Covid, tasso di ricovero 13 volte più alto per i non vaccinati - Live Sicilia

Covid, tasso di ricovero 13 volte più alto per i non vaccinati

Lo evidenzia il report settimanale dell'Istituto superiore di Sanità
CORONAVIRUS
di
2 min di lettura

Il tasso di ricoveri in terapia intensiva per i non vaccinati over 12 risulta di circa 13 volte più alto rispetto ai vaccinati con booster (1 ricovero per 100mila) e 4 volte più alto (16 ricoveri per 100mila abitanti) sui vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (4 ricoveri per 100mila). Non si discosta dal dato della scorsa settimana il tasso di mortalità che tra i non vaccinati è di 15 volte più alto sui vaccinati con booster (6 decessi per 100mila abitanti). Per l’ospedalizzazione, tasso 8 volte più alto nei non vaccinati sui vaccinati con booster.

L’efficacia del vaccino anti-Covid (riduzione percentuale del rischio nei vaccinati rispetto ai non vaccinati) nel periodo di prevalenza Omicron (a partire dal 3 gennaio scorso), rispetto alla prevenzione della diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 è pari al 52% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, 43% tra i 91 e 120 giorni, e 48% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale e arriva al 72% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

Per quato riguarda la prevenzione da casi di malattia severa, l’efficacia dei vaccini anti-Covid è pari al 73% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 76% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, e 76% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni. Sale al 92% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati è pari a 3,2%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,3%). Lo evidenzia il Report esteso dell’Istituto superiore di Sanità in cui si sottolinea che “l’analisi del rischio di reinfezione a partire dal 6 dicembre 2021 (data considerata di riferimento per l’inizio della diffusione della variante Omicron), evidenzia un aumento del rischio relativo aggiustato di reinfezione (valori significativamente maggiori di 1)”. In particolare nei soggetti con prima diagnosi di Covid-19 notificata da oltre 210 giorni rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi di Covid-19 fra i 90 e i 210 giorni precedenti; nei soggetti non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni; nelle femmine rispetto ai maschi (verosimilmente per la maggior presenza di donne in ambito scolastico dove viene effettuata una intensa attività di screening e per funzione di caregiver in ambito famigliare); nelle fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni) rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni. “Verosimilmente il maggior rischio di reinfezione nelle fasce di età più giovani è attribuibile a comportamenti ed esposizioni a maggior rischio, rispetto alle fasce d’età superiore ai 60 anni”, scrive l’Iss nel suo rapporto. Anche più rischi tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione. In totale, riferisce l’Iss, dal 24 agosto 2021 al 16 marzo 2022 sono stati segnalati 264.634 casi di reinfezione, pari al 3% del totale dei casi notificati.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI