PALERMO – La base, il disegno di legge che mira a garantire la trasparenza nell’ambito del rapporto fra la Regione e gli altri enti, in particolare della Formazione professionale, è pronta da quasi una settimana. Ma la fatica è portare in Aula un documento che possa essere condiviso. E’ quello che la Commissione Affari istituzionali all’Ars oggi ha tentato di fare. Alla fine, la commissione ha elaborato, su proposta del presidente Marco Forzese, un testo “anticorruzione” che introduce misure ancora più restrittive per deputati, assessori, dirigenti e consulenti della pubblica amministrazione regionale compresi gli enti vigilati e il settore sanitario. Entro domani alle 12 i deputati potranno presentare emendamenti, poi la commissione esiterà il documento. Poi il documento sarà approvato e portato in Aula, come aveva sollecitato più volte il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone.
E’ questo l’esito dei lavori della Prima Commissione, che, oggi sul tavolo, cui ha partecipato anche il presidente della Regione Rosario Crocetta, ha esaminato il cosiddetto disegno di legge “antiparentopoli”, dove vengono indicati chiaramente i gradi di parentela ritenuti incompatibili fra la carica di deputato regionale, componente della giunta di governo e chi ricopre ruoli dirigenziali negli enti. Ma non solo: il ddl indica anche le norme che riguardano le società che si occupano di appalti, concessioni di lavori o forniture di beni e servizi, salvo i casi di appalti con evidenza pubblica.
Il presidente della Commissione Marco Forzese ha sottolineato fin dall’inizio “l’utilità” del confronto di oggi con il presidente Crocetta e ribadito: “E’ evidente che la nuova norma sarà rigida rispetto a casistiche che finora consentivano a parenti ed affini dei parlamentari di avere affidamenti economici dall’amministrazione regionale”. Il ddl modifica, restringendolo, quello depositato a dicembre dal governo Crocetta. Ma rimane l’incognita del voto in Aula e del successivo esame da parte del commissario dello Stato.
“Il disegno di legge in esame – ha sottolineato però Alice Anselmo, componente della I Commissione – merita una riflessione attenta in riferimento all’articolo 51 del nostro testo costituzionale, che espressamente sancisce che ‘tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge’”.