“Ci vuole molta attenzione. Il Covid c’è ancora, ma non in tutti i contesti c’è costantemente la necessaria prudenza”. Così Massimo Farinella, primario di Infettivologia all’ospedale ‘Cervello’ di Palermo. Che sviluppa la sua allerta, nell’intervista che segue.
Attenzione da parte di chi, dottore?
“Il livello di attenzione, ribadisco, da osservare per il contenimento dei contagi, in comunità, ma anche all’interno degli ospedali e delle RSA, non deve essere considerato superato e va sempre mantenuto. Anche da parte di taluni operatori del sistema che, talvolta, dimenticano che il rischio infettivo non cessa per decreto e continua ad essere presente”.
Cosa sta succedendo?
“Quello che qualunque epidemiologo aveva previsto. Siamo nella stagione fredda, abbiamo due virus, il Covid e l’influenza, che circolano con la medesima modalità di trasmissione. E questo complica moltissimo la diagnostica”
E la politica?
“Mi pare evidente che si sia verificato un cambiamento pure lì. Sono d’accordo sul fatto che il bollettino quotidiano, ormai, non avesse più senso. Il report settimanale offre meglio l’idea di quello che sta accadendo. Ma bisogna raccomandare responsabilità e rilanciare la campagna vaccinale”.
Nessuno usa più la mascherina.
“Invece, la Ffp2 andrebbe indossata nelle situazioni di rischio, cioè in ambienti chiusi e affollati. E chi accusa una sintomatologia anche blanda vada a farsi il tampone. Dobbiamo proteggere fragili e anziani”.
Situazione di allarme?
“Situazione di allerta senz’altro sì. Facciamo in modo, con i nostri comportamenti, che non si trasformi in allarme. Il Natale si avvicina e andrebbero seguite le regole di cautela. Vogliamo stare insieme? Prima, facciamoci un tampone e non dismettiamo la mascherina”.
In ospedale come va?
“C’è un po’ di confusione, non lo nego, dovuta a contesti generali non ottimali. Ci vogliono più risorse e più medici. La vuole raccontata una storia singolare?”.
Prego.
“In reparto, da noi, è ricoverato un paziente psichiatrico, perché positivo al Covid. Ma è, appunto, un paziente con una importante patologia psichiatrica”.
Come è possibile?
“L’attuale situazione epidemiologica, fino a qualche mese addietro meno allarmante di quanto sia adesso, e, soprattutto, la fine dello stato di emergenza al 31 marzo, unitamente alla necessità di dare risposte alle patologia non Covid ed alle liste di attesa, ha indotto a modificare gli assetti organizzativi e a ridurre i posti letto per il Covid”.
Di conseguenza?
“Questo ha determinato, in ragione dell’aumento dei contagi e dei ricoveri, situazioni anomale in cui pazienti con patologie specialistiche, che dovrebbero essere curati all’interno di reparti di competenza, vengano ricoverati in aree diverse e non sempre logisticamente collegate, con intuibili difficoltà organizzative, data la nota carenza di medici ed Infermieri. Forse sarebbe necessario rimodulare i posti letto Covid, alla luce dei dati epidemiologici attuali e del trend previsto per i prossimi mesi invernali”. (rp)