Un Natale di lacrime senza Daniele | La madre: "Se qualcuno sa, parli" - Live Sicilia

Un Natale di lacrime senza Daniele | La madre: “Se qualcuno sa, parli”

I familiari di Daniele (ai lati, le sorelle, al centro il fratello, accanto al padre e alla madre)

Sono passati sei mesi dall'omicidio del commerciante palermitano Daniele Discrede. La madre rompe il silenzio, per chiedere la verità. E dice: "Vorrei incontrare i responsabili". Il servizio video (di Stefania Antinoro)

PALERMO- Dalla finestra di quella che fu la casa di Daniele Discrede, si può immaginare il campetto dove lui e suo fratello Vito giocavano a calcio da bambini e dove adesso c’è un parcheggio. Non era nemmeno un campetto da minimi sindacali dell’adolescenza, ma terra e cielo con un po’ d’erba, con un palo della luce per segnare una porta e due massi per delimitare l’altra. Mamma Angela guardava i figli giocare dalla veranda illuminata della cucina. Verso sera si sporgeva e li richiamava: “E’ tardi, salite a farvi la doccia”.

Sono passati gli anni, oggi la signora Angela conserva appena un filo di voce per sussurrare il suo appello: “ditemi la verità su mio figlio”, ai giornalisti ricevuti nel salone della dimora familiare in viale Michelangelo. Sono passati gli anni. Il ragazzo che giocava a pallone, è stato ammazzato davanti agli occhi della sua bambina più piccola. La sera del 24 maggio scorso Daniele Discrede è stato ucciso nel corso di una rapina in via Roccazzo, mentre usciva dal suo supermercato, “L’isola del risparmio”. Da allora gli inquirenti hanno lavorato duro, hanno circoscritto le ipotesi al colpo finito male, ma nulla si sa ancora circa l’identità degli assassini La signora Angela accoglie i cronisti, offre il caffè. Li ha convocati perché, dopo mesi di silenzio, ha deciso di parlare. Indossa un completo nero, con qualche scaglia argentata al collo. Ha gli occhi rossi. Accanto a lei, l’altro figlio, Vito e le sue sorelle, Maria e Rosalia. Dietro il divano del salone campeggia un poster con l’immagine di Daniele, sorridente e incravattato.

Primo tentativo al microfono: “Voglio giustizia. Daniele era la mia vita. Mi apriva la porta e diceva: ‘sono qua io’. Vado a trovarlo al cimitero. Perché non mi racconta chi è stato?”. La commozione spezza il fiato. Interviene Vito, con dolcezza: “Mamma, coraggio…”. La signora Angela si riprende: “Se qualcuno sa quello che è successo, se qualcuno conosce la verità, è arrivato il momento di raccontarla. Vi prego, vi scongiuro. Anche in forma anonima, anche con un sms, con una lettera. Ci sono due bambine, pensate alle due bambine. Ho finito”. C’è tempo per una tappa in camera da letto. Sul comò, una foto di Daniele col lumino acceso.

La famiglia Discrede – chi ha seguito la vicenda ha potuto verificarlo di persona – si è comportata, in questo tragico frangente, con una dignità esemplare. Non ha mai alzato la voce. Ha sempre reclamato la verità con toni cortesi e decisi. Ha incoraggiato gli investigatori. I familiari, il 25 novembre scorso, hanno inviato una lettera in Procura, diretta al magistrato che indaga. Si legge: “Quella maledetta sera, nostro figlio e nostro fratello ha perso la vita, non per un incidente stradale o una malattia terminale, ma per mano di vili ignoti che ancora oggi non hanno un volto. Il solo pensarci ci riporta a quella tragica notte dove abbiamo vissuto momenti che prima di allora, solo in un film, lontano da qualsiasi immaginabile realtà, avevamo visto… A sei mesi dall’accaduto è sempre più difficile restare insensibili alle domande della mamma di Daniele e di due bambine orfane loro malgrado. Cosa dire, cosa rispondere a una bambina alla quale un efferato omicida e i suoi complici non hanno risparmiato l’impietoso spettacolo della morte violenta del padre? Cosa rispondere quando nei singhiozzi chiede perché? Cosa dire a una madre che chiede perché, contro natura, lei è viva, mentre suo figlio non c’è? Questo fardello non può essere solo nostro. Non possiamo non chiedervi una risposta”.

I Discrede sono persone accoglienti. Dopo il caffè, offrono una fetta di panettone. Si sforzano di sorridere per fare sentire a loro agio le persone che affollano il salone di casa, con taccuini e telecamere. Vito osserva il panorama della finestra della cucina: “Io e Daniele giocavamo a calcio, laggiù”. C’era un campetto di fortuna. C’è un parcheggio che tremola nel sole della mattina. C’erano le parole serene di Angela: “Salite a farvi una doccia”. Gli anni sono passati. Le parole di una madre che vivrà il prossimo Natale senza suo figlio sono cambiate. Ora Angela dice “Vorrei la pace nel mio cuore. Vorrei incontrare le persone che hanno fatto questo e chiedere: perché? Perché mi avete tolto Daniele”.

IL SERVIZIO VIDEO (di Stefania Antinoro)


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