"Ritoccati i dati sull'ospedale" |Il Comitato si rivolge alla Procura - Live Sicilia

“Ritoccati i dati sull’ospedale” |Il Comitato si rivolge alla Procura

Molti i punti oscuri evidenziati nell'esposto firmato dall'avvocato Goffredo D'Antona.

SS SALVATORE DI PATERNO'
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CATANIA –  La scelta di potenziare l’ospedale di Biancavilla, e non quello di Paternò, sarebbe stata fondata su dati ritoccati. Pesanti le denunce del Comitato Difendiamo il SS Salvatore illustrate in un esposte depositato alla Procura di Catania dall’avvocato Goffredo D’Antona e presentate oggi alla stampa durante un incontro alla parrocchia Spirito Santo. I reati ipotizzati sono di falso e abuso d’ufficio. E sullo sfondo sembra esserci una volontà politica a mettere i lucchetti all’ospedale di Paternò.

Ma andiamo per ordine. E partiamo dai numeri delle prestazioni sanitarie, che – da quanto si legge sull’esposto – sarebbero stati falsati, o almeno ritoccati. “I dati dell’ospedale di Paternò sono stranamente diminuiti da 29.795 a 26.065 e Biancavilla è passata da 26.523 a 26.273 sorpassando Paternò”. La differenza è saltata agli occhi dopo il 2013, quando durante un incontro con l’allora assessore Lucia Borsellino, che mentre leggeva i dati che le erano stati forniti palesò un’incongruenza rispetto a quelli che gli erano stati forniti dal Commissario straordinario dell’Asp di Catania. Le anomalie sono state anche oggetto di un’interpellanza parlamentare da parte della deputata Giulia Grillo del Movimento Cinque Stelle.

Le cifre erano state i pilastri della “bozza” della rimodulazione e rifunzionalizzazione della rete ospedaliera e territoriale firmata dalla Borsellino. E in questa “bozza” Paternò era nuovamente penalizzato: sopressa la Chirurgia, taglio dei posti letto in ortopedia (da 14 a 4), soppressa pediatria, ostetricia e ginecologia e dunque il punto nascita. Il reato di falso e legato all’abuso d’ufficio che ha provocato un danno ingiusto a terzi. A subire il danno sono stati i cittadini del comprensorio dell’ospedale di Paternò. Per l’avvocato D’antona hanno subito un “pregiudizio giuridicamente rilevante”: la chiusura dell’ospedale e la violazione del diritto alla salute.

Sono molti i punti oscuri della vicenda. Perchè ad un certo punto – nel 2010 – arriva un biancavillese a guidare l’Asp. Giuseppe Calaciura decide di cambiare quanto pianificato in un decreto assessoriale che prevedeva Paternò come “ospedale capofila e polo chirurgico del territorio”. Biancavilla doveva essere riconvertito in polo medico. Calaciura inverte il destino dei due ospedali. E questo nonostante i dati oggettivi che determinano la migliore efficenza del SS Salvatore rispetto alla struttura (vecchia piccola fatiscente, si legge nell’esposto) di Biancavilla.

Prima di quella data per la struttura ospedaliera vennero stanziati 10 milioni di euro per la ristrutturazione e la messa in sicurezza. Ad aprile del 2009 i lavori si bloccarono. A seguito di nuove valutazioni tecniche il progetto sarebbe diventato irrealizzabile. Lavori al palo e una comunità (quella paternese) danneggiata. Ma non sono finiti gli interrogativi mossi dal Comitato nell’esposto: dopo la tragica morte della piccola Nicole la Regione decide di chiudere i punti nascita di Paternò, Cefalù e Licata. Mentre a Licata e Cefalù sono ancora opertivi, “la chiusura del reparto di Paternò fu attuata, in modo arbitrario, – scrive l’avvocato D’antona nell’esposto alla Procura – dall’allora primario Giuseppe Bonaccorsi, prima ancora che fosse firmata una precisa disposizione da parte dei vertici dell’Asp. Bonaccorsi in quel momento dirigeva sia il reparto di ostetricia e ginecologica dell’ospedale di Biancavilla che quello di Paternò”. L’anno scorso poi, l’allora direttore generale Ida Grossi, aveva promesso di investire 600 mila euro per il Santissimo Salvatore. Altre promesse rimaste campate in aria.

 


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