Dalle calamità naturali agli attentati | Organizzare e gestire i soccorsi - Live Sicilia

Dalle calamità naturali agli attentati | Organizzare e gestire i soccorsi

“High risk mass accidents: how damage control is managed”. Questo è il tema del meeting internazionale ospitato dalla città etnea, organizzato da Gianfranco Longo, Direttore dell’Unità Operativa di Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro.

CATANIA – “High risk mass accidents: how damage control is managed”. Questo è il tema del meeting internazionale ospitato dalla città etnea, organizzato da Gianfranco Longo, Direttore dell’Unità Operativa di Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro. Un momento di riflessione sulla gestione di calamità naturali e incidenti provocati dall’uomo, finalizzato a definire strategie utili per intervenire e salvare vite umane. Terremoti, valanghe, frane e inondazioni, attentati terroristici e incidenti stradali, che rientrano tra gli high risk mass accidents, possono mietere centinaia di vittime e necessitano un intervento tempestivo, coordinato e altamente qualificato. “Già un anno fa abbiamo iniziato a pensare all’esigenza di un meeting che mettesse a confronto le esperienze di professionisti italiani e internazionali, in particolare dell’area del Mediterraneo, per riflettere sulla gestione delle grandi calamità”, spiega Longo. “Non sapevamo che ci saremmo trovati a discuterne a pochi giorni dai fatidici giorni di Parigi”. Le strutture catanesi sarebbero in grado di gestire attacchi terroristici? La risposta di Longo è affermativa e corroborata dall’esperienza delle equipe che si trovano a gestire emergenze di vario tipo come “gli incidenti stradali” e “gli infortuni sul lavoro”.

La parola chiave è “organizzazione”. Serve una sinergia con la protezione civile, il 118 e l’esercito, strutture coinvolte nella giornata di studi. Infatti, se il 118 è “un anello di congiungimento tra il luogo dell’incidente e gli ospedali” (dove si mette in moto una procedura standard che vede all’opera un’equipe multidisciplinare che opera nella stanza del trauma center), la protezione civile “si occupa di curare l’aspetto logistico in presenza di un grosso evento di massa” e deve smistare i feriti nei vari ospedali in base alle capacità di gestione dei nosocomi e “individuare il luogo in cui collocare eventualmente un ospedale da campo” (la cui gestione “è di competenza dell’esercito”).

“Servono piani strategici immaginando tutti gli scenari ipotizzabili, per non venire colti di sorpresa”, spiega Longo. E’ necessario perciò un lavoro di squadra soprattutto quando non è possibile raggiungere gli ospedali com’è avvenuto la notte dei tragici fatti di Parigi. Anche alla luce di questo tipo di emergenza è necessario che chi presta soccorso sul posto sia in grado di offrire cure quanto più complete. Fondamentale è il ruolo degli ortopedici e il “demage control ortopedico”. Il termine è mutuato dall’esperienza della marina militare americana, una procedura messa in moto quando una nave viene colpita e la falla viene provvisoriamente “tappata” per consentire all’equipaggio di proseguire la missione e di tornare alla base per una riparazione definitiva del mezzo. Lo stesso metaforicamente avviene “nella pratica clinica” nella cura dei pazienti politraumatizzati da stabilizzare temporaneamente in casi di fratture prima di sottoporsi ad altri interventi.

Durante il meeting è stata inoltre sottolineata l’importanza dell’integrazione tra sanità militare e sanità civile nella gestione delle maxi emergenze. “La traumatologia in cui è impegnata la sanità militare può avere caratteristiche comuni, in particolare nei teatri operativi, con la medicina dei disastri. Massa, ambiente, essenzialità sono caratteristiche specifiche degli interventi della sanità militare ma che si riscontrano anche in caso di disastri naturali o tecnologici”, ha spiegato il Brigadiere Generale Marco Liccardo, Direttore del Centro Studi e Ricerche in Sanità e Veterinaria di Roma.” In particolare, per massa si intende il numero di persone coinvolte, sia civili sia militari, come accaduto a Nassirya del 12 Novembre 2003. Con ambiente, invece, si intende sottolineare la diversità, sia in termini di sicurezza che di risorse, rispetto agli scenari del mondo occidentale; ed infine, con essenzialità la necessità, in linea con la filosofia del damage control, di effettuare interventi provvisori di stabilizzazione che permettano poi di prestare il trattamento definitivo delle persone coinvolte, in ambiente adeguato” ha argomentato Liccardo.

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