovani che per tutti. Solo vaccinando tutta la popolazione – quindi anche adolescenti e bambini – potremo infatti  raggiungere quella copertura protettiva che impedisce al virus di circolare: la cosiddetta immunità di gregge. 

Negli adolescenti, inoltre, la malattia Covid-19 può manifestarsi con quelle rare sindromi di infiammazione multi-organo (Multi Inflammatory Syndrome o MIS-C) che sono forme gravi o gravissime, pericolose per la vita. È quindi importante vaccinare i ragazzi, soprattutto gli adolescenti ad alto rischio per altre malattie sottostanti, che aumentano la possibilità di sviluppare le forme di Covid-19 più gravi. Tuttavia, dato che il rapporto beneficio-rischio individuale degli adolescenti è ridotto rispetto agli adulti, è necessario considerare ancor più attentamente la sicurezza dei vaccini anti Covid-19 in questa fascia di età.

Recenti indagini negli Stati Uniti – dove la vaccinazione anti Covid-19 è già molto diffusa – hanno evidenziato la possibilità di un aumento di casi di miocardite e pericardite (infiammazione del muscolo cardiaco e del rivestimento del cuore) dopo la vaccinazione. Questa osservazione riguarda in particolare gli adolescenti maschi e i giovani adulti di oltre 16 anni che hanno ricevuto il vaccino a mRNA (Pfizer-BioNTech o Moderna), mentre non è stata osservata in coloro che hanno avuto il vaccino Janssen Covid-19 (Johnson & Johnson). Questo possibile effetto collaterale avviene in genere dopo alcuni giorni dalla vaccinazione, e maggiormente dopo la seconda dose. Il Centro statunitense di Controllo delle Malattie (CDC) sta dunque indagando su queste segnalazioni di miocardite e pericardite dopo la vaccinazione per accertare se realmente si tratti di un effetto avverso dovuto al vaccino. 

Anche un report israeliano ha riferito di 60 casi di miocardite in giovani, prevalentemente maschi, tra i 16 e 24 anni con una frequenza di circa 1 su 6.000. Analogamente, l’EMA ha segnalato 107 casi dopo vaccino Pfizer BioNTech, anche se la frequenza sarebbe di 1 su 175.000 dosi.  Un’ipotesi è che i livelli elevati di anticorpi che i vaccini a mRNA generano nei giovani possano in rari casi portare a una reazione infiammatoria che interessa il cuore. Ci si chiede quindi se questo rischio potenziale possa essere ridotto ritardando la seconda dose di vaccino. Diversi Paesi hanno allungato l’intervallo tra le due dosi e questo potrebbe fornire una buona opportunità per capirlo. È difficile però stabilire un collegamento diretto e certo con la vaccinazione anti Covid-19. Bisogna infatti considerare che il tasso di incidenza della miocardite (cioè il numero di casi) nella popolazione generale – indipendentemente dal vaccino – è di circa 10-22 casi su 100.000 persone (circa 1 su 5.000 – 10.000) quindi sovrapponibile a quello riportato in Israele nei ragazzi vaccinati.  Un dato importante è comunque che, seppure un legame tra vaccino e miocardite non possa essere escluso, tutti i casi riportati sono stati comunque di modesta entità e si sono risolti in breve tempo con semplici cure mediche. 

Il rapporto tecnico del Centro di Controllo delle Malattie Europeo (ECDC), che sta effettuando una stretta vigilanza sugli effetti dei vaccini e fornisce una serie di considerazioni di salute pubblica alle autorità sanitarie europee – insieme al CDC statunitense – continua a raccomandare la vaccinazione per tutti i soggetti oltre i 12 anni di età, dato il rischio della malattia da Covid-19 e delle sue complicazioni anche gravi, come problemi di salute a lungo termine, ospedalizzazione, e persino morte. Nel frattempo si ragiona sull’eventuale riduzione della dose di vaccino nei più giovani: i due vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna sono in fase di sperimentazione nei bambini sotto i 12 anni con dosaggi più bassi, e i risultati sono attesi nei prossimi mesi.


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