CATANIA – Mario Strano, arrestato ad Altavilla Milicia in un resort sul mare dove l’ex boss aveva pianificato di trascorrere il ferragosto, sarebbe stato almeno fino al suo arresto nel maxi blitz Revenge del 2009 il capo indiscusso del quartiere Monte Po di Catania. Mario Strano, insieme ai fratelli Marco, Claudio e Alessandro, avrebbe detenuto il potere criminale in una zona che fa da cerniera tra Misterbianco e Catania e per anni ha rappresentato uno dei punti nevralgici dello spaccio di droga alle falde dell’Etna e anche del racket delle estorsioni.
Mario Strano, a differenza degli altri due fratelli, ha scelto di costruire la sua abitazione a Picanello e non a Monte Po. Casa e affari lontani, insomma. Il suo nome compare in diversi processi, in numerose inchieste, in alcune delle più importanti indagini degli ultimi 20 anni della Dda di Catania. Mario Strano ha rivestito un ruolo strategico nello scacchiere della mafia catanese, sia come esponente dei Santapaola Ercolano che dei Cappello-Carateddi.
Mario Strano nel 2015 ha finito di scontare la condanna per mafia inflitta al termine del processo Revenge che ha portato alla ribalta la rivoluzione nella geografia della mafia catanese. I Santapaola Ercolano avevano subito pesanti perdite tra le sue squadre militari. Tra questi gli Strano di Monte Po che avevano accettato “il corteggiamento” di Iano Lo Giudice, capo dei Carateddi (oggi al 41 bis) e avevano scelto di transitare tra le file dei Cappello. Negli atti dell’inchiesta Revenge 5 condotta dalla Squadra Mobile di Catania vi sono intercettazioni e rivelazioni dei collaboratori di giustizia che ricostruiscono questo particolare momento di riassetto tra i clan catanesi deciso durante alcuni summit a Vaccarizzo. Mario Strano, inoltre, avrebbe avuto un peso specifico – almeno secondo i racconti dei pentiti – sulla decisione di uccidere Raimondo Maugeri, capo nel 2009 del Villaggio Sant’Agata, da parte di Sebastiano Lo Giudice. I Carateddi avevano dichiarato guerra ai Santapaola. Lo scopo sarebbe stato quello di diventare i nuovi “ras” della mafia catanese.
Insieme agli Strano transitano nelle file dei Carateddi anche i Martiddina di Piano Tavola, altro gruppo storico dei Santapaola. La Squadra Mobile segue quasi in diretta la “migrazione” tra clan. Una cimice, nel 2009, viene piazzata nell’auto di Massimo Squillaci. L’esponente dei Martiddina commenta con Giovanni Cavallaro la decisione di “dissociarsi dai Santapaola e transitare con i Cappello”. La conversazione avviene dopo un presunto summit a Vaccarizzo dove si sarebbe “ufficializzato” il nuovo ingresso: nella bilancia vengono messi i pro e i contro della decisione e Squillaci chiede al “sodale” cosa ne pensa (“Giovanni… sta scelta ca passamu cu iddi… bona?”). Per Cavallaro non ci sono dubbi, con i Cappello avranno un maggiore peso criminale. (“Megghiu ri unni erumu è sicuru”). Nel 2009 le microspie arrivano in carcere: è intercettata la conversazioni tra Concetto Bonaccorsi (capomafia dei Cappello), la moglie e la figlia. Le due donne spiegano che su precisa indicazione del nipote Sebastiano Lo Giudice nella cosca erano entrati gli Strano e i Martiddina. (“Sebastiano ti manda a salutare, hanno fatto ruppu due gruppi Mattiddina e gli Strano”).
Mario Strano avrebbe avuto paura di essere bersaglio del suo stesso clan. A raccontare questo dettaglio è stato Gaetano Musumeci, killer spietato del gruppo di fuoco di Sebastiano Lo Giudice). Gli Strano si portarono dietro tutto il portafoglio delle estorsioni di Monte Po e per questo motivo – dichiara sempre il collaboratore di giustizia – ci sarebbe stato un incontro a Misterbianco a cui avrebbero partecipato Enzo Aiello, Benedetto Cocimano, Orazio Finocchiaro, Turi Caruso, Sebastiano Lo Giudice, lo stesso Musumeci e Toni Marino. Al termine della riunione metà delle estorsioni ritornarono nelle casse dei Santapaola, ma dopo due mesi ci sarebbe stato un altro summit nei pressi della Chiesa de Le Salette di San Cristoforo. Al termine della “riunione” – afferma Musumeci – sarebbero stati restituiti ai Santapaola “anche la gestione della sicurezza e del bar dello Stadio”. Quella riunione tra mafiosa sarebbe avvenuta – rivela Gaetano D’Aquino, un altro collaboratore di giustizia ed ex reggente dei Cappello – lo stesso giorno dell’omicidio di Raimondo Maugeri nel 2009. Uccisione fortemente “spinta” da Mario Strano, secondo D’Aquino.
Il pedigree criminale di Mario Strano non poteva certo sfuggire agli inquirenti palermitani che hanno visto il nome e cognome dell’ex santapaoliano nella lista degli ospiti dell’hotel di Altavilla Milicia. Forse inevitabile l’irruzione nella struttura ricettiva dei poliziotti che hanno arrestato il sorvegliato speciale dopo aver dribblato i “catanesi” che hanno cercato di bloccarli. Mario Strano ha trascorso il ferragosto in una cella di un carcere palermitano. Altro che vacanza in un resort sul mare.