PALERMO – In Qatar va tutto bene. Ed è già una buona notizia. Se si sceglie di puntare lo sguardo verso il Medioriente, dando la nuca alla Sicilia, è tutto in ordine. Il presidente della Regione Rosario Crocetta ha incontrato stamattina a Palazzo d’Orleans lo sceicco Mohamed Al Emadi, proprietario del centro commerciale Al Hazm che aprirà i battenti a Doha nel mese di marzo. E che ospiterà alcune aziende siciliane.
Ma la conferenza stampa di oggi, giunta a una insolita distanza dall’ultima del governatore, ha immediatamente assunto toni surreali. La Regione siciliana in questo momento ha un governo immobile a causa di una crisi finanziaria ed economica messa nero su bianco dalla stessa giunta costretta a chiedere un mega prestito per pagare gli stipendi, un’Assemblea regionale incapace di legiferare a causa delle liti tra i partiti, un bilancio ancora inesistente e che potrebbe prevedere tagli tali da tradursi in un dramma sociale mai visto.
Ma oggi si è scelto di voltare lo sguardo verso il Qatar. Una decisione che sembra fare il paio col viaggio del presidente in Tunisia di un paio di settimane fa, in piena crisi di governo. E che appare “inopportuna” per diverse questioni. Innanzitutto per il periodo storico che sta vivendo l’Europa, flagellata dal Terrorismo dell’Isis e ancora ferita dagli attentati di Parigi. E proprio il Qatar, stando a diversi organi di informazione oltre che alle parole, ad esempio, di esponenti del governo tedesco è uno degli Stati sui quali si concentrano i maggiori sospetti di collaborazionismo con lo Stato islamico. Anzi, il ministro dello Sviluppo tedesco Gerd Mueller ha usato concetti che vanno un po’ al di là del semplice sospetto: “I soldati del califfo Abu Bakr al-Baghdadi vengono pagati dal Qatar” ha detto. Mentre anche il settimanale Panorama nello scorso numero ha raccontato: “Tra i paesi sospettati di doppiogiochismo, – si legge – c’è ora soprattutto il Qatar che, pur facendo parte formalmente dell’alleanza anti-Isis, non ha ancora imposto una stretta alle donazioni individuali di ricchi petrolieri e principi del Paese. Spesso, scrive The New Republic, Doha ha addirittura incoraggiato i finanziamenti individuali ai gruppi radicali islamici come l’Isis invitando nel Paese i suoi affiliati e dirigenti. Conferma uno studio del Washington Institute per il Vicino Oriente: ‘Sono centinaia di milioni di dollari i versamenti compiuti da facoltosi uomini d’affari in Qatar e Kuwait a favore di al-Nusra e Isis’”.
Lo sceicco di quel Paese oggi era al fianco di Crocetta. E insieme al governatore ha posato tenendo tra le mani una bottiglia dell’”Olio della pace”, prodotto dalla ditta Barbera grazie ad alberi provenienti da ogni parte del mondo. Una parentesi, appunto, surreale. Il miraggio di una oasi in mezzo a un deserto amministrativo, economico e politico. Uno sfiatatoio, è apparso il sogno del Qatar, dal quale espellere le scorie di un fallimento che è tutto nella paralisi dell’Isola. Così, il governatore ha potuto tirare fuori un pensierino sul terrorismo (“La Sicilia non è disattenta al tema della sicurezza, ma il vero antidoto è la reciproca conoscenza”), ha evidenziato “l’amicizia col Qatar”, ha esultato di fronte al progetto di far esibire l’Orchesta sinfonica siciliana all’inaugurazione del mega centro commerciale, ha accennato – vecchio vezzo – a speciali voli diretti dall’Isola all’Emirato “per portare in Sicilia turisti di alto livello”, ha assicurato infine che “lo sceicco è uomo di parola. Guai in quelle realtà a tradire l’amiciza e la fiducia”. Un sogno da Mille e una notte. Che è svanito all’improvviso, di fronte alle domande sulle noiose emergenza siciliane.
“Non mi facciano più perdere tempo”, ha ammonito infatti Crocetta a margine della conferenza. “Se mi consentissero davvero – ha aggiunto il governatore – di lavorare all’internazionalizzazione delle nostre imprese, vi farei vedere quanti risultati otterremmo. Ma da adesso in poi, basta con le chiacchiere inutili: chi ci sta ci sta”. Un riferimento diretto agli alleati. Che però faceva un po’ a pugni proprio con quella esotica conferenza stampa sui mega progetti mediorientali. Temi ovviamente assai meno noiosi di quelli che riguardano, ad esempio, l’assetto dell’Assemblea regionale: “Le commissioni? Sto lavorando anche io – ha detto Crocetta – alla ricerca di un equilibrio. È chiaro, bisogna trovare un accordo o salta tutto”. Cioè, tutto si ferma di nuovo, prima ancora di ripartire. Con una mozione di sfiducia che pende nuovamente sul capo del governatore. Che non ha risparmiato una frase al curaro per il Movimento cinque stelle: “Credo sia normale – ha detto – che i grillini chiedano di mettere fine alla legislatura. Del resto – l’ironia di Crocetta – potranno dire ai loro elettori che in tre anni sono riusciti a costruire una trazzera”.
Intanto, però, al di là della mozione, il governo regionale rischia di perdere ancora qualche pezzo per strada, come l’assessore in bilico Luisa Lantieri: “Se rimane al suo posto? In questi casi – ha detto Crocetta – la migliore parola è quella che non si dice. Lasciatemi lavorare. Certamente – ha però aggiunto – bisogna trovare un equilibrio complessivo che deve coinvolgere tutte le forze della coalizione. Non è il momento, questo, di alzare steccati”. Frase sibillina, che non esclude la possibilità che, nel quadro degli accordi, si possa rimettere mano alla giunta. “Da quattro mesi parlo di rimpasto – ha ammonito Crocetta – e non riesco a occuparmi delle cose veramente importanti. Adesso basta”. Ed è corso via, per la foto ricordo con lo sceicco.