CATANIA – “Sono trascorsi ben cinque anni da quando – in quella infausta notte del 20 gennaio 2020 – 16 famiglie che vivevano tra Via Castromarino e Via Plebiscito sono state strappate alle loro case, senza mai più ritornarvi”. Inizia così la lettera aperta di Oriana Pappalardo, docente di lettere, una delle residenti di quelle case di via Castromarino 11.
“Case ancora oggi inabitabili, inagibili, sinanco depredate degli arredi da parte di ignoti, sommando al danno la beffa – prosegue -. Cinque anni di supplizi, di umiliazioni, di abbandono assoluto a noi stessi, di un dolore straripante, generato dall’essere stati considerati solo un imprevisto geologico”.
“Per le autorità noi siamo un imprevisto”
“È questo che siamo sempre stati noi sfollati. Un imprevisto, una casualità, che le autorità presenti e passate si sono scrollate via come granelli di polvere. Perché è questo che siamo. Polvere, imprevisto, fantasmi a cui solo pochissimi catanesi di buon cuore che Dio li benedica sempre hanno ridato dignità, attraverso il loro disinteressato aiuto”, sottolinea.
“Per il resto della città siamo e saremo quelli che “acchiappanu un sacchi i soddi”. Quando in realtà solo metà di noi ha ricevuto pochi spiccioli per poter ricominciare”, aggiunge la professoressa. L’altra metà invece è rimasta sospesa nel nulla. Tra ferite psicologiche e rischio di pignoramento di quelle famose case, per cui qualcuno non riesce più a pagare il mutuo e contemporaneamente l’affitto”.
Quella “talpa” ancora ferma
“Noi famiglie dell’imprevisto geologico, se così può essere definito un fenomeno preannunciato e di cui si doveva avere timore. Continuiamo a lottare a fianco del nostro difensore, l’avvocato Giuseppe Lipera“, prosegue la docente. “Per avere un giorno giustizia, per ribadire che noi non siamo vittime di un “imprevisto geologico”. Ma persone che avrebbero semplicemente voluto che la cautela e gli approfondimenti oggi messi in campo per la parte di tratta susseguente a dove si è consumata la tragedia, fossero stati adottati anni fa, prima di trivellare sotto le nostre case”.
Secondo la docente, “non può passare inosservato come la “talpa” da quando è stata annunciata in pompa magna la sua ripartenza (nel del luglio 2024) sembri più una “lumaca” posto che si sarà spostata di appena qualche metro dal teatro del disastro”.
“Non smetteremo di lottare”
“Chissà, se così fosse stato, forse il crollo “fortuito” sarebbe stato prevedibile – dice ancora la Pappalardo –. E magari l’edificio crollato in Via Castromarino non sarebbe diventato il capro espiatorio di un conglomerato di errori altrui, per i quali a pagarne le conseguenze sono solo persone senza colpa”.
“La verità – conclude – è figlia del tempo e dovessero trascorrere altri 5, 10, 20 anni, noi saremo qui a ricordare ogni anno questa ennesima triste storia tutta catanese. E a ricordare che non smetteremo mai di lottare”.