Cuffaro resta in carcere |In libertà tra 14 mesi - Live Sicilia

Cuffaro resta in carcere |In libertà tra 14 mesi

Rigettato il ricorso del suo avvocato, Maria Brucale, contro l'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma, che aveva negato all'ex presidente della Regione la possibilità di finire di scontare la pena usufruendo dell'affidamento ai servizi sociali.

l'ex governatore sta scontando una pena di 7 anni
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PALERMO – (Lara Sirignano, ANSA) Salvo sorprese dell’ultim’ora, gli ultimi 14 mesi che, grazie alla buona condotta, gli restano da scontare, li trascorrerà in una cella di Rebibbia. Un destino giudiziario quello di Salvatore Cuffaro, ex potente governatore siciliano condannato a 7 anni per favoreggiamento a Cosa nostra, che il suo legale ha tentato di scongiurare prima rivolgendosi al tribunale di sorveglianza di Roma, poi alla Cassazione. Nonostante il parere favorevole di due Procure generali e dell’istituto di pena che attesta il “ravvedimento” del detenuto, i giudici hanno respinto l’istanza di affidamento dell’ex politico ai servizi sociali, condannandolo così a restare in cella.

E’ di oggi la sentenza con cui la Suprema Corte ha rigettato il ricorso contro il no dei giudici alla scarcerazione. Non sono ancora note le motivazioni, ma è probabile che il ragionamento seguito dalla Cassazione sia lo stesso dei colleghi del tribunale. Cuffaro, disse il collegio, non ha collaborato alle indagini e non ha consentito “il disvelamento” delle zone d’ombra che ancora restano su alcuni fatti a lui contestati. E poiché la legge vede proprio nella collaborazione uno dei requisiti per la concessione del beneficio carcerario, il no del tribunale fu secco. Ma l’argomentazione, per il legale dell’ex governatore, l’avvocato Maria Brucale, sarebbe superabile. “Sono molto amareggiata – dice – ma non ho alcuna intenzione di arrendermi, soprattutto alla luce della decisione presa per Domenico Miceli (ex delfino di Cuffaro condannato nell’ambito della stessa indagine per concorso esterno in associazione mafiosa ndr)”.

Recentemente all’ex assessore comunale il Tribunale di sorveglianza di Palermo ha concesso l’affidamento ai servizi sociali. “Miceli aveva un’imputazione più grave – dice l’avvocato Brucale – ma i giudici hanno accolto la sua istanza ritenendo che nella vicenda non ci fossero elementi oscuri e che non residuasse spazio utile per una collaborazione alle indagini”. “Inoltre – conclude – la Corte Costituzionale ha più volte ribadito che quando il percorso rieducativo, unico fine della pena, è compiuto, non rileva se ci sono o meno margini ulteriori di collaborazione del detenuto”. Cuffaro si consegnò ai carabinieri nel 2011, dopo che la Cassazione sancì il passaggio in giudicato della condanna. Secondo i giudici l’ex governatore, che era al centro di una serie di relazioni pericolose che coinvolgevano boss, politici e manager della sanità privata, avvertì Miceli, abituale frequentatore del boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro, delle indagini a suo carico. Rivelazioni che Miceli riferì al capomafia consentendogli di scoprire una cimice piazzata nella sua abitazione. Da qui le accuse di rivelazione di segreto istruttorio e favoreggiamento aggravato.


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