CATANIA – Nella doppia veste di dirigente dei Giovani democratici e di coordinatore del movimento “Io Cambio Catania”, che sostiene la candidatura a sindaco di Giuseppe Berretta, Daniele Sorelli dice la sua sulle polemiche che hanno interessato il Pd catanese. Getta acqua sul fuoco parlando di dialettica interna volta ad ampliare il percorso politico in vista delle amministrative, ma non risparmia qualche stoccata al senatore Bianco e ai suoi sostenitori.
Soddisfatto dell’ esito delle parlamentarie catanesi?
“ Sì, è un risultato incredibile se si considera il poco tempo a disposizione e il periodo di festività che poteva non giovare alla partecipazione. Invece, circa il settanta percento di chi ha votato alle primarie per il premier si è recato alle urne. Anche a Catania c’è stata una partecipazione altissima, i risultati dimostrano la voglia di discontinuità e rinnovamento. Mi sembra inoltre che la pattuglia che il partito democratico catanese spedisce alla Camera e al Senato sia più numerosa di quella delle scorse politiche. Tra le altre cose una pattuglia composta da persone che vengono da esperienza diverse e tutte importanti: questo è un valore aggiunto”.
Sei soddisfatto delle liste presentate dal Pd alla Camera e al Senato?
“Sì. Mi sembra che il Pd sia stato l’unico partito che di fatto ha utilizzato solo il dieci percento di nomine (che non sono passate dalle primarie). Questa è una grande dimostrazione di forza, maturità e voglia di confrontarsi con i propri elettori. Complessivamente la lista siciliana ospita grandi personalità: il segretario Bersani, Mineo e Nardelli. I risultati delle primarie sono stati fatti salvi. Non c’è nessuno escluso. Contestualmente gli innesti mi sembrano di grande qualità e in alcuni casi anche di grande proposta di rinnovamento generazionale. Penso a Fausto Raciti, segretario nazionale dei Giovani Democratici”.
Capitolo amministrative. Come vivi lo scontro interno? Bianco o Berretta? Quali gli esiti sugli equilibri interni del Pd?
“Devo dare due risposte diverse. Come coordinatore del movimento “Io cambio Catania” è evidente che la mobilitazione che in questi mesi abbiamo creato attorno alla figura di Giuseppe Berretta e alla squadra che con lui vuole prendere le redini di questa città è un fatto positivo. Non dobbiamo dimenticare che veniamo da esperienze di confronto nel centrosinistra e di candidature, penso agli ultimi quindi anni, in cui la sinistra in questa città è sempre uscita molto ridimensionata e minoritaria. Senza un grande dibattito interno. Il progetto di Giuseppe Berretta, invece, ha fatto un’irruzione fragorosa sulla scena. Da dirigente di partito, invece, penso che sia giusto che i contendenti siano già in campagna elettorale e che se questo dibattito si mantiene su un livello sano di scontro e sui temi centrali che riguardano i problemi della città è un arricchimento. Il percorso da seguire sono le primarie aperte a tutti con pochissimi vincoli di natura organizzativa ma che riescano a portare il dibattito sulla città dentro centrosinistra e il centrosinistra dentro il dibattito della città. Un po’ come è avvenuto in ambito nazionale. Le diverse proposte sui temi del centrosinistra, come il lavoro o le politiche a sostegno dei diritti individuali, hanno determinato il voto in favore di Renzi o Bersani. A Catania il percorso delle primarie dovranno farlo il partito e la coalizione, poi le idee dei candidati saranno il terreno di confronto su cui i cittadini saranno chiamati ad esprimersi”
Le polemiche di questi giorni non rischiano di indebolirvi e avvantaggiare un centro destra che si sta ricompattando (penso soprattutto in vista delle politiche)?
“A me sembra che il centrodestra catanese (a differenza nostra) sia molto legato ai destini romani. Penso a Musumeci che con “la Destra” a livello nazionale sta con il Pdl e contestualmente con Raffaele Lombardo. Le analisi evidentemente le fanno altrove. Loro sono lo specchio di qualcosa che accade altrove. Portano interessi di qualcun altro sulla città. Invece, noi viviamo un grande percorso di aggregazione e voglia di cambiamento. Sulla città, invece, mi sembra si stia aprendo un dibattito (magari con toni un po’ aspri e con soggetti che intervengono per interposta persona) che va oltre le beghe personali. Uno scontro sano su come si vuole amministrare questa città. C’è chi vuole riproporre esperienze precedenti e chi invece guarda al futuro e vuole proporre qualcosa di diverso”.
A me pare che finora si sia parlato poco di temi. La butto lì. Uno degli argomenti più ricorrenti riguarda ad esempio il così detto “paracadute” di Giuseppe Berretta, in altri termini un presunto contrasto tra la certezza del seggio alla Camera e la candidatura a sindaco?
“Mi ricordo che otto anni fa Enzo Bianco fu candidato sindaco di questa città dopo essere stato ripescato alla Camera attraverso una strana formula e da onorevole si candidò a guidare questa città. Chi avrebbe detto meglio Scapagnini che Bianco perché quest’ultimo è deputato? Nessuno, evidentemente. Ci sono due diversi piani di discussione. Uno riguarda l’impegno parlamentare per la propria città che Berretta ha dimostrato, prova ne è il riconoscimento ottenuto alle primarie. Poi vi è un altro tema: l’amore verso questa città. La cosa migliore per dimostrare questo amore è fare quello che Stancanelli non ha fatto: dimettendosi subito dopo l’elezione a sindaco. E Berretta su questo è stato molto chiaro”.
Lasciamo da parte Bianco e Berretta. Come valuti la candidatura di Maurizio Caserta?
“Un fatto positivo che nel mondo del centrosinistra ci siano più disponibilità. A lui rivolgo l’appello di trovare un terreno comune di confronto, le primarie, per condividere questi percorsi per il bene della città”.