PALERMO – Daniele che sfondava la rete col suo sinistro alla Giggiriva. Daniele che, pure quando usciva dal campo di calcio, restava con l’odore pulito dell’erba attaccato addosso. Daniele che lavorava duro – nel gioco e nella vita – perché per lui l’importante era la maglietta sudata, qualunque fosse il risultato. Daniele che era grande e grosso, buono e coraggioso. Troppo coraggioso. E quella sera, quando ha incontrato la viltà delle bestie sul suo cammino, gli è andato addosso con tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo, incontrando la morte un istante dopo.
Daniele Discrede, commerciante e padre, è un nome nel libro nero dei delitti irrisolti di Palermo: diciannove mesi fa lo hanno ammazzato in via Roccazzo, nel corso di una rapina, davanti agli occhi della figlia più piccola. Lo sdegno del primo minuto – come sovente accade – si è addolcito in cordoglio, in commozione, poi si è come rimpicciolito e stinto in un tessuto opaco di memorie, col passare dei giorni. E nessuno ricorda più quella ferita aperta nel cuore di una città indifferente.
Oggi, i familiari e gli amici si sono presentati al Palazzo di giustizia di Palermo con uno striscione e con un mazzo di volantini. C’era scritto: “Sono passati diciannove mesi dall’uccisione di Daniele Discrede. Le indagini sono a un punto fermo, dal palazzo di giustizia non trapela nulla. Il pm Petrigni e il procuratore Lo Voi, per motivi istituzionali, non hanno voluto incontrare i familiari. Noi però non ci arrendiamo e manifestiamo perché vogliamo sapere la verità”. “Questo è il posto consacrato alla giustizia – commenta Vito, il fratello – il luogo adatto per chiedere una luce che squarci il buio di questo tempo di dolore”.
L’otto settembre scorso – in occasione dell’Immacolata – ancora Vito aveva scritto su facebook: “Chi manca? Dani….. In questo periodo era normale arrivare da mamma e sentire queste parole diventate oramai di circostanza. Il ritardo era sul tuo biglietto da visita. Oggi da mamma si mangia in orario, con puntualità sconosciuta, perfino papà degno tuo competitor si è adeguato…. Ci manchi Dani”.
E’ la breve e straziante cronaca di una storia familiare, di legami spezzati, di un mistero irrisolto che non è mai diventato il tormento della buona coscienza dei palermitani, nonostante le promesse di sdegno e commozione, pronunciate appena diciannove mesi fa. Questa città tutto ingoia e tutto sopporta: tutto scorre e va sulle sua pelle di squame. E ci sono un padre e una madre nell’ombra che aspettano il lumicino di una notizia. E c’è un fratello che lotta, con la sua famiglia e che ha pure scritto al Capo dello Stato, il palermitano Sergio Mattarella. E c’è una bambina che ha visto uccidere il padre: Daniele, grande, grosso e buono, che amava l’erba del campo e l’odore che ti lascia addosso, proprio come amava la vita.