CATANIA – Le aree covid dei Pronto Soccorso a Catania sono la zona di trincea di questa seconda ondata della pandemia. Al di là dei numeri che leggiamo ogni giorno dai bollettini ufficiali diffusi del Ministero della Sanità, in quei conteggi sui ricoveri in più non sono compresi i pazienti che “stazionano” nelle ‘Obi’ dei presidi d’emergenza della città in attesa che si liberi un posto letto nei reparti Covid.
Attese che possono arrivare anche a 60 ore. E la situazione è comune a tutti i tre principali ospedali di Catania: Policlinico, Cannizzaro e Garibaldi. Una fotografia che ‘spiega’ poi le file di ambulanze che in alcuni momenti si formano davanti ai Pronto Soccorso. E i tempi di sbarellamento purtroppo si allungano in questa sorta di “ingolfamento” dovuto ad una curva che – se pur in rallentamento – è ancora in crescita.
A questo si deve aggiungere il fatto che diversi medici che operano nel pronto soccorso del Policlinico di Catania si sono contagiati in questi ultimissimi giorni. C’è stato anche un ricovero tra il personale sanitario. “Siamo stremati”, confessa un medico. Lavorano bardati per 8 ore di fila e assistono una media di 15-18 pazienti a turno. Parliamo di persone positive che necessitano di continuo monitoraggio su respirazione e saturazione.
“Che i tre principali catanesi sono pieni è un fatto. E che la situazione ai pronto soccorso è in affanno è un altro fatto – ammette Raffaele Lanteri, chirurgo e segretario regionale Ugl – un dato positivo è che c’è da qualche giorno c’è un accesso più responsabile al Pronto Soccorso. E quindi chi si reca al Triage è per traumi e condizioni di salute di una certa gravità”.
Sulla tenuta del sistema sanitario Lanteri precisa: “Osserviamo un leggerissimo miglioramento rispetto alla scorsa settimana nel tournover degli ospedali. Il modello del reparto a fisarmonica è quello che può dare risposte concrete”.
Al Cannizzaro stanno per essere attivati altri 25 posti che aiuteranno a svuotare l’area Covid del Pronto Soccorso. Il San Marco sta ampliando un sacco di reparti. Ormai tre quarti dell’ospedale è dedicato alla cura dei pazienti positivi al Coronavirus. Ma l’apertura dei nuovi posti letto pare non essere sufficiente guardando i numeri.
Ed è per questo che Lanteri rilancia il progetto dell’utilizzo dei nosocomi dismessi, come il Santo Bambino e il Vittorio Emanuele, per i ricoveri di bassa intensità. “L’obiettivo è quello di far arrivare in ospedale i casi più gravi”, dice il segretario regionale dell’Ugl.
Iniziano a scarseggiare anche i posti nelle Rsa e nei Covid Hotel. Un’anziana è stata trasferita dal Cannizzaro in una struttura di Messina perchè in tutta la provincia di Catania non vi era disponibilità.
Il sistema sanitario catanese sta tenendo, soprattutto “grazie alla grande abnegazione dei medici”. Nessuno si è tirato indietro. Nemmeno davanti a trasferimenti da reparti come angiologia e audiologia alle corsie di malattie infettive.
Un po’ di affanno si fa sentire. Ed è necessario forse pompare ossigeno. La linea dell’ordine nazionale dei medici è quella della stretta. “Abbiamo già visto che piccole misure contenitive stanno dando dei risultati, un lockdown totale di un paio di settimane darebbe importanti benefici”, afferma Lanteri.
Anche perché la chiusura “arancione” provoca situazioni che fanno a schiaffi con le raccomandazioni anti-contagio. Nel weekend facendo un giro in città si è potuto assistere a file senza distanziamento in attesa della pizza da asporto o folle al lungomare. E c’è chi, ancora, non indossa la mascherina.