Premessa naturale e obbligatoria. Leoluca Orlando è stato il monarca indiscusso di un lungo regno democratico. Ha fatto cose buone e cose meno buone, come sovente accade. Ma l’ultimo periodo di governo è stato gravemente deficitario. Roberto Lagalla, invece, arriva adesso, dopo essersi sperimentato in altri settori. Dal punto di vista delle responsabilità, il paragone non regge. Le ferite di Palermo sono ancora orlandiane, come sono orlandiani i traguardi che taluni rivendicano e che altri non vedono.
Ma è proprio la desolazione del panorama a provocare la proverbiale caduta delle braccia, nella città che casca a pezzi. Lo scandalo supremo e nauseabondo del cimitero dei Rotoli. L’inemendabile munnizza. La sovrabbondanza di ciaffico e la penuria di polizia municipale per le strade. La viabilità sconnessa. I marciapiedi rotti… Non c’è un angolo, in cui lo sguardo si posi, che non riveli il disastro, che non racconti un capolinea, che non componga un inno all’invivibilità. Sì, da Orlando a Lagalla, con tutti i distinguo del mondo, i tempi necessari e gli accorgimenti della narrazione, Palermo cade a pezzi, in un clima cupo di rabbiosa rassegnazione. Ed è difficile perfino pensare a un futuro migliore.
Dunque, come sospettiamo che sia noto, c’è un nuovo sindaco, dopo l’epoca dell’Orlandismo. E’ un moderato di destra e porta con sé una fama non unanime, ma diffusa, di amministratore accorto. Né si può dire che il professore Lagalla sia stato manchevole nel riferire la drammaticità delle circostanze. Che è riassumibile, in sintesi, così: senza soldi non si può vincere a Monopoli, figuriamoci se si può governare. La criticità è lampante.
Tuttavia, non vorremmo trovarci davanti a un’altra forma di retorica. Una sorta di spirito depresso, opposto alla ‘visione orlandiana’, intarsiata di sfolgorio e annunci. Un sindaco deve trovare delle soluzioni con il materiale disponibile, con il poco o il nulla che c’è. E Palermo ha bisogno di un sindaco. Per nominare un contabile del disastro non serve nemmeno votare. (Roberto Puglisi)