CALTANISSETTA – Nel gruppo era importante tenere sempre “alta l’attenzione per non cadere nelle mani dei tifosi della Lazio”. Così gli spacciatori arrestati la scorsa notte nell’ambito dell’operazione antidroga “Cobra 2”, soprannominavano i poliziotti. E’ quanto emerge dai particolari dell’indagine condotta dagli agenti della squadra Mobile di Caltanissetta che questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, hanno raccontato alcuni dettagli dell’attività investigativa che ha portato all’arresto di sei nisseni. “I componenti della banda – dice Marzia Giustolisi, dirigente della squadra mobile – nascondevano la sostanza stupefacente nelle mutande così da tentare di sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine. Dalle intercettazioni è emerso che soprannominavano la droga con i termini “crema”, “tuta”, “giubbotto”, “dinamite”.
“Un linguaggio criptato che siamo comunque riusciti a decifrare ricostruendo così il modus operandi della banda. Inoltre – spiega ancora la Giustolisi – tutti gli appartenenti al sodalizio, per lo più ispirati alla logica di eseguire piccole cessioni, soprattutto di hashish e di marijuana, caratterizzate da frequenza e ripetitività di approvvigionamenti, condividevano la situazione contabile dell’organizzazione, dettagliando i nomi di coloro che erano in debito per l’avvenuta fornitura di sostanza”.
Ci sarebbe anche un settimo indagato che avrebbe le ore contate. Pare che si trovi in Germania. All’incontro con i cronisti ha partecipato anche il Procuratore di Caltanissetta Sergio Lari che ha sottolineato come “inevitabilmente nell’attività di ricerca della droga a Catania e Palermo ci sia la mafia”. “La criminalità organizzata – riferisce – anche se non gestisce il traffico a livello medio – piccolo, esercita comunque un ruolo nello smercio dello stupefacente nelle grandi attività che a loro volta amministrano i gruppi minori”.