Da hotel a centro di accoglienza| La metamorfosi di Piano Zucchi - Live Sicilia

Da hotel a centro di accoglienza| La metamorfosi di Piano Zucchi

La protesta dei migranti a Piano Zucchi, foto Albanese

L'Hotel Piano Torre, storica meta turistica madonita, ospita 80 immigrati. Ma vogliono andare via.

PALERMO - IL CASO
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PALERMO – Proteste e blocchi stradali. Hanno dato vita a due giorni di caos i migranti ospiti in un albergo di Piano Zucchi. Hanno impedito l’accesso alle auto sulla strada provinciale 54 che collega la zona con Piano Battaglia e la situazione è tornata alla calma soltanto con l’intervento dei carabinieri. Ad alloggiare all’hotel Piano Torre, storica struttura madonita gestita dalla famiglia Mogavero che da tre anni è diventata un centro di accoglienza, circa ottanta ragazzi provenienti da Gambia, Mali, Sierra Leone, Nigeria e Senegal. Il gruppo che avrebbe scatenato i disordini sarebbe composto però da sei migranti.

“Hanno cercato di influenzare tutti gli altri – spiega il titolare, Beppe Mogavero – e chi non ha condiviso la protesta è stato minacciato, al punto che è stata presentata una denuncia ai carabinieri. Sono stati giorni difficili, in cui ho provato grande sconforto. Qui non facciamo mancare nulla a questi ragazzi, facciamo di tutto per soddisfare ogni esigenza rimettendoci anche economicamente”. Si sarebbero ribellati per lo scarso cibo e la mancanza di medicinali, ma il proprietario della struttura ribadisce con forza che alla base della protesta ci sarebbe tutt’altro: “La verità è che vogliono andare via da qui. Me l’hanno detto loro stessi. Pochi giorni fa abbiamo partecipato ad un incontro in prefettura insieme alla responsabile del centro, durante il quale i ragazzi non hanno più parlato né del cibo, né dei farmaci, in realtà sanno bene che non manca niente”.

All’hotel Piano Torre tutte le camere sono state messe a disposizione dei giovani africani, resta però aperto al pubblico il servizio di ristorazione. “Siamo ormai alle strette – prosegue -. Da un anno non vengono erogati i soldi dalla prefettura, sono stato io stesso a provvedere a tutto, di tasca mia, anche indebitandomi. Qui dovremmo accogliere al massimo 45 migranti e invece ce ne sono ottanta perché è una situazione di emergenza. Ciò nonostante tutti i ragazzi possono usufruire sempre di tutti i servizi: la piscina è a loro disposizione, così come l’area fitness e il campo di calcio illuminato anche la notte. In ogni camera c’è la televisione e la struttura è provvista di Internet wi-fi, satellitare e pay tv. Offriamo cibo di prima qualità, con prodotti locali. Per questo ritengo queste proteste immotivate e volte a mettermi in difficoltà”.

Un centro di accoglienza in cui i migranti dovrebbero solo essere di passaggio, ma dove sono rimasti anche per più di un anno. “Il sistema burocratico su cui si basano questi trasferimenti ha tempi lunghissimi – dice il titolare dell’hotel Piano Torre – e i ragazzi restano qui praticamente a tempo indeterminato. Si tratta di una situazione delicata, ma non meritiamo l’ingratitudine. Da quando non arrivano le somme previste finanziamo l’accoglienza con soldi personali e prestiti. Tre anni fa – sottolinea Mogavero – ho fatto questa scelta perché è umanamente la più corretta. Piano Battaglia si sta spegnendo, qui non viene più nessuno. L’unico modo per rendere ancora utile questa struttura e non chiudere i battenti era di aprire le porte a chi ne ha bisogno. Ma questi comportamenti sono inaccettabili”.

A rimpiangere i tempi andati di una delle zone più rigogliose delle Madonie, anche diversi clienti che negli ultimi anni hanno trascorso alcune giornate nella struttura. “Ci dispiace molto leggere recensioni in cui viene puntato il dito contro la presenza dei migranti – continua Mogavero – ma è una questione di sensibilità personale. Chi viene al nostro ristorante dovrebbe soffermarsi soltanto sulla qualità della nostra cucina, non sulla presenza dei ragazzi che ospitiamo. Che Piano Battaglia sia ormai in declino è purtroppo un dato di fatto”.

“Era una zona felice, adesso è la montagna degli incubi”, dice Nicola Tricomi, medico palermitano. “Mi reco spesso in quella zona e quello che una volta era un bellissimo albergo, ambita meta di sciatori ed amanti della montagna, si è trasformato in un luogo dove questi giovani restano per mesi e mesi. Si tratta di un posto in cui la temperatura per loro rappresenta una sofferenza, in cui hanno visto scemare la possibilità di una meta migliore. Dovrebbero rimanere lì per poco tempo e invece vengono abbandonati, sono vittime di un sistema marcio”.


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