L’indice di replicazione diagnostica RDt, proposto dalla Società italiana di epidemiologia e con cui si ottengono valori simili a Rt ma più tempestivi e aggiornati, “è pari a 1,18 calcolato a ieri e sta aumentando in tutte le Regioni, mentre l’Rt pari a 0,84 segnalato nel monitoraggio settimanale dell’Iss diffuso oggi è il valore riferito a circa dieci giorni fa ed è dunque superato. Al contrario, l’RDt calcolato a ieri risulta superiore a 1 in tutte le Regioni tranne l’Emilia Romagna dove è pari a 0,99”. Lo afferma all’ANSA Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia, sottolineando che questo vuol dire che i casi di Covid “stanno aumentando dappertutto sul territorio nazionale”.
L’RDt, spiega l’esperto, “è calcolato come rapporto tra le diagnosi dì positività degli ultimi sette giorni rispetto a quelle dei sette giorni precedenti. Se è minore di 1 significa che i casi diminuiscono, se è uguale a 1 significa che i casi sono stabili, se è maggiore di 1 i casi aumentano. Ad esempio, se RDt è pari a 1,18 come ieri, ciò significa che l’intensità dei casi è pari ad un aumento del 18% alla settimana”.
Se il trend “continua ad essere questo – avverte dunque Cislaghi – c’è il rischio di una nuova ondata epidemica. Ad ogni modo, c’è da aspettarsi che almeno nella prossima settimana i casi continueranno ad aumentare”. Quanto invece al calo dei ricoveri registrato nell’ultimo periodo, “non bisogna guardare alla prevalenza, ovvero al numero di posti letto occupati e che si riferiscono ai casi di almeno due settimane fa, bensì agli ingressi giornalieri in ospedale che stanno invece aumentando”.
Anche la mortalità “intesa come numero di casi sta leggermente diminuendo, tuttavia la proporzione dei decessi rispetto ai casi di 21 giorni fa, ovvero l’indice di letalità, sta aumentando”. La conclusione, dunque, è che” i dati stanno peggiorando, anche se non ancora in maniera drammatica, e sembra – conclude – che si sia all’inizio di una nuova crescita epidemica”