No Muos, mafia, stipendio | Crocetta vede le (cinque) stelle - Live Sicilia

No Muos, mafia, stipendio | Crocetta vede le (cinque) stelle

di SALVO CATALDO Duro scontro in aula tra il capogruppo del Movimento cinque stelle e il presidente della Regione. "Tante promesse non mantenute e nessuna rivoluzione, solo puzzo di compromesso morale". Il governatore a muso duro: "Strizzi l'occhio all'opposizione". Sala d'Ercole approva la legge che manda in soffitta la Tabella H e il cosiddetto 'Antiparentopoli'.

PALERMO– L’attacco arriva, duro e inaspettato, quando il governo sta per incassare l’ok dell’Aula al disegno di legge Antiparentopoli. Il capogruppo del Movimento cinque stelle, Giancarlo Cancelleri, sale sul podio di Sala d’Ercole e lancia le sue accuse nei confronti del governatore Crocetta. Quindici lunghissimi minuti durante i quali il presidente della Regione assiste, inchiodato alla poltrona, all’atto d’accusa dei grillini. L’indice è puntato su quasi un anno di governo, ma le parole dell’esponente pentastellato rivelano anche i dissapori personali tra i due. Ferite risalenti alla campagna elettorale dell’ottobre 2012 e mai rimarginate: su tutte l’accusa lanciata dal governatore riguardo ai rapporti tra il datore di lavoro di Cancelleri e l’ingegner Di Vincenzo, considerato vicino a personaggi in odor di mafia.

Crocetta osserva in silenzio la fine del feeling con i grillini. Le stoccate continueranno fuori da Sala d’Ercole, con l’ultimatum lanciato al presidente della Regione: “Il governo si metta in riga e porti delle leggi a sostegno delle famiglie e delle imprese in difficoltà. Ha tempo fino a dicembre, altrimenti presenteremo una mozione di sfiducia”. Il governatore replicherà secco: “Non ho paura, forse è lui che ha da temere per una eventuale mancata rielezione”. Se non è il capolinea del ‘Modello Sicilia’, poco ci manca: “Ma quello era soltanto il nostro modo di approcciarci rispetto alle leggi che arrivavano in Parlamento, non è mai stato un esempio cui guardare nell’ottica di altre alleanze”, ricorderà Cancelleri ai cronisti presenti all’Ars.

In aula la prima bordata è per la legge sulle incompatibilità dei deputati: “Uno spaventapasseri”, la liquida Cancelleri, che poi inizia il suo J’accuse: “Da mesi attendiamo che la rivoluzione, da lei tanto sbandierata, si realizzi, ma qui ci sono soltanto promesse non mantenute e puzzo di compromesso morale”. Parole che Cancelleri, nei corridoi di Palazzo dei Normanni, spiegherà così:“Da mesi il Parlamento è ridotto a mero ratificatore delle scelte del governo e si fanno soltanto leggi che interessano ai gruppi di potere. Inoltre, assistiamo al continuo pressing di Confindustria su alcune nomine e noi parlamentari siamo soltanto dei tesserini. Non sono questi gli obiettivi per cui la gente ci ha votato”.

Le infiltrazioni mafiose nella politica, presunte o vere, come quelle denunciate da Confindustria, sono il nodo cruciale che porta allo strappo dei grillini: “Il parlamento è stato accusato di mafia e io mi aspettavo un intervento deciso da parte del presidente della Regione a salvaguardia di questa istituzione e di chi, come me, è stato attaccato soltanto per aver espresso un giudizio sul merito – dice Cancelleri -, ma lei ha detto solo che ci sono ‘punciuti’ e ‘avvicinati’”. Cancelleri chiede “i nomi”, mentre per quanto riguarda la vicenda Di Vincenzo “aspetto ancora le scuse ufficiali e pubbliche per le sue dichiarazioni sul mio datore di lavoro”. Altro terreno di scontro le denunce di infiltrazioni mafiose tra i comitati No Muos: “Io non ci sto a questo gioco secondo cui tutto è mafia”, sottolinea Cancelleri che poi si rivolge direttamente a Crocetta: “Si rende conto della gravità di ciò che dice? Sono parole inaccettabili”. Il governatore incassa in silenzio, anche quando il leader dei grillini lo stuzzica su un suo vecchio tormentone: “Lei dice di essere un presidente a sette stelle? Avrà megafoni in quantità, ma di stelle non ne ha nessuna. Probabilmente erano dei neon che ora si sono fulminati”.

Nel calderone finisce anche lo stipendio del presidente della Regione: “Aveva promesso un taglio del 50 per cento, ma anche questa promessa è rimasta tale”.  La replica è altrettanto piccata: “Il mio stipendio? Sono fatti privati. Non mi interessa essere un presidente a sette stelle, un megafono mi basta e l’ho difeso anche davanti al mio partito”. Per Crocetta le parole di Cancelleri “sono solo strumentalizzazioni” perché i grillini “sentono l’esigenza di differenziarsi politicamente”, ma in questo modo “strizzano l’occhio all’opposizione”. ll presidente della Regione risponde anche alle critiche sul Muos: “Mai detto che associazioni come l’Agesci sono mafiose, ma in quel corteo c’erano soggetti legati alla criminalità di Niscemi, a cui sono stati revocati appalti da parte della Marina Usa, e mi riferisco alla ditta Piazza. La vicenda Di Vincenzo? Trovavo singolare, e lo ribadisco, che una persona come il suo datore di lavoro avesse più volte difeso Di Vincenzo senza subire alcuna censura da parte sua. La mia – spiega Crocetta – era un’analisi politica”. Poi sulle accuse rivolte alla classe politica siciliana: “Io non penso che il Parlamento sia mafioso, ma è assurdo erigere steccati e dire ‘andate a denunciare’”.

Parole che il governatore pronuncia con una certa tensione, dopo quasi un’ora dall’intervento di Cancelleri e poco prima di una riunione ristretta con alcuni assessori nelle stanze del governo. L’esecutivo brinda all’abolizione della Tabella H e all’approvazione del ddl Antiparentopoli: i provvedimenti sono andati in porto, ma il 2014 non si annuncia di facile navigazione per la navicella di un governo che presto potrebbe essere costretto a fare a meno della scialuppa di salvataggio pentastellata.


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