Crocetta abbandona il palcoscenico | E gli altri responsabili del disastro? - Live Sicilia

Crocetta abbandona il palcoscenico | E gli altri responsabili del disastro?

Quell'eterna presenza di personaggi puntualmente riconfermati a ogni elezione.

Le Regionali
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E’ incontestabile quanto scritto da Salvo Toscano nel suo articolo dal titolo: “Crocetta e l’impunità della politica. Se chi sbaglia non paga mai”. Sì, è vero, un posto al calduccio, ovviamente lautamente retribuito magari nei piani alti di Montecitorio e di Palazzo Madama, lo si trova facilmente per chi, governatore, assessore o deputato regionale, meriterebbe invece di essere licenziato per scarsissimo rendimento. Lasciava parecchio perplessi questo continuo spauracchio della ricandidatura agitato da Rosario Crocetta e appariva chiaro pure a un bambino l’antico gioco di alzare la posta per non tornare a casa a sacco vuoto. Renzi lo ha accontentato, così pare.

Per carità, non si tratta solo del buon Saro da Gela, in troppi in questa deprimente fase di definizione di candidature e coalizioni per le regionali del 5 novembre prossimo ci hanno abituato ad una pratica della politica piuttosto mercantile, alle trattative simultanee a destra e a sinistra per concedersi al migliore offerente. Certo, su Crocetta il discorso è diverso perché stiamo parlando del presidente della Regione che ha (s)governato la Sicilia, tra le ultime regioni d’Europa, per cinque anni con ben quattro governi, con una cinquantina di assessori, senza che sia stata condotta in porto una sola riforma degna di tal nome, smentendo miseramente le intenzioni “rivoluzionarie” all’inizio del mandato sbandierate nei salotti televisivi d’Italia. Il tema però, me lo consentirà l’amico Toscano è un altro, o anche un altro. La mancanza nel DNA dei siciliani, per restare a casa nostra, del principio di responsabilità – secondo il quale se fai bene ti premio, se fai male ti mando via – è dimostrata, soprattutto, dall’eterna presenza dei vari personaggi che affollano le scene della politica da anni, colpevoli del disastro in cui ci ritroviamo, e che puntualmente a ogni elezione, in buona parte, sono riconfermati dagli elettori.

Qui sta il “punctum crucis” della questione, insieme all’assenza di un limite del numero dei mandati parlamentari. Dentro la cabina elettorale non ci sono Renzi, Alfano, Crocetta o Micciché e i loro affari di Palazzo a condizionare il cittadino nelle sue scelte, c’è l’elettore, da solo, con il suo grado di maturità civile, di consapevolezza dell’importanza di un consenso espressione dell’amore del bene comune sulla base del principio di responsabilità e non delle convenienze personali, familiari o corporative. Finché il voto libero non sarà maggioritario rispetto al voto clientelare o d’apparato, finché all’astensionismo non si sostituirà il voto secondo coscienza, finché il principio di responsabilità non sarà patrimonio comune assisteremo alle vergognosa fiera dei potenti, organizzati in mutuo soccorso, sempre e comunque aggrappati a una poltrona.

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