Covid, i medici del Cts: "Legare i colori delle zone alle vaccinazioni" - Live Sicilia

Covid, i medici del Cts: “Legare i colori delle zone alle vaccinazioni”

La proposta di Antonello Giarratano (nella foto) e di Cristoforo Pomara, componenti del Cts siciliano
CORONAVIRUS
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PALERMO – Covid, la proposta dei medici del Cts siciliano. “Bisogna agganciare i colori, il giallo e il rosso, per esempio, alla percentuale di soggetti vaccinati di ogni singola realtà. È ovvio che se il 70% della popolazione di un comune è rappresentato da cittadini vaccinati e magari l’80% di questi ricade nelle fasce di età a rischio degli over 50 sarebbe un non senso chiudere gli esercizi commerciali e sopprimere le attività della vita di relazione”.

Lo dicono i professori Antonello Giarratano, direttore dell’unità di rianimazione e terapia intensiva del Policlinico di Palermo e il professore Cristoforo Pomara, direttore dell’unità di medicina legale del Policlinico di Catania, entrambi componenti del Cts siciliano, alla luce dell’eliminazione anche in Sicilia delle zone rosse da parte del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

“Diverso è il caso di un paese dove solo il 35% dei suoi cittadini è vaccinato – spiegano Giarratano e Pomara – Sono degli esempi tra due soglie estreme, ma tra questi due esterni andrebbero calcolate le percentuali di sicurezza per adottare decisioni su basi ed evidenze scientifiche di massima cautela. Dovrebbe essere una decisione non demandata alle singole regioni, ma studiata e applicata su modelli dinamici per tutto il Paese dal governo nazionale”.

“E’ giusto non penalizzare i cittadini vaccinati e ormai non è più solo una questione legata all’economia, non lo è mai stata né per i medici né per i ricercatori. Si tratta di tutelare la socializzazione, la possibilità dei nostri bambini di interagire col mondo – dicono i professori Antonello Giarratano e Cristoforo Pomara che intervengono sul via libera ad alcune attività soltanto per coloro che hanno il green pass -. Pensate ai bimbi nati in questi due anni, molti di loro non hanno imparato neanche a parlare, senza guardare a tutti i vari disturbi dell’adattamento sino ad arrivare al disastro che il Covid-19 ha creato in termini di ostacolo alle campagne di prevenzione e di screening, le ripercussioni sulle patologie croniche e sulle cure domiciliari”.

“Il Covid-19 paradossalmente è diventato il male minore rispetto alle necessarie e sacrosante strategie di contenimento pre vaccino – sottolineano Giarratano e Pomara -. Ma oggi abbiamo i vaccini e bisogna avere il coraggio di soppesare le scelte di tutti e le loro conseguenze e mi riferisco ovviamente a chi rifiuta di vaccinarsi”. Dunque, bisogna ipotizzare percorsi alternativi alle chiusure tramite il corretto utilizzo del green pass. “Ma da un punto di vista medico e scientifico il solo certificato verde non basta – sostengono Giarratano e Pomara -. Abbiamo il dovere di tutelare quei cittadini che non si sono ancora potuti vaccinare e che non possono farlo per patologie da chi rifiuta il vaccino, gli assertori della loro libertà di non farlo, incuranti delle conseguenze sul prossimo i quali vanno in qualche modo anche protetti da loro stessi”, concludono.


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