PALERMO – Giuseppe Lupo parla al telefono mentre viaggia verso Bagheria. “Vuole chiedermi se sono in campagna elettorale?”, scherza.
Perché, siamo davvero alla fine di questa legislatura?
“Incontro tutti i giorni tanta gente e quindi sono tutti i giorni in campagna elettorale. Ma non credo che la fine della legislatura sarebbe un bene per i siciliani”.
E il commissariamento?
“È un’ipotesi surreale, il tema non è questo”.
Eppure anche nel suo partito c’è chi ne parla apertamente, come il sindaco di Siracusa.
“Ma se lei fosse Renzi commissarierebbe la Sicilia? Io non credo proprio. Credo che il presidente del Consiglio si farà carico di affrontare con il presidente della Regione la situazione dei conti della Sicilia. E della crescita economica, del sostegno alle imprese, del lavoro. Diverse altre regioni d’Italia non stanno meglio di noi: Campania, Puglia, Sardegna. E il governo nazionale si sta facendo carico di affrontare le difficoltà che ci sono. A parte che non credo sia percorribile l’ipotesi anche sul piano statutario. Non ci sono gravi e ripetute violazioni statutarie. Certamente la situazione dei conti non si può addebitare al presidente Crocetta”.
Ma sui temi che lei citava, sviluppo e lavoro, questo governo ha un impatto palpabile o no?
“Secondo me su questi temi l’azione del governo è stata insufficiente. Sui temi dello sviluppo, della crescita e del lavoro si può e si deve fare di più”.
Come?
“Con l’accelerazione della spesa dei fondi comunitari, con i dodici milioni di euro in cassa per il credito di imposta, con l’attrazione degli investimenti privati. E continuare a parlare di commissariamento allontana le imprese e gli investitori. Parlarne sconsideratamente fa danno alla Sicilia. Sul bilancio serve un’operazione verità, di trasparenza. Costi quel che costi bisogna dire al governo nazionale e ai siciliani esattamente qual è la situazione dei conti della Regione. Oggi subiamo le conseguenze di quegli anni deleteri in cui il centrodestra ha affrontato in maniera irresponsabile i bilanci”.
Per rilanciare l’azione di governo sembra indispensabile prima superare un problema politico relativo alla maggioranza e al Partito democratico. Che prospettiva vede al riguardo?
“Io credo che sia urgente e necessaria una riunione di maggioranza. Ovviamente ha senso farla se Crocetta è disponibile ad ascoltare la sua maggioranza. Abbiamo all’ordine del giorno questa settimana appuntamenti importanti su cui Crocetta deve ascoltare la sua maggioranza: l’elezione del vicepresidente dell’Ars, le mozioni di censura verso l’assessore Scilabra e l’assessore Vancheri. Non si può andare a questi appuntamenti senza che il presidente abbia ascoltato la sua maggioranza”.
Che sembra attraversata da profondi malumori.
“Se ci sono vanno affrontati. E vanno rimosse la cause. C’è di mezzo il futuro della Sicilia”.
In merito alla mozione di censura all’assessore Scilabra il Pd ha chiesto di essere “tolto dall’imbarazzo”…
“Mezzo Pd. Ma non possiamo continuare a parlarci solo attraverso interviste sui giornali. Il segretario del Partito democratico ha il dovere di convocare gli organismi del partito. Se lui non li convoca, sbaglia. Perché poi il dibattito si farà in altre sedi. C’è un grande smarrimento tra i nostri militanti”.
La mozione di censura a Nelli Scilabra passerà secondo lei?
“E’ probabile. Da quello che sento dire, probabilmente passerebbe. Anche per questo dico al presidente di convocare una riunione di maggioranza”.
Che ne pensa dell’ingresso nel Pd dei parlamentari del Megafono?
“Noi più volte negli organismi abbiamo chiesto che i parlamentari del Megafono aderissero al gruppo del Partito democratico. È un tema che va valutato. Se i deputati del Megafono optano per una sincera adesione al partito e al gruppo del Pd è positivo. È una scelta che può e deve rafforzare l’unità del partito. E non deve acuire le contrapposizioni interne. Dopo di che, c’è uno statuto e una carta dei valori. Nei mesi scorsi abbiamo assistito a sindaci del centrodestra che hanno aderito al Pd e ci ha fatto piacere. Ma anche all’Ars, l’onorevole Vullo che non era stato eletto nel Pd ha aderito. E non ha suscitato problemi. Il punto è che l’adesione sia sincera e convinta e non solo perché mercoledì si vota la mozione alla Scilabra”.
Ecco, tornando all’assessore Scilabra. Pensa che se si dimettesse prima di mercoledì questo aiuterebbe il futuro del governo?
“Mi pare che l’assessore Scilabra già qualche settimana fa ha dato la disponibilità a fare un passo indietro. La maggioranza deve parlarne. E ha il dovere di confrontarsi anche sulla mozione all’assessore Vancheri”.
Lei insiste su questi appelli all’unità. Proprio lei che si chiamò fuori al congresso dalla soluzione “unitaria” che portò all’elezione di Raciti.
“Non credevo che quella alleanza che sosteneva Raciti fosse impostata su un progetto politico unitario. Crocetta, Lumia, Raciti e Faraone hanno stretto un patto, un’ammucchiata di correnti, che ha portato all’elezione di Raciti senza un progetto né per il partito né per il governo. Oggi tutto è andato in frantumi e subiamo le conseguenze negative sia dentro i partito sia dentro il governo. Io non ho creduto in quel patto e sapevo che sarebbe finita così. Pochi minuti dopo la vittoria di Raciti ho messo a disposizione il mio impegno per un progetto unitario. Io continuo a lavorare per l’unità senza dimenticare che sono stato eletto presidente della direzione all’unanimità”.