Cracolici apre ai grillini:| "Non si possono ignorare" - Live Sicilia

Cracolici apre ai grillini:| “Non si possono ignorare”

Intervista all'esponente del Partito democratico: "Sul merito noi e il Movimento 5 Stelle siamo spesso d'accordo. Portare la mia indennità a 2.500 euro? Non sarei disponibile, ma sono pronto a discutere dei costi della politica. Alle amministrative pronti all'alleanza con l'Udc, ma i candidati vanno scelti con le primarie".

Regione, l'intervista
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PALERMO – “Il Movimento 5 Stelle rappresenta un’istanza di cambiamento che sbaglieremmo a etichettare come propaganda. Se i grillini volessero entrare in maggioranza sarebbero i benvenuti”. L’apertura al Movimento 5 Stelle arriva dal deputato regionale ed ex capogruppo del Pd Antonello Cracolici, che però avvisa: “I deputati del Movimento 5 Stelle devono stare attenti a non chiudersi in un eldorado dal quale possono criticare tutto e tutti. È troppo facile criticare senza sporcarsi. Ma i parlamentari grillini lo stanno comprendendo”.
Tanto che lo stesso Beppe Grillo evoca il “modello Sicilia” come qualcosa di “meraviglioso”. Parliamo chiaramente: i grillini fanno parte della maggioranza?
“Io non credo che si possa definire una maggioranza, anche se c’è un dato: fino a ieri le forze che sostenevano Rosario Crocetta non avevano la maggioranza. Ma finora abbiamo approvato alcuni provvedimenti anche con il consenso dei grillini: ovviamente non c’è una maggioranza formale, ma si è definito un percorso sui contenuti”.
Insomma: questo modello può essere esportato a Roma?
“Io non credo che ci sia un modello da esportare. Anche perché la forma è diversa: in Sicilia, come molti hanno osservato in questi giorni, il governatore viene eletto dal popolo e quindi non si dà la fiducia al governo. Per il governo del Paese, invece, c’è un atto formale che deve tradursi in un voto di fiducia. Il passaggio non è di lana caprina”.
Ma, al di là della fiducia, il popolo a cui si rivolge il Partito democratico è compatibile con l’elettorato, e quindi con le istanze, del Movimento 5 Stelle?
“Quando si arriva al merito dei problemi, alla fine c’è poco da fare: l’intelligenza prevale sulle chiacchiere. Il merito, in genere, unisce noi e i grillini. Uso una battuta: mi pare che anche i grillini si stiano rendendo conto che una cosa è stare in curva e gridare contro le squadre che stanno in campo, un’altra cosa è stare in campo e cercare di fare gol, di vincere le partite. Se si gioca, si può sbagliare: le soluzioni ci sono o non ci sono. Credo però che anche loro ne siano consapevoli”.
Sarebbe pronto ad accogliere i grillini in maggioranza qui in Sicilia?
“Io credo di sì. Io penso che dentro questo movimento ci sia un’istanza di cambiamento che un partito come il nostro dovrebbe accogliere e raccogliere. Capisco che a volte possa essere un po’ confusa, a volte un po’ semplificata con il famoso ‘tutti a casa’ o il ‘vaffanculo’ che costituisce l’elemento di irrazionalità. Ma depurato dall’elemento di folklore, nel Movimento 5 Stelle c’è una domanda di cambiamento che sbaglieremmo a liquidare come propaganda. C’è una generazione che sta irrompendo sulla scena politica. Questo è un bene. Anche perché bisogna sapere leggere i risultati elettorali: i due grandi fatti di novità emersi da queste elezioni sono il Pd, che ha rinnovato la propria classe dirigente con le primarie, e i grillini, che rappresentano una classe dirigente nuova”
Nella maggioranza, però, non c’è solo il Pd. Cosa ne penserebbero i vostri alleati?
“Beh, intanto bisognerebbe chiedere agli alleati. Io qui esprimo un giudizio personale. Però posso dire una cosa: anche il resto dello schieramento è consapevole che siamo di fronte a una fase di novità. Sarebbe sciocco chiudere le porte”.
Le lancio una provocazione: se, come gesto di buona volontà per accogliere l’invito a entrare in maggioranza, i deputati del Movimento 5 Stelle vi chiedessero di rinunciare a una parte dell’indennità come fanno loro, lei accetterebbe di portare il suo stipendio a 2.500 euro?
“Io sarei disposto a ragionare sui costi della politica, ma come al solito si parla senza sapere di cosa si sta parlando. Rispetto a quel che prendevo un anno fa ora percepisco 4 mila euro in meno. Se si usano gli strumenti della propaganda si finisce per dare l’idea che nulla sia successo, mentre basterebbe fare un’operazione di onestà e verità. Da inizio 2012 a inizio 2013 l’indennità dei parlamentari si è ridotta di oltre 4 mila euro. Neanche il Parlamento nazionale ha avuto questo coraggio”.
La mia domanda, però, era un’altra: accetterebbe di portare il suo stipendio a 2.500 euro?
“Io questa demagogia non l’accetto. Altrimenti, se si ragiona così, dovremmo ridurre gli stipendi di molta gente, dovremmo sottrarre valore al lavoro. Poi si potrebbe dire: perché un medico deve guadagnare tanto? Perché un avvocato deve guadagnare tanto? Si entra in un sistema nel quale tutto può essere tagliato. Se il tema è la riduzione dei costi della politica ne discutiamo, troviamo un parametro oggettivo. A cosa vogliamo parametrarlo? Parametriamolo allo stipendio di un giornalista con la qualifica di caporedattore, ad esempio. Se diciamo ‘parametriamolo a nulla’ ognuno può dire ‘riduciamo’ in ogni momento. Qual è il limite della riduzione?”.
I 2.500 euro dei grillini, mi pare di capire.
“Dire 2.500 euro è una presa in giro. Se dici a un politico ‘guadagna 2.500 euro al mese’ lo stai incitando a rubare. Un politico spende 40-50 mila euro in una campagna elettorale. E poi facendo politica non puoi fare il lavoro che facevi prima. Ma ribadisco: la mia non è una chiusura. Stabiliamo insieme come tagliare i costi della politica, facciamo un ragionamento complessivo: io sono pronto a discuterne”.
Lei dice: discutiamone, ma senza propaganda.
“Davvero il tema di oggi è ridurre gli stipendi dei deputati? Il problema è come ridiamo speranza alla gente, come salviamo i servizi messi in discussione da un sistema finanziario che sta crollando. Si vive di questo approccio messianico: tutto gira intorno ai costi dei deputati”.
Torniamo un attimo alla maggioranza attuale. Ieri l’Udc ha chiesto un tavolo per discutere sulla riforma delle Province, sul bilancio e sui candidati da schierare alle amministrative. Partiamo da questo punto: l’alleanza Pd-Udc sarà presente anche alle amministrative?
“Io spero di sì. O meglio: non capisco perché non dovrebbe essere presente”.
Alle Politiche vi siete presentati in due schieramenti diversi.
“Io penso che la Sicilia venga un po’ prima di tutto il resto. Io credo che questa alleanza debba rimanere e anzi che si debba sviluppare alle prossime amministrative. Anzi: bisogna costruire alleanza più larga. È chiaro, però, che l’Udc deve sapere che la scelta delle candidature per noi passa dalle Primarie. L’Udc non può pensare di chiudersi in una stanzetta con noi e dire ‘questo va a me, questo va a un altro’. La formazione delle candidature deve seguire il percorso democratico che ci siamo dati”.
Ma, diceva, bisogna allargare l’alleanza. Come?
“Io non mi rassegno all’idea che il centrodestra si sia ricomposto come si è ricomposto alle Politiche. E anzi dico che un centrodestra così largo non ha senso. Lombardo è finito politicamente, ma il centrosinistra deve avere la capacità di fare uscire dal centrodestra quelle istanze autonomiste che si raccoglievano intorno a Lombardo e anche pezzi di Grande Sud. Se il centrodestra si presenta unito, in Sicilia la partita è più difficile”.
Al netto delle Amministrative, l’Udc chiede un tavolo per discutere anche di contenuti, appunto Province e bilancio. La discussione può essere avviata?
“Un dato è chiaro: così come sono le Province non si può andare a votare. Bisogna prima modificare il sistema degli enti intermedi. Prima bisogna fare la riforma e poi decidere se si dovrà votare o meno. Bisogna assolutamente rinviare il voto, in attesa di capire cosa si vorrà fare. Lo dico anche ai grillini: loro che propugnano lo scioglimento delle Province, anche se poi non dicono chiaramente cosa ne vogliono fare, dovrebbero capire che la loro rigidità ideologica potrebbe costringere ad arrivare al voto con le Province come sono adesso. La politica è ragionevolezza, e in politica l’ottimo è nemico del bene”.


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