PALERMO – “Il dibattito all’Assemblea Regionale, per l’approvazione del Ddl “Disciplina in materia di risorse idriche” e la contrapposizione, tutta ideologica, tra acqua pubblica ed eventuale gestione privata di essa, rischia di fare passare in secondo piano molte anomalie di questo disegno di legge”. A scriverlo, in una nota, è il direttore dell’Ance Palermo Franco Artale. “Occorre premettere che il motivo per cui la Regione Siciliana rischia il commissariamento da parte dello Stato attiene, essenzialmente, al fatto che la nostra regione non ha ancora individuato i cosiddetti Egato, ovvero gli Enti di Gestione dei nuovi Ambiti Territoriali Ottimali, che dovranno sostituire i vecchi. E’ evidente che le regole della governance del Servizio Idrico Integrato sono molto importanti perché è da esse che passano gli investimenti presenti e futuri del settore idrico e, quindi, anche, le possibilità di lavoro per i professionisti e le imprese di costruzione, oltre che un buon servizio per tutti i cittadini. Quali saranno, però, questi nuovi Ambiti, il Ddl in discussione non lo dice. Dice solo (articolo 5) che devono essere “in numero non inferiore a cinque e non superiore a nove” e che entro 60 giorni saranno individuati dall’Assessore all’Energia “su proposta dell’Autorità di Bacino Unica Regionale”, sentito il parere dell’Anci e della IV Commissione dell’Ars. Ma il punto critico è che questa Autorità di Bacino, prevista nel Ddl, è un organismo elefantiaco costituito da un Comitato Istituzionale Permanente (art. 2 comma 3 a), composto dal Presidente della Regione e da otto Assessori Regionali su dodici (quasi l’intero Governo) oltre a tre rappresentanti dell’Anci e dai Presidenti degli Ambiti Territoriali Ottimali, ancora, ovviamente, da costituire e per questo sostituiti (art 7 comma 2) dagli attuali Commissari delle vecchie Ato (anch’essi nominati dal Governo)”.
“Come se non bastasse – continua Artale – braccio operativo di questo Comitato Istituzionale Permanente è la Commissione di Coordinamento e Pianificazione (art. 2 comma 3 c) composta da tutti i Dirigenti Regionali. Ora, a parte le commistioni (l’Anci fa parte dell’Autorità di Bacino e dà parere sulla proposte dell’Autorità di Bacino) e i potenziali conflitti di interesse (i Commissari degli attuali Ato, presenti nell’Autorità di Bacino, partecipano alla formazione delle nuove strutture che gli fanno perdere il posto), non era meglio che la nuova struttura del Servizio Idrico Integrato venisse decisa direttamente dal Parlamento Regionale? Oltre alla definizione dei nuovi Ato, il Ddl assegna all’Autorità di Bacino importanti compiti di pianificazione e controllo che, in caso di inadempienza, non permetterebbe l’esercizio di poteri sostitutivi, coincidendo essa stessa col Governo Regionale. Altro punto controverso sul quale non viene prestata sufficiente attenzione è quello che riguarda l’erogazione del “quantitativo minimo vitale” di cinquanta litri per persona al giorno, considerato dal Ddl quale “diritto umano”. Ora se si guarda bene il testo del Ddl, l’unico diritto previsto (art. 12 comma 2) è il “diritto alla morosità”, per cui chi non paga dovrebbe avere installato, nel suo contatore, un “apposito meccanismo limitatore dell’erogazione” che gli permette di avere comunque i famosi cinquanta litri; con il risultato paradossale per cui, mettiamo, una famiglia di due persone, magari non particolarmente sensibili all’igiene, che riesce a farsi bastare cento litri al giorno non pagherebbe nulla, mentre una famiglia, per esempio, di quattro persone, magari con bambini piccoli che non riesce a stare dentro i duecento litri al giorno dovrebbe pagare tutto quello che consuma (altrimenti gli mettono il limitatore). Non solo, ma con la sua tariffa dovrebbe pagare anche l’acqua di chi non paga nulla (art. 12 comma 3). Considerando, poi, che i limiti delle tariffe vengono fissati dall’Autorità per l’Energia, ci sono tutte le premesse per un ennesimo buco nel bilancio della Regione. Molti altri e numerosi sono i punti critici del Ddl, per cui forse sarebbe meglio approvare solo le Norme Transitorie (art. 7), che, tra l’altro sono le uniche che effettivamente entrerebbero in funzione da subito, rinviando tutto il resto ad una ulteriore serena riflessione dopo l’estate”.