PALERMO – La legge parla chiaro. Ma la realtà dei fatti non è chiara per niente. E così, a pochi giorni dall’esultanza del presidente della Regione Rosario Crocetta, si scopre che una bella fetta di fondi destinati ai disabili non esiste ancora. E rischia di non arrivare mai.
Si tratta, in particolare, dei 53 milioni di euro che il governo e l’Ars, nell’ultima Finanziaria, hanno deciso di prelevare da Irfis, l’intermediario finanziario regionale: soldi che dovevano confluire in un fondo, appunto, destinato all’assistenza dei più deboli. Eppure la norma, contenuta all’articolo 8 della legge finanziaria, apparentemente non si prestava a incertezze: il fondo gestito da Irfis e creato per il credito alle imprese “è ridotto – si legge nella Finanziaria – dell’importo di 53.000 migliaia di euro. Entro il termine perentorio del 15 maggio 2017 Irfis Finsicilia S.p.A provvede a versare la predetta somma in entrata del bilancio della Regione”.
Il termine sarà pure perentorio. Ma oggi, cioè sette giorni dopo quella scadenza, in realtà, Irfis non ha versato nemmeno un euro. Zero. E in realtà, se le cose andranno bene, questi soldi potranno essere trasferiti solo tra qualche mese. Se bene non andrà, invece, il rischio è che quelle somme non arrivino mai.
Il motivo? In realtà i motivi sono tanti. A cominciare dalla tempistica. Era chiaro a tutti, infatti, che la legge di stabilità sarebbe stata approvata nell’ultimo giorno utile dell’esercizio provvisorio, il 30 aprile. E così è stato. Nonostante ciò, il governo ha insistito per quel termine “perentorio”, forse per rispondere alle pressioni mediatiche sul tema dei disabili siciliani. Peccato, però, che i tempi “tecnici” facciano a pugni con le buone intenzioni. E in effetti, la legge di stabilità è apparsa sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana, entrando quindi ufficialmente in vigore, solo venerdì 12 maggio. A quel punto, il cda di Irfis, al rientro dal weekend, avrebbe avuto a disposizione un solo giorno per deliberare il “trasferimento” di una somma monstre come 53 milioni di euro.
Peccato però, che nemmeno quello fosse possibile: “Al momento – spiega il presidente di Irfis, Alessandro Dagnino – non abbiamo ricevuto le istruzioni per il versamento di quella somma. Noi saremmo anche pronti a trasferire quei soldi, ma non sappiamo dove e come. Non conosciamo il conto corrente nel quale far confluire il finanziamento”. Ma c’è di più: “Quei soldi – dice infatti Dagnino – sono parte del nostro patrimonio di vigilanza. Il patrimonio, cioè, sul quale attiviamo la nostra ‘leva’ e che ci consente di fare credito alle imprese. Ma Irfis, essendo un intermediario finanziario, è vigilato dalla Banca d’Italia, che deve dare il proprio via libera”. E così, Irfis ha scritto a Banca d’Italia, ma ha potuto farlo, appunto, solo dopo l’entrata in vigore della legge, ossia il 15 maggio scorso. A questo punto, Bankitalia può procedere attraverso due strade: il procedimento autorizzatorio che potrebbe concludersi in 90 giorni, o il “silenzio-assenso” che si concluderebbe, comunque, non prima di trenta giorni.
Insomma, se tutto andrà liscio, i tempi slitteranno ancora. Ma Bankitalia potrebbe anche “stoppare” questa procedura. Un dubbio che era emerso, del resto, durante i lavori della Finanziaria. E a quel punto, la partita si complicherebbe ulteriormente. Facendo finire la storia sul tavolo della Corte costituzionale, che potrebbe trovarsi di fronte alla necessità di sciogliere un conflitto di attribuzione: vale la legge nazionale che prevede la vigilanza della Banca d’Italia, o quella regionale che ordina a Irfis di versare quei soldi? E i tempi a quel punto sarebbero lunghissimi.
Un pasticcio. “Irfis – spiega il dirigente generale delle Finanze, Giovanni Bologna – ha fatto tutto quello che doveva e poteva. E lo ha fatto con prontezza. Noi inscriveremo comunque l’accertamento in entrata. Ma per una questione di cautela dobbiamo attendere ancora un po’ prima di rendere effettivo il finanziamento”. Perché oltre alla vicenda di Bankitalia, sulla Finanziaria regionale pende anche un rischio-impugnativa da parte della presidenza del Consiglio dei ministri. Per quella, bisognerà attendere 60 giorni. E l’impressione è che su questa norma, il pericolo di una ricorso alla Corte costituzionale sia più che concreto. E con esso, il rischio che i 53 milioni destinati ai disabili e faticosamente trovati tra le pieghe dei bilanci regionali, vadano, chissà come, cercati da un’altra parte.
La precisazione dell’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei
“L’articolo non è corretto. Quella somma è destinata, come le altre, a finanziare l’intera manovra. Quindi i soldi per coprire le spese per l’assistenza dei disabili ci sono tutti. Qualora i 53 milioni di euro non si sbloccassero, creerebbero disavanzo, ma sarebbero comunque spesi. Nonostante in questi anni, al contrario, i nostri bilanci siano stati sempre chiusi in avanzo. Detto ciò, lo ribadisco: i soldi per i disabili sono al sicuro. La copertura per quelle spese è slegata dalle somme relative a Irfis”.