CATANIA – Un incontro dibattito per capire cosa ne sarà del San Marco. Per comprendere se l’ospedale tanto atteso resterà incompiuta o aprirà i battenti. Lo ha organizzato la Cgil etnea, su proposta di Sara Fagone, già delegata del sindacato per il quartiere di Librino e oggi responsabile delle periferie.
A Catania dunque sei responsabile di tutto quello che non è centro. Come pensi di muoverti e cosa pensi di fare?
Ringrazio la Cgil e Giacomo Rota in particolare per la fiducia che mi sta dimostrando. Spero di essere all’altezza del compito che mi ha dato da svolgere. Oggi il tema della periferie è prioritario, la Cgil l’aveva capito da tempo infatti a Librino ha scommesso e penso che qualche risulto l’abbiamo ottenuto. Io vorrei portare avanti anche per gli altri quartieri periferici il modello Librino. Ci sono tante associazioni che si muovono ma se sono isolate non riescono a far sentire la propria voce. Mettere in rete le associazioni insieme alle scuole che svolgono un’azione importantissima nel territorio vuol dire aumentare il volume delle voci, e portare avanti le istanze di un quartiere
La questione San Marco. Martedì la Cgil farà il punto. Quali aspettative sulla struttura e quali preoccupazioni per la sua mancata apertura?
Sì, sull’ospedale San Marco Librino ha una grande preoccupazione. Voglio ricordare che quello di domani è un incontro importante per tutti. il quartiere per il suo vissuto teme, alla luce dei guai giudiziari dell’impresa, che i lavori non vengano completati e che l’ospedale resti un altra incompiuta come tante a Librino. Inoltre, e questo interessa tutta la zona sud e la città intera, la chiusura del Vittorio Emanuele, senza l’apertura del nuovo ospedale, porterà disagi all’utenza. Tutto questo è stato discusso anche con le associazioni e le scuole, che saranno presenti, ed è un obiettivo comune.
Fare rete. Librino ha insegnato che non solo è possibile ma è anche efficace. Che ne pensi?
Si ne sono convinta. Librino ha dimostrato di saper fare proposte politiche condivise e che partono dal basso, ha dimostrato l’attivismo delle persone per quanto riguarda i problemi legati al territorio. Mi ricordo la battaglia per l’acqua, per la luce, per la scuola superiore. Se abbiamo raggiunto qualche obiettivo è stato perché ci siamo mossi insieme. Poi è chiaro che ciascuno svolge un ruolo e ha uno scopo nella propria associazione, ma è vero che sa fare rete e risolvere i problemi comuni. quanto meno ci prova…
Il ruolo del sindacato, negli ultimi anni, si è fuso e confuso con la politica. Credi che questo abbia tolto forza all’azione sociale?
Io non credo che si sia fuso, magari confuso questo si, ma agli occhi degli altri. Io personalmente non mi sono mai stata iscritta ad un partito politico, la mia ultima tessera di partito risale al 1989, altri compagni hanno scelto di tesserarsi perché pensano che dall’interno si possono cambiare le linee politiche di un partito e portare avanti in questo modo i diritti dei più deboli e dei lavoratori. Poi mi pare che la Cgil è in prima linea contro molti provvedimenti che stanno umiliando il mondo del lavoro , vedi la campagna di raccolta firme sulla carta dei diritti. Ognuno ha le proprie opinioni e il proprio metodo per arrivare ad un obiettivo e credo che tutte siano comunque da rispettare, l’importante che non ci sia mai malafede.
Librino usato in campagna elettorale e poi dimenticato. È ancora così?
È sempre così, ma non solo a Librino, per questa ragione nel territorio svolgiamo un’azione di “propaganda sociale”. Parliamo molto con le persone li convinciamo a partecipare attivamente, proprio perché i cittadini devono essere protagonisti del proprio futuro e saper distinguere poi tra chi li usa e chi invece apprezza la partecipazione come punto di svolta della politica. Certo la mancanza di lavoro non rende le persone libere e lucide, ma la Cgil lotta proprio per questo, da oltre 100 anni.