CATANIA – Potenziare il personale, adottare comportamenti prudenti e, soprattutto, vaccinarsi. Non si stanca di ripeterlo, Franco Luca, direttore del Dipartimento per le Attività territoriali dell’Asp di Catania. Che interviene anche sulle sulle linee guida delle cure domiciliari. “L’argomento è semplice da un lato e delicato dall’altro – dice. Se non si prova sul campo, si rischia di avere qualcosa che non funziona. Bisogna essere sinergici e bravi: tra le altre cose, stiamo affrontando questo protocollo nel momento in cui abbiamo ridotto le Usca del 50% e nel momento in cui i contagi risalgano rapidamente. E quindi la difficoltà per i colleghi è maggiore perché sono diventati pochi”.
Personale da potenziare
Più risorse umane e meno polemiche. Per Luca, per rendere efficaci le cure domiciliari occorre aumentare le unità ed evitare sgambetti. “Abbiamo bisogno della forza lavoro che avevamo qualche mese fa – continua. E dobbiamo rispettare tutti le regole, evitando di fare lo scarica barile. In questa vicenda è coinvolta tutta l’organizzazione sanitaria: se non si rema dalla stessa parte, si può incorrere in un errore che può risultare fatale”.
Usca dimezzate
Le Usca, però, sono state ridotte. “Prima ne avevamo una ogni 25 mila abitanti – spiega Luca – oggi una ogni 50 mila. E il lavoro è tantissimo: seguire pazienti positivi, eseguire i tamponi di controllo, fare il monitoraggio, oltre a seguire i coabitanti per via telefonica. Se a questo aggiungiamo i pazienti che dall’ospedale finiscono in carico alle Usca è chiaro che questo lavoro non sarà facile. Ci vuole di nuovo una forza lavoro importante, così come ci vuole per il contact tracing. Abbiamo bisogno di personale che faccia tamponi, di avere la forza lavoro che avevamo qualche mese fa. Le cure domiciliari fanno in modo che non si intasino gli ospedali, e questa è la cosa più important – prosegue – ma teniamo conto che persone fragili e anziani, anche se possono restare a casa, sono da monitorare costantemente. Il lavoro diventa sanitariamente più importante per quel che riguarda il territorio. I protocolli sanitari sono quelli che ha dettato il Cts, noi ci attrezziamo ma occorre gente, quel 50% di personale che nel frattempo abbiamo perso”.
Obiettivo: meno ricoveri
L’obiettivo è che si possa evitare il ricovero per i pazienti che non necessitano delle cure ospedaliere, o che possono essere mandati a casa o nei Covid hotel pazienti che possano trovare nel territorio chi li segue, li prende in carico ed, eventualmente, ne faciliti la ripresa dalla malattia e la guarigione completa. Questo è l’obiettivo per evitare che si intasino pronto soccorso e i reparti – sostiene Luca. Ma, ripeto, tutto questo deve essere fatto in sinergia.
Vaccinazioni unico baluardo
Ma il direttore insiste, occorre vaccinarsi. “L’invito è sempre quello – afferma: solo così si evita che la gente finisca in ospedale. Il problema è che siamo passati, dal mese scorso in cui pensavamo che era tutto quasi tutto finito e che i vaccini avrebbero risolto la problematica, ai numeri attuali. Abbiamo oltre 400 mila persone ancora da vaccinale e un’ampia fascia di popolazione resistente che rischia di finire in ospedale nel momento in cui c’è una ripresa dei contagi molto forte. Solo al mercato ortofrutticolo, nei giorni scorsi, sono stati individuati oltre cento positivi.
Le cure con i monoclonnali
Un metodo che funziona. Ne è convinto Franco Luca. “I monoclonali si stanno usando e io lo consiglio a tutti quelli che lo possono fare di farlo. I risultati sono eccellenti, sia per chie era stato già vaccinato, soprattutto gli immunodepressi, lo consiglio vivamente. È una terapia importante, che non prevede il ricovero ospedaliero; è un’altra alma contro il Covid, anche se il vaccino resta l’arma importante.
Le misure
Polemiche inutili, secondo il medico, quelle intorno ai colori delle regioni. “Credo che stiamo facendo polemiche inutili che rischiano di non farci raggiungere gli obiettivi – afferma. Abbiamo il compito dei convincerci tutti che l’unico modo per uscire da quets aituazione è quello di vaccinare quanta più gente possibile. Fare capire a chi non ha ancora capito, che è un dovere per se stessi e per gli altri. Vero è che anche il vaccinato può contrarre il virus, ma lo contrae con un carica virale più bassa e la trasmissione è meno virulenta. Senza il vaccino i colori hanno poca importanza. Sfruttiamo questi ultimi venti giorni per vaccinarci – conclude. Il rischio è che con le varianti dovremo ricominciare tutto da capo”.