Mentre si infiamma, con toni senza precedenti nelle relazioni tra alleati, lo scontro tra Donald Trump e il leader ucraino Volodymyr Zelensky, provocando imbarazzo, pure questo senza precedenti, nei Paesi amici degli Usa come la Francia, la Germania e la stessa Italia; mentre i venti di guerra non sembrano placarsi nemmeno nella martoriata Gaza, ostaggio di una tregua assai fragile se consideriamo i mezzi orribili di lotta usati dai terroristi di Hamas e la componente fondamentalista israeliana indisponibile al dialogo con il popolo palestinese; mentre emerge sempre con maggiore (e triste) evidenza l’assenza di statisti lungimiranti in un mondo in cui sembrano crescere le diseguaglianze, le povertà, i razzismi e i conflitti scatenati ‘in nome di Dio’, c’è un uomo da settimane chiuso in una stanza d’ospedale.
Quanto ci manca in questo momento di follia e cecità la voce non spezzata di Papa Francesco. Quanto stonano, invece, le urla prepotenti di Trump nello Studio Ovale contro Zelensky, quanto stonano gli insulti di Vladimir Putin a chi chiama nemico, quanto stona l’ipocrisia di Benjamin Netanyahu che si indigna giustamente per i bambini ebrei uccisi da Hamas, dimenticando, però, i troppi bambini palestinesi massacrati dal suo esercito per la vendetta che deve consumare.
Quanto stona la debolezza colpevole dell’Unione Europea, incapace di coraggio e determinazione nel promuovere trattative e mediazioni, abbandonando servilismi e convenienze, in favore di quella pace giusta numerose volte invocata da Francesco.
“Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”. Gli operatori di pace, credenti e non credenti, sanno bene che non valgono i riti, non bastano le apparenze. Occorre agire e appellarsi alle rette coscienze. Quanto stona il sanguinoso fragore in cui siamo immersi dinanzi all’afflizione silenziosa del Pontefice così carica di amore e di compassione. Ci manca tanto la tua voce, Santo Padre.
Manca a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà. E tra costoro, purtroppo, spesso non scorgiamo i ‘padroni’ dei nostri destini.