Covid e contributi: "La mia impresa tagliata fuori, chiuderemo" - Live Sicilia

Covid e contributi: “La mia impresa tagliata fuori, chiuderemo”

Il caso di un pastificio a Villabate
NEL PALERMITANO
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PALERMO – Nell’elenco dei codici ATECO delle attività che riceveranno il contributo a fondo perduto del Governo, il loro non risulta. Resta tagliato fuori e non otterrà l’indennizzo dallo Stato, il pastificio ‘Pasta Amore e Fantasia’ di Villabate. Nella stessa situazione anche altre imprese e associazioni di categoria che lamentano l’esclusione dalle misure disposte dal Governo, a vantaggio delle attività colpite dalle chiusure anti Covid.
Via libera al decreto Ristori bis ma anche questa volta i pastifici non rientreranno tra i beneficiari, si spegne la speranza di ottenere l’aiuto. Il ristoro è previsto per alcune attività e non per altre incluse nella medesima filiera.

“Dopo le restrizioni – dice l’imprenditore Salvatore Petronaci – la mia attività è stata pesantemente, se non del tutto, colpita dal punto di vista economico. Siamo destinati a chiudere, durante la settimana non vendiamo e domenica scorsa abbiamo incassato 55 euro. Rappresentiamo l’indotto dei ristoranti e dei catering. Il privato, in un momento di crisi, non compra una pasta fresca che costa 4 euro al chilo, ma sceglie quella secca a 70 centesimi”. Il pastificio in provincia di Palermo produce da dieci anni pasta fresca e rientra tra quelle attività di ‘produzione di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei simili’, un settore che si è fermato da quando il nuovo Dpcm ha disposto la chiusura dei ristoranti.

“Ho chiamato l’Agenzia delle Entrate – spiega – e mi ha confermato che il mio codice non c’è. Non rientriamo nel bonus Sicilia e neanche in quello del Governo. Non rientro perché la mia azienda fa parte della categoria dei generi alimentari. Anche se nella compilazione dello studio di settore risulta che per il 90% lavoriamo con la grossa ristorazione e per la restante parte con la vendita al dettaglio. Non sappiamo cosa fare –aggiunge- ci siamo fermati insieme alla ristorazione. Le tasse, però, le dobbiamo pagare così come l’affitto, le utenze e le spese per i macchinari”. La società, a conduzione familiare, ha visto scendere il fatturato di 3000 euro rispetto all’anno scorso ma oggi le previsioni sono ancora peggiori visto lo stop del comparto. Nel frattempo non si arrendono e scrivono al Ministero spiegando la situazione di disagio in cui si trovano.


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