Dalla Seus a Sicilia e-Servizi | La Regione taglia e pensa ai privati - Live Sicilia

Dalla Seus a Sicilia e-Servizi | La Regione taglia e pensa ai privati

La Ragioneria ha chiesto alle spa di adeguarsi ai prezzi di mercato. Altrimenti per gli stessi servizi si guarderà all'esterno.

Sprechi e risparmi
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PALERMO – Dalla Seus a Sicilia e-servizi, passando per i destini delle altre società partecipate. La Regione ha deciso di chiudere i rubinetti alle aziende regionali. O quantomeno, a centellinare i contributi. Adesso, le spa siciliane dovranno adeguarsi ai costi del resto d’Italia. E sullo sfondo,anche  la possibile privatizzazione dei servizi.

La richiesta, negli ultimi giorni, è giunta all’azienda che gestisce il delicato servizio del 118. Ma nel frattempo, la missiva della Ragioneria generale aveva raggiunto anche le altre società che effettuano servizi “in house”. Aziende, insomma, “strumentali” della Regione e incaricate di coprire un intero settore per conto dell’amministrazione di Palazzo d’Orleans. “Questa Ragioneria – ha fatto sapere il Ragioniere generale Salvatore Sammartano poche settimane fa – a tutte le società partecipate della Regione in house providing ed ai rispettivi organi d’amministrazione, ha ribadito la necessità, ove sussistano i requisiti per l’affidamento in house providing di servizi strumentali a rilevanza economica, di tenere conto degli opportuni parametri standard di riferimento che devono corrispondere ai prezzi di mercato”.

Insomma, un servizio pagato dieci euro in Lombardia dovrà costare altrettanto in Sicilia. Finora, invece, i contratti di servizio che scaturiscono dalle convenzioni sono stati spesso finanziati con contributi “a piè di lista”, frutto delle richieste delle stesse aziende sulla base dei costi affrontati. Ma le conseguenze pratiche di queste razionalizzazioni sono già evidenti. È già esploso, infatti, il “caso” Sicilia e-servizi. Proprio sulla base della nota di Sammartano, inviata agli uffici che hanno il compito di vigilare sulle Partecipate, il dirigente generale Maurizio Pirillo ha disposto un “taglio” nel contributo all’azienda guidata da Ingroia di quasi due milioni. Una riduzione del finanziamento frutto proprio di calcoli legati agli indicatori forniti dal mercato. Calcoli contestati dallo stesso Ingroia, che ha anche deciso di avanzare ricorso al Tar.

Ma i tagli adesso potrebbero riguardare un’altra grossa azienda regionale. Anche alla Seus, come alle altre partecipate, infatti, la Ragioneria generale ha chiesto di rivedere il contratto di servizio. E le criticità sottolineate dal Ragioniere generale Sammartano sono diverse e molto “concrete”. A cominciare dalla “definizione degli obiettivi quantitativi apparentemente basati su livelli storici di servizi anziché sulle prospettiche esigenze della domanda”. In pratica, l’assessorato all’Economia fa notare che non si potrà continuare a trasferire una determinata somma all’azienda solo perché finora si è fatto così. Dubbi anche sulla mancanza “di un giudizio di congruità dei prezzi” e “di obiettivi di efficienza e di economicità in termini di indicatori misurabili”. E ancora, contestata la “debolezza degli strumenti di verifica”, l’assenza di “indagini di customer satisfaction” e “la determinazione del trasferimento pubblico in termini forfettari e non unitari senza l’applicazione di metodologie di analisi dei costi, benchmarking e costo standard”. In questo caso, i costi dell’azienda avrebbero ignorato gli esempi “virtuosi” di altre società analoghe nel resto d’Italia. E proprio il riferimento al “costo standard” preoccupa i vertici dell’azienda che vedono, nella richiesta di Sammartano, anche l’ipotesi di una “privatizzazione” del servizio. La possibilità, insomma, di un ricorso al “miglior offerente” sul mercato. Un timore, del resto alimentato da un passaggio della nota della Ragioneria, col quale viene richiesta “la motivazione della presenza dell’affidamento in house providing, rispetto al ricorso al mercato o all’internalizzazione dei servizi”. “Il servizio di emergenza-urgenza – spiega però il presidente del Consiglio di gestione di Seus, Gaetano Montalbano – per la sua delicatezza deve continuare a essere gestito dal pubblico, anche al fine di garantire la qualità di un servizio che riguarda la tutela della salute dei cittadini. Tra l’altro – aggiunge – la nostra è una società in salute, che chiuderà i conti in utile”.

Ma come detto, la Regione potrebbe iniziare a guardarsi attorno. E del resto, i segnali che portano verso un progressivo abbandono delle società partecipate regionali iniziano a vedersi, sia per volere del governo che dell’Ars. È il caso, ad esempio, di Riscossione Sicilia: da tempo ormai si discute sul possibile trasferimento delle funzioni della spa presieduta da Antonio Fiumefreddo a Equitalia. Un avvicinamento, quello tra l’azienda regionale di riscossione e quella nazionale, che è già visibile nel recente accordo di “collaborazione” sottoscritto dalle due società: un primo passo, probabilmente, verso il passaggio delle attività di Riscossione a Equitalia: un passaggio caldeggiato da ampie fette di Sala d’Ercole, dai rappresentanti siciliani del governo Renzi (Davide Faraone in testa) e anche da alcuni sindacati.

E un’apertura verso i privati, con relativo “depotenziamento” delle aziende regionali, è stata approvata nell’ultima finanziaria. Con una modifica apparentemente minima ma che ha, di fatto, escluso il monopolio di Sicilia e-Servizi dalle attività informatiche, trasformando il rapporto finora sostanzialmente obbligatorio tra Regione e azienda, in una mera “ipotesi”. La Regione infatti “potrà”, ma non “dovrà” affidarsi a Sise per quei servizi. Dipartimenti e aziende regionali, insomma, potranno anche confrontare i prezzi richiesti dalla spa di Ingroia col resto del mercato. Prezzi, quelli di Sicilia e-Servizi, contestati già dalla Regione stessa e tradotti in un taglio dei contributi. Il primo, probabilmente, di una serie più lunga che riguarderà tutte le aziende in house. Alle quali verrà detto: “O fornite i servizi a questo prezzo, o ci rivolgeremo altrove”. Cioè ai privati.

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