Dda, risolti quattro omicidi di mafia | Il procuratore Salvi: "La Causa affidabile" - Live Sicilia

Dda, risolti quattro omicidi di mafia | Il procuratore Salvi: “La Causa affidabile”

Di Laura Distefano - Vasta operazione dei carabinieri, con il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Catania guidata dal procuratore Giovanni Salvi,  in esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare per altrettanti presunti appartenenti al clan “Santapaola – Ercolano”. Gli arresti scaturiscono dal riscontro delle dichiarazioni di Santo La Causa e altri collaboratori di giustizia.

OPERAZIONE "COSA NOSTRA"
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Un momento della conferenza stampa

Un momento della conferenza stampa

CATANIA – Svelati i nomi dei mandanti e dei sicari dei quattro delitti della storia mafiosa catanese. A chiudere il cerchio sulle indagini le dichiarazioni rese da Santo La Causa, collaboratore di giustizia dal 2012 e capomafia del Clan Santapaola Ercolano dal 2006 al 2009. Sette i nomi assicurati alla giustizia, uomini d’onore già in carcere per altri reati, tranne Maurizio Zuccaro, 52 anni che era ai domiciliari per motivi di salute ma ora è detenuto a Piazza Lanza in quanto la procura non ritiene che le sue condizioni siano veramente incompatibili con il regime di custodia cautelare in carcere . Gli altri destinatari dell’ordinanza firmata dal Gip di Catania dopo i riscontri investigativi condotti dai Carabinieri sono, Fabrizio Nizza, 38 anni, Carmelo Puglisi, 49 anni, Lorenzo Saitta, 38 anni, Mario Strano, 48 anni, Francesco Crisafulli, 50 anni. Il provvedimento è stato recapitato anche a Orazio Magrì, 42 anni, il latitante arrestato in Romania qualche settimana fa.

Pallottole che sono state sparate per mettere a tacere bocche o per punire chi aveva operato senza il consenso della capimafia. I moventi dei quattro omicidi – riferiscono i collaboratori di giustizia, tra cui anche Giuseppe Mirabile –  si muovono sul filone delle faide tra clan contrapposti ma anche della stessa cosca, c’è chi voleva fare carriera troppo in fretta. Come Salvatore Pappalardo ucciso in Via Palermo il 30 ottobre del 1999: Mario Strano è stato indicato come mandante, uno dei killer è invece Francesco Crisafulli. Dietro al delitto ci sarebbe la leadership del quartiere Monte Po: Pappalardo esce dal carcere, i fratelli Strano storici capi del rione sono in gattabuia, ma Di Fazio decide che Salvatore Pappalardo poteva diventare il reggente del territorio, tutto viene organizzato senza il beneplacito della cupola e allora i fratelli Strano ordinano l’esecuzione di Pappalardo. Doveva morire anche Di Fazio, ma tutto ciò non avviene. I due Strano e Crisafulli devono rispondere anche del tentato omicidio di Francesco Tropea l’uomo che guidava il mezzo dove era a bordo Pappalardo, quando fu crivellato di colpi.

Maurizio Zuccaro è invece ritenuto il mandante dell’omicidio di Vito Bonanno elemento di spicco del clan “Malpassotu”, crivellato di colpi di pistola davanti all’“Etna Bar” di San Giovanni Galermo Il 19 ottobre 1995. Del commando armato facevano parte lo stesso Santo La Causa e altri componenti del “gruppo” di Zuccaro. Bonanno fu punito perché faceva parte dei Malpassotu di Giuseppe Pulvirenti, che aveva la colpa di aver tradito la “famiglia”.

Saitta e Nizza sono invece indicati dai collaboratori di giustizia come i killer che hanno esploso i colpi contro Pietro Giuffrida il 22 agosto del 1999: l’omicidio avvene davanti una sala giochi di Via Santissima Trinità. Dietro il delitto una lotta interna alla cosca per il controllo dei prestiti di usura e il traffico di droga nella piazza San Cosimo.

Puglisi e Magrì sono accusati dell’omicidio di Franco Palermo. Il primo è indicato dagli inquirenti come il mandante, il secondo invece sarebbe uno degli esecutori materiali del delitto avvenuto il 27 settembre 2009. Una vendetta dietro l’agguato a Palermo, esponente di spicco dei “Cursoti”, che fu ammazzato davanti la sala “Bingo” di Via Caronda. I Santapaoliani erano convinti che fosse lui il killer di Giuseppe Vinciguerra, cugino di Orazio Magrì, ucciso il 7 aprile 2009.

Questi arresti oltre ad aver risolto quattro delitti eccellenti, hanno permesso di svelare la genesi e i vari equilibri che tra gli anni 90 e 2000 si sono evoluti all’interno di Cosa Nostra etnea. I collaboratori di giustizia stanno fornendo agli investigatori pezzetti importanti per ricompattare il mosaico. “Santo La Causa si sta rivelando – ha detto in conferenza stampa il procuratore Giovanni Salvi – un collaboratore molto preciso e affidabile, anche in sede dibattimentale fino a questo momento ha retto in maniera molto attenta. Ci saranno altri sviluppi sulle sue dichiarazioni, stiamo lavorando bene su cose significative”.

Tutti in galera i boss dei Santapaola, con la latitanza finita, infatti di Orazio Magrì le menti del clan Santapaola – Ercolano sono dietro le sbarre e allora è proprio su questo che secondo il procuratore Salvi si deve porre maggiore attenzione. “Bisogna impedire – ha detto – che i boss possano continuare a dare ordini dal carcere. Siamo in un momento in cui Cosa Nostra si sta riorganizzando ma non per questo bisogna abbassare la guardia”.

“Troppo presto – dice, invece, il Comandante dei Carabinieri Giuseppe La Gala – per capire chi diventerà il nuovo reggente di Cosa Nostra etnea. Stiamo lavorando per definire e comprendere i nuovi assetti, sicuramente la nostra azione ha messo un duro freno alle loro attività criminali”.

Reazioni – Addiopizzo Catania esprime vivo apprezzamento per l’operazione diretta dalla DDA etnea:  “Sono stati infatti ricostruiti quattro omicidi avvenuti a Catania tra il 1995 e il 2009 e questo dimostra che la giustizia fa sempre il suo corso grazie al lavoro incessante e puntuale degli inquirenti e, come in questo caso, anche grazie alle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia: ciò a riprova del fatto che il sistema di collaborazione, utilizzato con serietà e professionalità, dà sempre i suoi frutti di cui beneficiano in primis proprio i cittadini che hanno il diritto di conoscere la verità dei fatti e di riscontrare come, anche in questo caso,giustizia è fatta.

 

 

 


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