D'Alia cerca la rivincita - Live Sicilia

D’Alia cerca la rivincita

In 48 ore il leader dell'Udc siciliana ha perso la poltrona ministeriale e la sfida per la segreteria nazionale. Ma al congresso di Roma mezzo partito si è schierato con lui. Ora l'ex ministro dovrà dedicarsi alla Sicilia, con tre dossier scottanti da affrontare

PALERMO – S’è giocato tutto nel giro di 48 ore. E ha perso questa mano. Ma malgrado la doppia sconfitta, Gianpiero D’Alia ha carte che gli permettono di restare al tavolo e aspettare fiducioso il prossimo turno. Il leader dell’Udc siciliana, ministro della Funzione pubblica con Enrico Letta, non è rimasto nella squadra di governo, nella quale Casini ha piazzato all’Ambiente (ministero con portafoglio, uno scatto in avanti insperato per un partito ridimensionato come l’Udc) il bolognese Galletti. Neanche un giorno da ex ministro ed ecco che D’Alia è sceso in campo a Roma al congresso nazionale del partito per giocarsi la partita della segreteria, contro Lorenzo Cesa, che da otto anni e mezzo, un’eternità, è segretario dei centristi. Sfida vera è stata, con D’Alia – a 46 anni già ex ministro ma anche segretario e governatore mancato – a giocare il ruolo che nel Pd è stato di Renzi e nel Pdl di Angelino Alfano, ossia quello di chi rivendica un ricambio generazionale e una rottura rispetto alla gestione degli ultimi anni. Un partita, quella giocata a viso aperto da D’Alia, benedetta (senza clamore) dal suo mentore Pierferdinando Casini, e persa per una manciata di voti (435 contro 431). Una sconfitta di misura che però attribuisce all’ex ministro il consenso di mezzo partito, da Nord a Sud.

Nella disfida congressuale l’Udc siciliana è stata compatta attorno a D’Alia. Con Cesa solo il deputato regionale Mimmo Turano. Vicina al segretario riconfermato è anche l’assessore alla Famiglia Ester Bonafede. Il resto del partito, che vive comunque una fase dinamica al suo interno sta con l’ex ministro. Che c’è da aspettarsi adesso, sgravato dall’impegno governativo, seguirà più da vicino i dossier siciliani. A partire dal rimpasto, per il quale premono tutti gli altri alleati della maggioranza di Crocetta. Meno che l’Udc, che da un rimpasto avrebbe solo da perdere, visto che tutti concordano sul fatto che i tre assessori in giunta siano eccessivi per un partito ridotto ormai a una decina di deputati. Di certo, il gruppo parlamentare guarda al rimpasto con un certo interesse, dopo i recenti dissapori con gli assessori tecnici d’area. Soprattutto Patrizia Valenti, le cui mosse in merito alla pratica commissari delle Province non hanno entusiasmato alcuni deputati, come Turano, molto critico sulla scelta di Ingroia a Trapani.

Ma il nome Valenti apre anche un altro dossier di grande attualità per D’Alia, ossia quello delle sempre più vicine Europee. Quello dell’assessore alla Funzione Pubblica, infatti, è uno dei nomi circolati come possibili candidati dell’Udc (ipotesi che a Crocetta non è piaciuta). L’altro è quello di Carmelo Carrara, marito di Ester Bonafede. Altri nomi circolano, ma tutto dipenderà da come l’Udc si presenterà all’appuntamento. Per superare la soglia di sbarramento, infatti, è probabile che i casiniani facciano una lista unica col Nuovo Centrodestra. In quel caso, visto il peso maggiore degli alfaniani, è immaginabile che l’Udc concentri le proprie energie su un unico candidato, cercando di centrare il seggio nella circoscrizione Isole, visto il suo ancora significativo peso in Sicilia e il fresco buon risultato alle regionali in Sardegna.

C’è poi il capitolo relativo ai rapporti con Crocetta. Le fibrillazioni non sono mancate. E anche se al momento le dichiarazioni ufficiali sono all’insegna dell’understatement, nessuno si sente di escludere che alla fine l’Udc ripeta con Crocetta il film già visto con Lombardo, che i centristi mollarono in tempo quando la sua parabola cominciò a diventare discendente. I segnali, a ben guardare, non mancherebbero. Anche di questo dovrà occuparsi D’Alia. La sfida per tenere in vita l’Udc (posizione che ha rappresentato la sua linea al congresso) passa anche da qui.


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