Covid, l'allarme degli anestesisti: le terapie intensive scoppieranno - Live Sicilia

Covid, l’allarme degli anestesisti: le terapie intensive scoppieranno

L'intervento del professore Antonello Giarratano sull'ipotesi della trasformazione delle fasce di rischio a colori
CORONAVIRUS
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PALERMO – “Se è vera la proposta del sottosegretario alla salute Costa di trasformare tutto in zona rossa, non è questa la trasformazione dei colori che i sanitari auspicano. Le terapie intensive e gli ospedali scoppieranno prima”. Lo dice il professore Antonello Giarratano, presidente della Siaarti, la società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, e direttore dell’unità di anestesia e rianimazione del Policlinico di Palermo.

“Si decide solo zona rossa? Sanno che significa oltre 30% di occupazione intensive per il sistema sanitario regionale che arrivato a quel punto non curerà più nessuno che non sia Covid? Toglieranno il ‘taroccamento autorizzato di Stato’ dei posti ‘attivabili’ sulla carta o in parallelo metteranno i posti ‘chiudibili’, cioè da chiudere fino all’intero ospedale per la sanità non Covid? Anestesisti rianimatori – sottolinea Giarratano – hanno sangue nelle vene, ma non c’è più sangue nelle loro vene. La volontà degli anestesisti rianimatori non potrà superare l’esaurimento ormai raggiunto delle loro energie”.

Secondo il professor Giarratano, che è anche componente del Cts siciliano, dunque, il sistema dei colori viene utilizzato “in modo sbagliato, perché bisogna limitare la mobilità dei soggetti non vaccinati e dei fragili, purtroppo sono loro che oggi stanno intasando il sistema sanitario nazionale nella maggior parte dei casi. Sono questi pazienti in larga parte a perdere la vita. Se alcune settimane fa ci avessero ascoltato, quando avevamo proposto subito la zona arancione o rossa, oggi non avremmo questa situazione e avremmo tutelato la salute dei più deboli e degli stessi non vaccinati”.

Sempre a proposito di posti letto, Giarratano sostiene che “il 30 per cento dei posti attivabili in alcune regioni come la Sicilia significa 45% dei posti reali, intendendo le vere terapie intensive e non sale operatorie o altri reparti trasformabili e senza personale specializzato. Con una popolazione di medici e di anestesisti rianimatori all’esaurimento – aggiunge – e con la metà dei posti di ogni ospedale occupati dal Covid, equivale a non curare fino a far morire metà della popolazione che necessita di cure non Covid. La certezza, e non la possibilità, è di non curare più i pazienti non Covid. Non voglio fare allarmismo, ma oggi la politica e i cittadini devono forse pregare che il Covid si fermi da solo?”, conclude Giarratano.


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