Catania, le famiglie sfollate in via Castromarino: "Si indaghi ancora"

Catania, le famiglie sfollate in via Castromarino: “Si indaghi ancora”

La missiva del legale alla Procura

CATANIA – Per i consulenti della Procura, i lavori sarebbero potuti ripartire “già da febbraio 2020”. Eppure, a distanza di quattro anni dal crollo di via Castromarino, che ha costretto alcune famiglie a lasciare le proprie case – e che “solo per mera fortuna”, secondo il loro legale, “non ha causato una carneficina” – i lavori di “prolungamento della rete ferroviaria nella tratta metropolitana di Catania dalla Stazione Centrale all’Aeroporto – Tratta Stesicoro – Aeroporto LOTTO I” sono ancora fermi, “lì dove si sono arrestati”.

E la cosiddetta “talpa”, lo strumento che era in azione in quei giorni – a cui le famiglie hanno sempre attribuito una responsabilità in relazione al crollo, anche se il punto non ha mai convinto gli organi investigativi – da allora non sarebbe stata “spostata di un millimetro”. Sono alcune delle ragioni per cui l’avvocato Giuseppe Lipera, che assiste alcune delle famiglie sfollate per il crollo avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 2020, chiede alla Procura di riaprire le indagini.

L’archiviazione

L’indagine, si ricorda, si è chiusa senza alcuna attribuzione di responsabilità, nonostante le istanze e le richieste delle famiglie, che continuano a chiedere che si faccia chiarezza. Per la Procura, va ricordato, non sono stati commessi errori. Secondo il pm, “non vi può essere responsabilità senza colpa” e “la colpa presuppone come requisito minimo indispensabile la possibilità di muovere un rimprovero all’agente, rimprovero che nel caso in esame non è possibile elevare”.

Il crollo

Quella notte, ricostruisce il penalista catanese, l’edificio che faceva angolo con via Plebiscito subì “un rovinoso crollo a causa dell’improvviso svilupparsi di una profonda e vasta voragine nel cortile interno dello stesso”. L’evento, scrive sempre il legale, “si verificava contestualmente al passaggio della cosiddetta talpa”, utilizzata dalla ditta al lavoro.

La mancata ripresa dei lavori oggi è uno degli elementi nuovi su cui si basa l’istanza dell’avvocato. Tale circostanza, per il legale, “lascia ragionevolmente dedurre che vi sia ben più di un problema nel progetto esecutivo ovvero nel metodo utilizzato per l’escavazione, evidentemente non adeguati rispetto alla complessa situazione geologica “scoperta” solo a seguito del disastro e solo su indagini disposte dalla Procura della Repubblica”.

I dubbi delle famiglie

“Chiunque – scrive l’avvocato Lipera – si pone questa semplice domanda: se erano necessarie solo delle “accortezze” perché i lavori proseguissero, così come è dato trarre dal decreto di dissequestro del cantiere dell’aprile 2020, per quale ragione le operazioni di scavo non sono ripartite all’indomani del dissequestro?”.

Alla base dell’istanza anche alcune notizie di cronaca relative alla procedura in corso per la risoluzione, tra il ministero delle Infrastrutture e l’azienda appaltatrice, “del contratto avente ad oggetto proprio l’esecuzione dei lavori relativi al lotto Stesicoro-Aeroporto”.

Si chiede ancora il legale: “Se nessuno tra azienda appaltatrice e stazione appaltante ha avuto responsabilità nella causazione del disastro e se i lavori potevano già ripartire appena un mese dopo il crollo di via Castromarino, per quale ragione detti lavori non sono mai ripartiti? E per quale ragione, al contrario, oggi vi sarebbe un contenzioso tra stazione appaltante e azienda appaltatrice?”.


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