D'Alema, la star della kermesse Pd |Per l'ex premier applausi e consensi - Live Sicilia

D’Alema, la star della kermesse Pd |Per l’ex premier applausi e consensi

Il dibattito con Gentiloni sulle sfide della sinistra è diventato un processo al premier e al "nuovo" Pd.

FESTA DELL'UNITA'
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CATANIA – L’attesa è tutta per l’ex presidente del consiglio. I giornalisti si accalcano per sentirlo prima che inizi il dibattito sulla sinistra e sulle nuove sfide internazionali. Massimo D’Alema si concede a lungo ai cronisti con i quali parla di tutto, di Italia e di estero, anticipando appena il dibattito centrale del terzo giorno di festa dell’Unità. Quella che rischia, secondo D’Alema, il partito democratico, soprattutto sulla legge costituzionale e sull’Italicum. Sulla nuova legge elettorale e sul referendum si sofferma a lungo, non risparmiando bordate al premier Renzi, che ha effettuato “un’occupazione della Rai. Di peggio ha fatto solo Berlusconi”. E che ha posto la fiducia sulla legge elettorale, “cosa mai vista prima”. Quel presidente del consiglio che perde voti per essere diventato nel giro di due anni “un politico normale, con i peggiori difetti della politica. Abbiamo perduto la metà dei Comuni importanti dove si è votato, dice D’Alema. E abbiamo perso un milione di voti”.

Ma è la riforma costituzionale a tener banco, oltre che l’atteggiamento del Pd che perde consenso e non riesce più a recuperarlo, a vantaggio dei cinque stelle che “non votano per Grillo, ma contro Renzi. Si è determinata una frattura sentimentale, non piccola, con una parte del nostro mondo – afferma ancora D’Alema. Frattura la cui ricomposizione dipende dal segretario del partito. Chi ha portato nel nostro partito lo spirito della frattura è stato il leader. Noi non abbiamo mai teorizzato la rottamazione delle persone. Noi abbiamo discusso, abbiamo avuto dissensi, ma l’unità del partito non si discute”.

L’Unità alla festa dell’Unità. Un punto fermo per D’Alema che ricorda i dissensi con Prodi e con Veltroni, dialogo e rispetto. “Questa è la novità negativa che ha portato Renzi. E questo è distruttivo”. Parla di violenza nel partito, che non c’è mai stata prima, e di disaffezione pura. Il ministro Gentiloni sottolinea al contrario, che all’interno del Pd si può stare in minoranza, e si può anche criticare. “Abbiamo sfide importanti – afferma il ministro degli esteri – ma non possiamo essere accondiscendenti. Chi pensa che Renzi abbia torto, non io, si batta per diventare maggioranza. Ci dobbiamo mettere d’accordo su quale sia l’azione riformatrice”.

Poi, al momento della discussione sul referendum, lo scontro fino al primo momento sulla carta, si fa più ampio tra i due big del partito. Tanto che l’ex premier recupera la questione del simbolo scomparso. “Lo abbiamo liquidato”.

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