D'Ambrogio, sequestrate le pompe funebri| Colpo al potere del nuovo boss - Live Sicilia

D’Ambrogio, sequestrate le pompe funebri| Colpo al potere del nuovo boss

È una delle iniziative più forti dal punto di vista simbolico nella lotta alla mafia degli ultimi anni. A D'Ambrogio, considerato il capomafia di Porta Nuova, strappati anche immobili per due milioni di euro. Nell'agenzia del rione Ballarò in tanti andavano a chiedere favori e autorizzazioni. L'ELENCO DEI BENI SEQUESTRATI - Il boss alla processione, VIDEO.

MAFIA - MISURE DI PREVENZIONE
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PALERMO – È una delle iniziative più forti dal punto di vista simbolico nella lotta alla mafia degli ultimi anni. Il sequestro delle pompe funebri di Alessandro D’Ambrogio, capomafia di Porta Nuova, è un colpo all’immagine della nuova Cosa nostra.

I finanzieri del Gico della Polizia Tributaria e i carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale mettono i sigilli a due agenzie funebri, tre immobili commerciali, un’abitazione ed una Mini Countryman. Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale presieduto da Silvana Saguto, è stato proposto dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Dario Scaletta.

Il boss di Porta Nuova non ha mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi, fatta eccezione per le cifre irrisorie guadagnate nel 2003 e nel 2004 lavorando in carcere. Carcere dove è tornato, dopo avere scontato una lunga condanna, nel luglio 2013 con l’accusa di essere diventato il capo mandamento di Porta Nuova. Un capo temuto e rispettato anche in altre zone della città. Addirittura secondo il neo pentito Vito Galatolo, D’Ambrogio era uno dei boss che avrebbe voluto uccidere il pubblico ministero Antonino Di Matteo.

I beni sequestrati valgono oltre due milioni di euro, ma è il valore simbolico che conta. E non è quantificabile. Gli affari delle onoranze funebri della famiglia D’Ambrogio sono andati a gonfie vele negli ultimi anni. Hanno sbaragliato la concorrenza. Secondo gli investigatori, dietro ci sarebbe il racket del caro estinto. Dal negozio dei D’Ambrogio proveniva la cassa da morto che ospitava il cadavere di Giuseppe Di Giacomo, crivellato di colpi per le strade della Zisa.

Questa, però, è un’altra storia. Oggi è il valore simbolo del sequestro che conta. Nei locali di via Ponticello, nel cuore del mercato Ballarò, si assisteva ad un pellegrinaggio quotidiano. Alla porta di D’Ambrogio bussava “la Palermo della mafia” come la definì il procuratore aggiunto Leonardo Agueci per sottolineare la differenza con la fetta di città “che si indigna”. A giudicare dalle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo in tanti riconoscevano l’autorità del boss, comprensivo e paziente. Dove c’è disagio sociale – culturale e oggi anche economico – il mafioso non ha mai smesso di essere un punto di riferimento.

Le carte dell’inchiesta erano e sono un pugno nello stomaco. Registrarono la questua del nuovo millennio. Sarebbe stato il capomafia a benedire o stroncare l’apertura di una nuova attività. Fosse essa lecita o illecita. Il contrabbandiere di sigarette o il fruttivendolo bussavano e chiedevano “una cortesia se era possibile… nella piazzetta dove c’è il tabacchino… io potrei mettere sigarette e giornali…. sigarette di contrabbando…”. E D’Ambrogio rispondeva: “… si metta qua che non disturba a nessuno… si metta qua con il tavolo e si guadagna il pane qua…”.

A lui si rivolgevano per i piccoli furti subiti. Un parcheggiatore abusivo aveva rubato uno scooter a Mondello. “Ora li mandiamo a chiamare, va bene”, lo tranquillizzava il boss di Porta Nuova. Anche la festa rionale passava sotto il suo controllo “Buonasera. Sono venuto a chiedere un posto. Possiamo montare domani sera qua”, gli chiedeva un tizio che voleva vendere lo sfincione per strada durante i festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine. E il capo prima dispensava la sua benedizione – “Si vada a guadagnare il pane” – e poi si metteva alla testa del corteo che portava in processione la statua per le strade del popolare rione come mostrava un video pubblicato da Livesicilia (GUARDA IL VIDEO DEL 2012).

Tutto avveniva alla luce del sole nei locali dell’agenzia funebre di via Ponticello che ora passa sotto il controllo dello Stato.


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