Per la magistratura di Rovigo è la mente criminale di una truffa che ha danneggiato diverse imprese durante il lockdown. William Cerbo, battezzato lo ‘scarface’ catanese per la sua fissazione al personaggio del film cult interpretato da Al Pacino, nei mesi scorsi è rimasto coinvolto nel blitz ‘Zona Rossa’ proprio per aver ingegnato un sistema illecito attraverso alterazioni di bilancio e complici di società ‘non proprio operative’.
Il catanese è tornato in libertà dopo un periodo di detenzione e arresti domiciliari. Il gip di Rovigo lo ha messo in libertà dopo che ha chiesto il giudizio abbreviato. A William Cerbo, difeso dall’avvocato Alessandro Coco del foro di Catania, è arrivato un decreto di giudizio immediato. Che in soldoni significa andare a processo senza passare dal filtro dell’udienza preliminare. Una scelta che si può fare quando “c’è l’evidenza della prova”. Come si legge appunto nelle 19 pagine del provvedimento del Tribunale veneto. “Sono soddisfatto per liberazione del mio assistito. Voglio, però, anche sottolineare l’adeguato garantismo dei Giudici di Rovigo, facendo buon uso della misure custodiale, la quale non deve mai tramutarsi in carcerazione preventiva”, commenta l’avvocato Coco.
Sono quattordici le truffe imputate al catanese che è indicato come il ‘capo promotore’ dell’associazione criminale. Insomma sarebbe stato lui il ‘regista’ del sistema scoperchiato dai finanzieri di Padova. Le società truffaldine si sarebbero presentate sul mercato acquistando a prezzi vantaggiosi e con dilazioni di pagamento prodotti agroalimentari, edili ed elettronici da alcuni buyer. Forniture che puntualmente non non sono state saldate: o adducendo a problemi economici legati al primo lockdown o disponendo assegni non coperti o bonifici poi annullati. La merce finiva in un capannone di Brescia, che è stato sottoposto a controlli della Finanza. Quando le pressioni si sono fatte insostenibili Cerbo e company sono diventati dei fantasmi.
Il catanese ha una condanna in appello molto pesante: associazione mafiosa, legata al clan Mazzei. Nel 2014 è finito in manette come braccio finanziario del boss Nuccio Mazzei ‘u carcagnusu. L’inchiesta fu chiamata Scarface proprio per la sua venerazione del personaggio cinematografico. Addirittura fu trovato un trono simile proprio a quello del film cult. E nonostante gli arresti, le condanne, William Cerbo non ha perso la ‘venerazione’ per Tony Montana. Nel suo appartamento extralusso di Milano, i militari veneti hanno trovato una gigantografia di una scena del capolavoro di Brian De Palma alla parete. Cerbo ora dovrà affrontare un altro processo. Questa volta lontano da Catania.