Di Alfredo Pecoraro- (ANSA) – PALERMO- Il “dossier Crocetta” arriva sul tavolo di Renzi. Il premier ne dovrebbe cominciare a discutere dopodomani col segretario siciliano Fausto Raciti; i dirigenti Dem sono al lavoro per organizzare il vertice e dare così un’accelerazione alla crisi aperta in Sicilia. Fonti del Pd confermano che a Roma l’attenzione è alta: Raciti da giorni è in contatto continuo con il vice Guerini e altri dirigenti di partito per cercare una via d’uscita. Dopo la presunta intercettazione tra Crocetta e il suo medico Matteo Tutino, smentita dalla Procura di Palermo, il governatore rimane isolato. Tra lui e la sua maggioranza regna il gelo.
Il Pd sta provando a gestire la crisi con prudenza, nonostante l’ala renziana spinga per il voto anticipato. Difficile, sussurrano alcuni dirigenti dem, che si arrivi a una mozione di sfiducia al buio, subito. Non ci sarebbero le condizioni. Prima, è la convinzione predominante, le riforme: da quella sulle Province all’acqua pubblica. E poi c’è il problema del bilancio. In quello attuale mancano 300 milioni di euro, somma promessa dal governo Renzi ma ancora in ‘stand-by’, che serve alla Regione per pagare comuni, trasporto pubblico e precari. Se si votasse in autunno, poi, non ci sarebbe il tempo per il previsionale del 2016, con una voragine già quantificata di 1,8 miliardi di euro e un esercizio provvisorio che metterebbe in ginocchio l’isola. Quindi, c’è da fare la riforma elettorale: dalla prossima legislatura, all’Ars si eleggeranno 70 deputati e non più 90, da qui la necessità di mettere mano alla legge.
“Andare al voto subito, significherebbe poi consegnare la Sicilia ai 5stelle”, è la riflessione in casa Dem. Il percorso va costruito insomma, anche con gli alleati attuali e con il Ncd di Alfano che in Sicilia è all’opposizione. Della necessità di fare le riforme ne è convinto anche Crocetta. “Solo dopo do la mia disponibilità all’Assemblea siciliana per decidere se porre fine alla legislatura”, dice. Dimissioni? “Mai, sarà l’Assemblea a decidere”. Perché “se me ne devo andare, lo farò per motivi politici e non per le false intercettazioni che hanno offeso non solo me, ma anche il Parlamento e tutti i siciliani”. Lo ripeterà giovedì all’Assemblea siciliana, dove riferirà sulla crisi, parlando anche del suo rapporto con Lucia Borsellino. “A Lucia ho mandato un sms scrivendole ‘non ti ho mai tradito, nei fatti, non ti tradisco e non ti tradirò mai’, perché io so quello che ha vissuto. L’ho condiviso con lei, condividendo con lei ogni scelta, e lo sto vivendo ancora di più in questo momento”, afferma. Il suo legale, Vincenzo Lo Re, ha annunciato la richiesta di un risarcimento danni al gruppo l’Espresso di 10 milioni per la presunta frase shock contro Lucia Borsellino (‘va fatta fuori come suo padre’); intercettazione smentita dalla Procura di Palermo e ora anche dalla Procura di Caltanissetta: “L’intercettazione non è agli atti, se avessimo un’indagine su Tutino e quella conversazione, lo sapremmo”, dice il procuratore capo Sergio Lari.