Da Mehmeti e Pinilla a Glick |Quando il rosa è un fardello - Live Sicilia

Da Mehmeti e Pinilla a Glick |Quando il rosa è un fardello

Lo svedese-kosovaro, in ombra l'anno scorso al Palermo, vive il suo momento di gloria tra i cadetti con la maglia del Novara con cui nell'ultima giornata ha firmato una tripletta ai danni del Cesena. Il poker piemontese è stato arricchito da un quarto gol sempre di matrice ex palermitana. La storica penna rosanero Benvenuto Caminiti ci invia una riflessione su diversi giocatori che si sono rigenerati lontano da Monte Pellegrino.

PALERMO – La strepitosa tripletta di domenica di Agon Mehemeti al Cesena mi ha suscitato una ridda di strani pensieri, un po’ dolci un po’ amari: da una parte, ero contento per lui (che resta un giocatore del Palermo, sia pure dato in prestito al Novara), dall’altra, quasi infuriato, perché non  riuscivo a darmi pace: lui è uno dei tanti giocatori, scovati dal Palermo in ogni angolo del mondo, che non  combinano niente per mesi, anche per anni in maglia rosanero ma che, appena mettono fuori il naso (dovunque, in Italia e all’estero, in serie A e in B) si scatenano. Mehemeti è solo l’ultimo esempio di questo strano fenomeno e direi, data la straordinaria performance di domenica, il più clamoroso.

Me ne stavo, avvilito più che mai dalla domenica di sosta del campionato, a guardare l’unica partita che davano in tv. La noia, che era cominciata sin dalla mattinata, mi stava lentamente consumando, ma c’era questo Cesena-Novara su Sky e per un calcio-dipendente del mio livello era pur sempre meglio di niente: “Mah, speriamo che non mi addormenti”, ho pensato. Poi ho drizzato le orecchie perché Memheti, che era dato in panchina, invece giocava, per l’improvviso infortunio di Piovaccari, il centravanti titolare: “Mi…, uno nostro c’è pure qui, vediamo che combina…”.

E ci ho messo più attenzione, volevo vedere com’era questo svedese-kosovaro, arrivato al Palermo con la fama del “nuovo Ibrahimovic” più di un anno fa e mai visto veramente in campo, tranne qualche spezzone di partita qua e là: un anno intero a bivaccare tra panchina e, soprattutto, tribuna. Ero piuttosto scettico, dunque, e al primo tackle perso ho pensato: “Mediocre. Ma perché l’hanno portato sin qui dal Malmoe? A fare che?”. Ma è stato solo un cattivo pensiero, subito spazzato via dal suo primo perentorio scatto in profondità: “Guarda un po’. Va sempre verso la porta, ce l’ha sempre davanti”. Come gli attaccanti di razza. Ho sgranato gli occhi e mi son seduto in punta di sedia per guardare meglio. E lui? Lui… sembrava saperlo, perché si è scatenato: tocchi di prima, uno-due con Gonzalez, smarcamenti felini, durissimi tackles, quasi tutti vinti. Insomma, una scoperta, uno mai visto e nemmeno pensato. Non solo da me, a quanto pare, ma da nessuno degli addetti ai lavori del Palermo.

Ero allibito e lui – per farmi un dispetto e farlo a tutti quelli come me che, se un mio giocatore si trasforma e gioca alla grande solo quando se ne va, divento una furia – ogni palla che toccava la metteva dentro. Irresistibilmente. E poi, a braccia levate, correva verso la panchina. Tre tiri tre gol: complimenti!

Dannazione, non li poteva fare nei tredici mesi che è stato con noi, con la nostra maglia? Evidentemente no, perché nessuno l’ha mai fatto giocare e come lui, negli ultimi tempi, il Palermo ne ha avuti tanti. Come il già citato Gonzalez, autore del quarto gol novarese, che è rimasto tra noi una sola estate, il tempo di prestarlo al Siena di… mister Sannino. Che non lo faceva mai giocare, giusto qualche partita di Coppa Italia e qualche ingresso dalla panchina. Ma lui veniva da un campionato super nel Novara (anche allora di Tesser) che, a suon di gol e di assist al suo compagno di reparto, Bertani, aveva fortemente contribuito a far andare in serie A. Il Palermo lo aveva preso con grande anticipo su tante altre pretendenti per poi relegarlo in panchina, salvo una partita e un gol nel preliminare di Uefa League, perso contro una sconosciuta squadretta svizzera. Che costò la panchina a Pioli, e non era ancora neppure cominciato il campionato.

Già, Pioli, altro mirabile esempio di… lungimiranza rosanero. Tre mesi a sudare e faticare in montagna per il ritiro, poi le prime amichevoli, i preliminari di Uefa e zac, a casa. Che se ne torni al suo paese se non è buono nemmeno a battere una squadretta svizzera. Giusto? Può darsi, certo è che quel suo Palermo tutto sembrava fuorché una squadra e lui tutto sembrava avere fuorché le idee chiare: una partita col 3-5-2 e la successiva col 4-4-2. Risultato? Confusione in campo e nessuna parvenza di gioco. Via il reprobo, prima che ci porti in serie B. Ma, visto che il campionato non era neanche iniziato, piomba su di lui il Bologna e – incredibile ma vero – Pioli torna ad essere il bravo allenatore che aveva disputato un’ottima stagione nel Chievo.

Trasformazioni di pelle e sangue: basta andar via dal Palermo. E non c’è partita – o quasi – di squadre d’ogni livello che non presenti tra le sue fila qualche ex rosanero, fallito con la nostra maglia e rigeneratosi, tipo miracolo, con altri colori. Come Pinilla, che si era spento da mesi all’ombra del Pellegrino, sembrava un giocatore finito, viene quasi regalato al Cagliari, ne indossa la maglia e zac, subito in campo e subito in gol contro il Palermo. Ma si può? Certo che si può, visto che al Palermo succede spesso. Altro esempio: Glick, polacco di dubbio talento, che in maglia rosa tocca uno o due palloni e pure male, poi va al Bari di Ventura e, infine, al Toro, sempre di Ventura. E che ti combina Kamil? Contribuisce al ritorno in serie A del Toro e, sempre da titolare nel centro della difesa granata, dimostra al colto e all’inclita che non era una schiappa ma un signor giocatore. E andiamo avanti: Gojan, il rumeno buono solo a procurarci rigori contro. Finché non va all’estero e poi torna in italia allo Spezia e qui gioca centrale e si fa onore. Sì, certo, la B non è la serie A, ma fino ad un certo punto: se uno è una schiappa in A, tale resta in B e invece, guarda Mehemeti, guarda Glick, guarda Gojan. 

Insomma, un mistero: che la maglia rosanero possa diventare un fardello, per il suo prestigio e la sua storia, non voglio neanche pensarlo. Piuttosto mi piace pensare che lo diventi solo per le mezze cartucce e che, invece, per i campioni veri sia semplicemente il miglior trampolino di lancio possibile e immaginabile. Due soli esempi per chiarire il concetto: Cavani e Pastore, già forti in maglia rosanero e che, una volta cambiata casacca, sono diventati ancora più forti. Tra i migliori al mondo.


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