Crocetta, Bindi, Lorenzin e...| La long list di Matteo Tutino - Live Sicilia

Crocetta, Bindi, Lorenzin e…| La long list di Matteo Tutino

Matteo Tutino

Via al processo al chirurgo plastico che chiede di sentire una sfilza di testimoni. Ecco chi sono.

PALERMO – Dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Dalla presidente della Commissione antimafia Rosi Bindi all’ex assessore regionale Linda Vancheri. Dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, al deputato dell’Ars Giuseppe Picciolo, continuando con medici, magistrati e altri politici. Quale sia la strategia processuale si scoprirà nei giorni a venire. Si va dalle regole del servizio sanitario all’impegno del medico sul fronte della legalità.

Più che una una lista testi quella del chirurgo plastico è una long list con 153 nomi citati dal suo legale, l’avvocato Carlo Taormina. Talmente lunga che il presidente della terza sezione del Tribunale, Vincenzina Massa, nel corso della prima udienza del processo ha deciso che merita una sforbiciata. Saranno sentiti quattro testimoni per ogni episodio contestato all’ex primario di Villa Sofia. I nomi li sceglierà il presidente e li renderà noti alla prossima udienza. Se Crocetta dovesse essere citato vestirebbe il doppio ruolo di testimone e paziente di Tutino.

Il chirurgo è sotto accusa insieme all’ex manager dell’ospedale Giacomo Sampieri, a Damiano Mazzarese, dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’azienda ospedaliera, Giuseppe Scaletta, ispettore della Digos e alla moglie genetista, Mirta Baiamonte.

Tutino avrebbe eseguito interventi estetici spacciandoli per funzionali. “Ho salvaguardato la vita delle persone “, ha detto Tutino in una precedente udienza, definendosi vittima della vicenda giudiziaria. Ed invece, secondo l’accusa, l’ex primario avrebbe dirottato i pazienti in ospedale, scavalcando il centro di prenotazione e le liste di attesa. Si sarebbe fatto pagare per operazioni che non avrebbe potuto eseguire in ospedale, falsificando le cartelle cliniche affinché i pazienti ottenessero dal servizio sanitario nazionale un rimborso che non gli spettava. E così si dovrà difendere dalle ipotesi di truffa truffa, peculato e falso. Come falsa sarebbe stata l’autocertificazione con la quale Tutino, nel momento in cui presentò la domanda per diventare primario, non dichiarò di essere stato condannato nel 1989 è stato per omicidio colposo.

E poi ci sono gli abusi d’ufficio: quello che avrebbe commesso assieme all’ex commissario Sampieri per evitare che si completasse l’iter del procedimento disciplinare aperto a suo carico quando da Palermo si era trasferito a Caltanissetta e quello che ha avuto come “vittima” Francesco Mazzola. Mazzola è uno dei medici arrivati allo “scontro” con Tutino e Sampieri.

Un altro falso è legato ad un intervento chirurgico del luglio 2013. In sala operatoria con Tutino c’era “tale dottor Ochoa (dovrebbe trattarsi del chirurgo Enrique Ochoa)” in veste di “observer”, cioè di osservatore. In realtà, così hanno detto alcuni testimoni, il medico – “amico di Tutino e di fama internazionale” – avrebbe preso parte all’intervento senza alcuna autorizzazione”.

L’ispettore Scaletta e la sua compagna, la biologa Baiamonte sono imputati di tentato abuso d’ufficio nella vicenda della “banca dei tessuti” di Villa Sofia. Secondo gli inquirenti, Tutino avrebbe stretto un accordo con l’Ivf mediterranean center della biologa e il marito si sarebbe dato da fare affinché l’affare della banca dei tessuti andasse in porto al più presto, ma il progetto fu bloccato in assessorato perché il partner bisognava sceglierlo con una gara pubblica.

Infine ci sono le calunnie. Tutino ha sostenuto davanti agli investigatori di essere stato costretto a fare intervenire Ochoa in sala operatoria perché sarebbe stato abbandonato in sala operatoria dai colleghi Dario Sajeva e Giuseppe Lo Baido.

E ci sono pure le calunnie nei confronti dei militari del Nas che nell’aprile 2014 intervennero d’urgenza in sala operatoria. Il chirurgo disse che il loro arrivo finì per bloccare l’operazione. “Falso”, sostiene ora l’accusa: l’operazione non era iniziata perché un anestesista si era rifiutato di intervenire se prima non fosse stato certo che l’intervento in calendario rientrava fra quelli plastici autorizzati e non fra quelli estetici fuorilegge in ospedale. La notizia dell’indagine su Tutino era ormai di dominio pubblico e l’anestesista non voleva restare coinvolto.

Si erano già costituiti parte civile l’azienda Villa Sofia, l’ordine dei medici, e i dottori Sajeva e Mazzola. Parte civile anche Emilio Italiano, parte lesa soprattutto nella vicenda della banca del seme. Sono assistiti dagli avvocati Mauro Torti, Corrado Nicolaci, Michela Dolce e Giuseppe Gerbino. Alla prima udienza di stamani si è costituito l’assessorato regionale alla Sanità – non la Regione, tramite la presidenza – mentre sono state escluse le associazioni Codici Sicilia, Codici Sicilia Onlus e Codici Salute.


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