Le liti nel Pd e le sceneggiate di Ncd | Crocetta quater fondato sulle faide - Live Sicilia

Le liti nel Pd e le sceneggiate di Ncd | Crocetta quater fondato sulle faide

Fausto Raciti, Rosario Crocetta e Angelino Alfano

Da giorni la Sicilia non ha una giunta a causa delle tensioni tra i partiti e tra questi e il presidente. E l'esecutivo che verrà sarà composto da soggetti e forze politiche allo sbando, che non smettono di lanciarsi accuse e avvertimenti.

la crisi alla regione
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PALERMO – Il Pd si spacca tra renziani e “cuperliani”. Il Nuovo centrodestra danza goffamente sulla soglia della giunta. Gli uomini di Sicilia Futura accusano quelli di Sicilia democratica, i socialisti mandano ultimatum al governatore. Che nel frattempo ha trovato modo di litigare con Faraone, Baccei, gli ex del Megafono oltre a vari ed eventuali protagonisti di questo rimpasto. Sono questi i soggetti che daranno vita al nuovo governo, quello che dovrebbe basarsi sulle riforme che dovranno fare rinascere l’Isola che invece, prima ancora di nascere, pare fondarsi sulle faide. 

Guerre democratiche
Da dieci giorni ormai la Sicilia non ha un governo nel pieno dei suoi poteri. Azzerato prima “politicamente” poi pure formalmente da Crocetta che ha mandato tutti a casa e poi si è trasferito in Tunisia, a seguire con grande attenzione, seppur a distanza, le vicende gravissime che investivano una Regione senza un esecutivo in carica. Ma se le bizze di Crocetta, che annuncia la nuova giunta ormai da poco meno di un mese, certamente contribuiscono allo stallo, molto in questo senso sta facendo il suo partito, il Pd. Quello che lo stesso presidente lodò per aver scelto di evitare “soluzioni avventuriere” come le elezioni anticipate, scegliendo la via più “responsabile” di un lungo immobilismo. Dovuto a semplici, banali problemi di poltrone. Che travalicano quelle di Palazzo d’Orleans e si estendono fin dentro le sale delle Commissioni parlamentari e del Consiglio di presidenza dell’Ars. Davide Faraone vuole mantenere i suoi tre assessori (Contrafatto, Gucciardi e Baccei). Ma il responsabile dell’Economia non è ben visto da Crocetta che avrebbe persino chiesto, pur di scontentare il sottosegretario, di assegnare quell’assessorato a Giuseppe Lupo. Peccato che quest’ultimo abbia chiaramente detto no al coinvolgimento in prima persona in giunta e avrebbe a sua volta indicato un assessore a lui vicino, così da tenere per la sua area due poltrone pesanti. Un atteggiamento che avrebbe a loro volta infastidito gli altri due big che avevano deciso di “metterci la faccia”: Baldo Gucciardi e Antonello Cracolici che a questo punto si sono irrigiditi, rischiando di fermare tutto. I veti incrociati, gli incastri impossibili, le faide tutte interne e per nulla inedite dei democratici stanno rallentando la gestazione della nuova giunta.

La schizofrenia del Nuovo centrodestra
Giunta nella quale sarà presente il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Sotto mentite spoglie, ovviamente. Perché il partito è vicinissimo, a Roma come in Sicilia, alla polverizzazione. Ma l’imbarazzo di questi giorni è tangibile. E sta trasformando la forza politica del ministro dell’Interno in una macchietta. “Non si può restare solo un po’ incinta” ironizzano i deputati stessi di quel partito. Dove si sta cercando un equilibrio retorico, in certi momenti persino grottesco, per chiedere di entrare senza darlo a vedere. Perché una cosa è certa. Area popolare chiederà tre assessori. Uno in più dei due che attualmente sono riconducibili all’Udc. Un fatto che, insieme alla recente creazione dell’intergruppo con Ncd all’Ars e alla visita di Giuseppe Castiglione a Palazzo d’Orleans nei giorni delle consultazioni, basterebbe a dimostrare che il terzo assessore centrista altro non può essere che indicazione degli alfaniani. Che invece da Roma insistono con le smentite che non smentiscono granché. Perché nel frattempo Ncd ha già discusso sui nomi. Molto gettonato quello di Franco Vermiglio, docente universitario messinese, ma non si escludono indicazioni a sorpresa. “Non entriamo in giunta” però fanno sapere i deputati romani, mentre i colleghi siciliani, è il caso ad esempio del vicepresidente del gruppo parlamentare Enzo Fontana in occasione della leggina sui Forestali, parla come se rappresentasse già, appunto, una forza di governo. Certo, nel partito non tutti sono d’accordo. Anzi. Se molti deputati nazionali (ultimo l’intervento dell’agrigentino Nino Bosco) guardano con preoccupazione all’ingresso in una giunta di Crocetta, anche alcuni parlamentari di Sala d’Ercole, soprattutto quelli riferibili a Renato Schifani, ma anche qualche ex An, la pensano allo stesso modo. E puntano semmai a mettere le mani su altre poltrone, quelle dell’Ars. Tutti discorsi che sembrano prescindere dalle parole del leader: Angelino Alfano non tiene più nessuno. Nel Nuovo centrodestra, partito che non è più un partito, ognuno sembra fare di testa sua.

Le bizze del presidente
Ovviamente non mancano le complicazioni portate in dote da Crocetta. Al ritorno dalla Tunisia, infatti, dopo aver raccolto il resoconto delle faticosissime interlocuzioni portate avanti da Fausto Raciti, il presidente avrebbe tirato fuori ancora una volta il nome di Antonio Fiumefreddo. Una sfida, evidentemente, al Pd che da ormai un anno e mezzo dice di no alla nomina dell’avvocato catanese. Che dal canto suo, fa sapere tramite il giornale Sudpress, avrebbe gentilmente rifiutato l’invito di Crocetta, preferendo proseguire il proprio lavoro al vertice di Riscossione Sicilia. Una presa di posizione solo tattica? Di certo c’è che Crocetta già molte settimane fa aveva definito Fiumefreddo l’uomo-chiave della sua giunta che verrà. E per questo ha provato a far traslocare Mariella Lo Bello in quota Megafono, al fine di liberare una casella in giunta. Ma i deputati di quello che una volta fu il movimento del governatore hanno risposto: no grazie. Rischiando di dare il via alla nuova faida.

Le guerre tra i piccoli
Già, perché Crocetta sembra non aver gradito affatto le ultime prese di posizione dei parlamentari che una volta facevano parte di un gruppo che portava ancora nella sua denominazione il riferimento alla Lista Crocetta. Una cancellazione, quella al legame col governatore, che è molto più che un fatto formale. Quei deputati infatti hanno sposato ormai la causa del Partito socialista di Nencini. E non a caso, proprio a Roma, alla presenza del leader nazionale del garofano si sono incontrati. E dalla Capitale hanno lanciato un avvertimento: o possiamo scegliere un assessore, o non saremo più in maggioranza. E si tratterebbe di un caso certamente raro, quello di un movimento fondato dal governatore che passa all’opposizione dello stesso governatore. Liti, tensioni, faide dicevamo. Tutte per le poltrone. E soprattutto per l’unica che resterà dopo l’attribuzione delle deleghe agli uomini del Pd, di Area popolare, di Sicilia Futura e alla donna del presidente, cioè Mariella Lo Bello. A proposito di Sicilia futura, oltre alle bellicose intenzioni espresse in questi giorni (“Vogliamo due assessori o andiamo all’opposizione”) non sono mancate le bordate destinate a presunti alleati. Come quelli di Sicilia democratica, definiti da Totò Lentini, capogruppo spodestato, un “partito tarocco”. Non è mancata la risposta feroce di quei deputati che hanno invitato Lentini a farsene una ragione. Ecco, tutti questi soggetti faranno parte del governo che accompagnerà la Sicilia per i prossimi due anni. Quello della svolta definitiva, della pacificazione, delle riforme. Ma che, prima ancora di nascere, scopre già di essere fondato sulle bugie, sulle accuse e sulle faide.


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